Memoria, parole, colori

Si è conclusa la settimana dell’oratorio 2008 don Antonio Seghezzi in cui si fa memoria. Di tutti gli orrori cui abbiamo assistito. Perché non ripetano.
11 febbraio 2008 - Francesca

Memoria di cosa.
Memoria di Chi.
E a che serve fare memoria?

Memoria di cosa – il tempo passa, gli anniversari si inseguono e si sovrappongono. Dal 1938 all’attuale 2008 sono passati settant’anni. Ma raccontare cosa furono quegli anni e cosa è successo è ancora oggi molto difficile.
Il tempo passa, gli anniversari si inseguono e si sovrappongono. L’illusione che conoscere l’orrore serve a evitarlo non è vera. Basta ricordare la carneficina dei Balcani del 1991, l’annientamento dei Tutsi in Ruanda del 1994, i crimini commessi in Bosnia del 1995, la feroce repressione e la sparizione totale da tutti i media della situazione a Myanmar del 2007. E nel dicembre scorso, l’Italia quasi senza rendersene conto, è stata sul punto di varare un decreto di emergenza in materia di espulsione evidentemente rivolto ai cittadini romeni. Questo ci dimostra quanto sia facile andare vicini al non ritorno.
Il tempo passa, gli anniversari si inseguono e si sovrappongono.
Memoria di chi – di don Antonio Seghezzi gioioso testimone e ancora oggi valido messaggero della fedeltà al Vangelo, del senso e del Valore delle relazioni con l’altro e con Dio.
Memoria di Chi – di Colui che non risponde al male con il male, neppure per difendersi, chi lo percuote non è un nemico, ma un altro essere umano.
Il tempo passa, gli anniversari si inseguono e si sovrappongono. Il racconto di Elis proposto per il concorso ci ha raccontato ANCHE la gioia della primavera, la gioia della rinascita.
È gennaio, ma qui sono sbocciati i fiori.
È gennaio, ma qui c’è aria di festa.
È gennaio, ma qui il sole si fa vedere. È gennaio, e tu puoi danzare. Basta volerlo fare. Basta voler entrare nella danza e farne parte, entrare nel gioco ed “essere gioco”.
È gennaio, … eppure Elis ci racconta la sua gioia e il suo desiderio: VOGLIO trasformare questa città in un giardino.
È gennaio, … immagini di diapositive belle e terribili allo stesso tempo, raccontano bambini lacerati dalle guerre passate e presenti, che sognano comunque prati fioriti, colorati e profumati, I FIORI DELLA TEMPESTA. Le stesse immagini si alternano, si sovrappongono, si accompagnano, si sostengono dal suono a volte lieve, a volte impetuoso, a volte pauroso, a volte gioioso della banda e alle parole di un testimone coraggioso e fantasioso, oserei dire quasi… gioioso. Racconta la sua esperienza terribile e ci dice di essere contento, di essere felice, di sentire il nostro calore, la nostra vicinanza. Ci dice di non rendere male per male. Ci dice di fare il bene.
Il tempo passa, gli anniversari si inseguono e si sovrappongono.
A che serve fare memoria?. Si dice del Giorno della Memoria. “a che serve? Chi deve sapere sa, chi vuole dimenticare lo ha già fatto. E poi non è così importante avere una cerimonia in più.” Ma negli ultimi testimoni di questi periodi si trova sempre tanta dignità cresciuta attorno ad esperienze atroci, e si trova poco odio, niente rancore, capacità nonostante tutto di rinascita,…e allora è primavera.
Il tempo passa, gli avvenimenti si inseguono e si sovrappongono. A che serve fare memoria del 25 dicembre se non si vive nelle relazioni quotidiane la certezza gioiosa di una tomba vuota. La gioia non è una possibilità, è una grande responsabilità da vivere qui, ora, gennaio 2008.
È gennaio…ma è già primavera. A che serve fare memoria? Serve a credere che il cambiamento possa sbocciare anche dentro e oltre i disastri umani che ci avvolgono. Serve a ritrovare la gioia dello stare insieme. Serve ad essere una comunità di credenti che non si accontenta di essere “lucignolo fumigante” piuttosto che “cero pasquale”.
Il tempo passa, gli avvenimenti si inseguono e si sovrappongono. C’era un quaderno all’ingresso della mostra realizzata con i lavori partecipanti al concorso, serviva a raccogliere pensieri, parole, emozioni, di chi partecipando alle varie iniziative è entrato nella danza e si è messo in gioco ricavando innanzitutto per se stesso la gioiosa presenza della primavera. Ve lo regalo:
“Tanta fantasia, tanto impegno, tanta precisione, tanto ordine non può che essere SEGNO dell’infinita creatività di Dio che si manifesta nella semplicità di tutti questi splendidi soggetti.
A tutti voi che vi siete lasciati ispirare dalla sua Bellezza, dalla sua Bontà, dalla sua Tenerezza e Fiducia nell’uomo-malgrado la sua miseria, la nostra lode e il nostro grazie.
Alla domanda, allora, che nasce spontanea dal profondo dell’angoscia di tutte e per tutte le miserie e tutti gli orrori dell’umanità: “dov’eri, dove sei Dio?” risponde l’eco del coraggio, della fantasia, della pazienza e dell’amore di tutti questi tuoi figli, di tutti questi nostri fratelli, (descritti nelle vostre opere) che solo a Te hanno lasciato e lasciano il giudizio delle menti e dei cuori, mentre hanno affrontato e affrontano gli eventi con tutto il loro impegno, con tutto il loro essere abitato dal Tuo Amore. Lì Tu sei! Lì troverà risposta, senso e…perdono ogni uomo”.

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