Il turismo dell’olocausto

27 novembre 2007 - Fabio Pipinato

Bolzano ha recentemente bucato lo schermo dei media nazionali a causa del “turismo dell'Olocausto". Alcuni giovani naziskin residenti nel capoluogo altoatesino hanno raggiunto il campo di concentramento di Dachau per farsi fotografare a braccio teso mentre urlavano il famigerato "Sigh Heil!"
In realtà il grave fatto è stato commesso due anni fa ma la sentenza definitiva ed il patteggiamento con condanne dai 12 ai 30 mesi di carcere è recente ed ha giustamente causato l’indignazione più nazionale che locale.
Il problema sembra avere dimensioni affatto trascurabili e non riguarda solo la nostra Regione. In Austria, Germania e Svizzera dilaga la xenofobia. Molti fragili giovani di fronte alle paure, alle sfide poste dall’immigrazione e soprattutto al vuoto interiore ed esteriore rispondono d’impulso. Cercano certezze. Diventano branco. Invocano l’uomo forte di ieri e di oggi per fare piazza pulita dai mendicanti, dai diversi, dalle incontrollate orde d’immigrati senza chiedersi se effettivamente bastiamo a noi stessi, se la nostra economia ce la fa senza operai rumeni o il nostro welfare senza badanti ucraine.
Fortunatamente esiste non solo una politica che si ispira alle summa dei Storace, Calderoni o Caruso di turno che alimentano il vuoto e l’irriverenza ma anche una polis che sa rispondere con proposte culturali puntuali. Alcuni esempi. Il primo riguarda proprio i giovani scellerati. La “buona” politica li ha accompagnato in un percorso di riabilitazione che li porta, oggi, a condannare la grave goliardia al pari di quasi tutti i loro coetanei.
Secondo esempio. Mentre i media nazionali gridavano allo scandalo la Sala di rappresentanza della Regione Trentino Alto Adige per quasi tutto il mese di ottobre ha esposto una mostra sui Gulag dell’Ex Unione Sovietica ricordandoci non solo la profondità del male ma anche l’estensione orizzontale dello stesso che ha soggiogato per decenni l’Europa dell’est con gli stessi metodi brutali oggi in uso in Birmania. Nel visitare la mostra si sente la necessità di fare memoria soprattutto verso i giovani ed i meno giovani che non hanno avuto l’opportunità di conoscere, studiare, provare l’odio.
Terzo ed ultimo. La società civile non solo di Bolzano ma di tutta la Regione Trentino Alto Adige sta rispondendo con un evento inedito che sta avendo luogo sino al 26 ottobre a Castel Mareccio di Bolzano. La Fondazione Langer, Donne Nissà, Il Centro pace di Bolzano, Le formiche, Unimondo, l’UPAD, CSSEO e molte altre organizzazioni con l’aiuto della politica oggi tanto vituperata hanno tessuto da mesi una rete per immaginare assieme una “Libera Europa – Freies Europa”. Libera dai fantasmi del passato, certo, ma anche da quelli più recenti. Dal genocidio di Srebrenica che ha visto pochi anni fa non solo il massacro di migliaia di mussulmani bosniaci ma la vergognosa e codarda inerzia europea alla neo-guerra tra PKK e la candidata Turchia.
Di fronte al macismo che ha segnato i momenti più bui della storia del nostro continente s’alza la voce di un’ Europa al femminile. Durante la conferenza internazionale di venerdì 26 ottobre sera, infatti, vi saranno solo donne come la fotografa polacca Monika Bulaj, la rumena Floarea Virban accompagnata dalla bosniaca Radmila Zarkovic per concludere con Chiara Rabini che non mancherà di ricordarci come la cooperazione transfrontaliera sia ancora la risposta più naturale. La conferenza racchiuderà tutta la ricchezza di un’Europa diversa, mescolata, multipla aiutandoci la coabitazione, nel laboratorio altotesino, tra nuove minoranze e microcosmi cogliendo non solo le difficoltà nelle nuove relazioni ma anche le opportunità.
All’interno dell’antico maniero la cittadinanza potrà partecipare gratuitamente alla mostra fotografica Genti di Dio. Trattasi di uno straordinario viaggio nel sacro a contatto con territori nei quali convivono le grandi religioni. Il visitatore si troverà davanti ad ebrei che leggono il Corano, musulmane che pregano la Madonna ed altre immagini suggestive che sono di attualità ed importanza in questo particolare periodo storico. Piccole oasi di serenità e di pace come baluardi contro ogni tipo di fondamentalismo, certezza storica, purezza.
Saranno inoltre proiettati alcuni filmati come “Dopo Srebrenica” dell’Osservatorio sui Balcani. Affinché la nuova generazione, nata mentre nei vicini Balcani, si chiudevano i campi di concentramento, possa finalmente ridisegnare una Europa Libera con pennarelli indelebili.

per informazioni www.unimondo.org/wsa

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