Un impegno sempre attuale: educare alla pace
Il testo integrale del messaggio del Papa per la celebrazione della XXXVII Giornata Mondiale della Pace è reperibile sul sito di Pax Christi all'indirizzo:
http://italy.peacelink.org/paxchristi/articles/art_2631.html
RASSEGNA STAMPA
Papa ai Capi di Stato: Promuovete pace
Roma, 16 dic. ‘03 – Capi di Stato, giuristi, educatori e anche coloro che sono tentati dal terrorismo. Sono i primi destinatari del messaggio di Giovanni Paolo II. Il Vaticano ne ha reso noto il testo redatto per la 37/ma Giornata mondiale della pace che si celebra il primo gennaio. ‘A voi mi rivolgo, Capi delle Nazioni, che avete il dovere di promuovere la pace’. A tutti il Papa rivolge la richiesta di ascoltare il suo umile appello: ‘la pace resta possibile. E, se possibile, la pace è anche doverosa’.
ANSA, h. 14,19
M.O.: Papa, soluzioni basate non solo su giustizia ma su perdono
“Ho davanti agli occhi la crisi in Palestina”
Citta’ del Vaticano, 16 dic. ’03 - Il Papa ha ‘‘davanti agli occhi’’ il dramma israelo-palestinese. È quasi con l’angoscia di un impotente spettatore che Giovanni Paolo II ha nuovamente supplicato oggi israeliani e palestinesi di fare qualcosa di concreto per far uscire dallo stallo ‘‘la Palestina e il Medio Oriente’’. Nel messaggio per la Giornata mondiale per la pace, il primo gennaio 2004, Giovanni Paolo II cita in vari passaggi l’intera regione mediorientale ma e’ al termine del documento, parlando della necessità di integrare la giustizia con l’amore, poichè ‘‘da sola la giustizia non basta’’, che il Papa ricorda ‘‘la necessità del perdono per risolvere i problemi sia dei singoli che dei popoli’’.
Mbr/Gs/Adnkronos, h. 13,49
Papa: ‘‘Primato del diritto e riforma dell’ONU nella lotta al terrorismo’’
Città del Vaticano, 16 dic. ‘03 – Primato del diritto internazionale ed ineluttabile riforma dell’Onu, nella consapevolezza che nella lotta al terrorismo ‘‘il pur necessario ricorso alla forza’’ deve essere accompagnato ‘‘da una coraggiosa e lucida analisi’’ delle ragioni ultime degli attacchi terroristici. Sono i cardini del messaggio che Giovanni Paolo II affida al mondo per la Giornata mondiale della pace, il prossimo primo gennaio 2004, in un testo di 15 pagine presentato oggi in Vaticano tutto incentrato, come recita il titolo, su ‘‘Un impegno sempre attuale: educare alla pace’’.
Mentre volge al termine l’anno che ha visto la Santa Sede in prima linea con una campagna diplomatica vastissima e con rari precedenti contro la guerra degli Stati Uniti all’Iraq, il Papa che ha conosciuto e visto crollare i due totalitarismi del XX secolo, ribadisce che ‘‘la pace è possibile’’, per la Chiesa è anzi ‘‘doverosa’’. Una pace che non può esserci ‘‘senza perdono’’: ‘‘lo ripeto anche in questa circostanza, avendo davanti agli occhi in particolare – scrive lui stesso – la crisi che continua ad imperversare in Palestina e in Medio Oriente’’, con ‘‘i gravissimi problemi di cui da troppo tempo soffrono le popolazioni di quelle regioni’’. Per questo il Papa prende le mosse dal messaggio analogo lanciato 25 anni fa, per la Giornata del ‘79: ‘‘per giungere alla pace, educare alla pace’’.
Giovanni Paolo II constata che ‘‘l’umanità ha più che mai bisogno di ritrovare la strada della concordia, scossa com’è da egoismi e da odi, da sete di dominio e da desiderio di vendetta’’. Per questo ricorda il magistero di papa Montini, che istituì la giornata nel 1968, mentre si fa strada la tentazione di ‘‘cedere al fatalismo, quasi che la pace sia un ideale irraggiungibile’’.
Nella ‘‘educazione alla legalità’’, cuore del suo messaggio, egli sottolinea ‘‘con particolare urgenza la necessità di guidare gli individui e i popoli a rispettare l’ordine internazionale e ad osservare gli impegni assunti dalle Autorità’’ sulla base del principio che ‘pacta sunt servanda’: ‘‘gli accordi liberamente sottoscritti devono essere onorati’’.
‘‘Risulta opportuno -scrive- richiamare questa regola fondamentale, soprattutto nei momenti in cui si avverte la tentazione di fare appello al diritto della forza contro la forza del diritto’’. Dopo la Seconda guerra mondiale, con la sua ‘‘voragine di violenza, di distruzione e di morte’’, il mondo sancì con l’istituzione dell’Onu ‘‘il divieto del ricorso alla forza’’, fatte salve le due eccezioni del ‘‘diritto naturale alla legittima difesa’’, da esercitarsi ‘‘con i limiti della necessità e proporzionalità”, e del ‘‘sistema di sicurezza collettiva’’ la cui responsabilità è affidata al Consiglio di Sicurezza.’’
Gli Stati devono considerare come un preciso obbligo morale e politico, che richiede prudenza e determinazione’’, rimarca il Papa, il fatto che gli eventi successivi al dopoguerra, con la Guerra fredda, i nuovi conflitti e la piaga del terrorismo hanno posto il mondo di fronte alla necessità di ‘‘un grado superiore di ordinamento internazionale’’. Infatti, argomenta Wojtyla, la conflittualità con cui il mondo ha a che fare oggi, in particolare nel caso del terrorismo, avviene contro ‘‘enti non riconducibili ai tradizionali caratteri della statualità’’.
Tuttavia, rimarca, anche di fronte ai loro ‘‘massacri efferati’’, deve essere chiaro che ‘‘per essere vincente, la lotta contro il terrorismo non può esaurirsi soltanto in operazioni repressive e punitive. È essenziale che il ricorso alla forza sia accompagnato da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici’’. Inoltre è necessario un forte impegno ‘‘sul piano politico e pedagogico’’: ‘‘da un lato – sottolinea – rimuovendo le cause che stanno all’origine di situazioni di ingiustizia, dalle quali scaturiscono sovente le spinte agli atti più disperati e sanguinosi; dall’altra insistendo su un’educazione ispirata al rispetto per la vita umana in ogni circostanza’’.
Il diritto internazionale insomma ‘‘deve evitare che prevalga la legge del più forte’’. Il Papa rimarca che ‘‘nella doverosa lotta contro il terrorismo, il diritto internazionale e’ ora chiamato a elaborare strumenti giuridici dotati di efficienti meccanismi di prevenzione, di monitoraggio e di repressione dei reati’’. ‘‘I governi democratici – dice ancora – ben sanno che l’uso della forza contro i terroristi non può giustificare la rinuncia ai principi di uno stato di diritto. Sarebbero scelte politiche inaccettabili quelle che ricercassero il successo senza tener conto dei fondamentali diritti dell’uomo: il fine non giustifica mai i mezzi’’.
Servono appropriate sanzioni per i trasgressori del diritto, anche all’interno di quegli Stati dove governanti ‘‘violano impunemente i diritti dell’uomo celandosi dietro il pretesto inaccettabile che si tratterebbe di questioni interne al loro Stato’’. È necessario che la morale possa ‘‘fecondare il diritto’’. È necessario, conclude, che una pace fondata sulla giustizia sia anche basata sulla carità e sul perdono, come dimostra la perdurante crisi in Terra Santa.
Adnkronos, h. 13,39
Papa: Card. Martino, diritto internazionale resta centrale
CdV, 16 dic. ’03 – “Il Santo Padre ha voluto inquadrare il tema del diritto internazionale nel più ampio contesto della “educazione alla pace”. Con queste parole il card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha spiegato ai giornalisti il cambiamento del titolo del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, dal quale e’ stato espunto il riferimento esplicito al diritto internazionale come via per la pace.
“Il Consiglio Giustizia e Pace – ha rivelato il cardinale – prepara degli elementi per il testo, poi li offre al Papa e il Papa li cambia tutte le volte”. E dunque, quest’anno, “pur mantenendo una sostanziale attenzione tematica al diritto internazionale, che costituisce il cuore del Messaggio, il Santo Padre ha voluto sottolineare la specificità del contributo che la Chiesa può offrire, quello educativo e formativo”.
In questa maniera, secondo il card. Martino, “la riflessione sulle questioni inerenti al diritto internazionale vengono affrontate, sul piano contenutistico e metodologico, in una prospettiva più rispondente alla missione religiosa e morale della Chiesa”.
Il Messaggio di quest’anno, in definitiva, ha spiegato ancora Martino, rappresenta “una sintesi di dottrina sulla pace, che è quasi un sillabario su questo fondamentale argomento: un sillabario semplice da comprendere per chi ha l’ “animo ben disposto, ma al tempo stesso estremamente esigente per ogni persona sensibile alle sorti della umanità”.
E, in conseguenza di questa particolare caratteristica, ha concluso il presidente del dicastero vaticano, “nelle varie iniziative che saranno prese per un’appropriata celebrazione della Giornata della Pace di quest’anno, si dovrà avere un particolare riguardo a mettere in adeguato risalto il contributo di Giovanni Paolo II alla pace”, mentre da parte sua “il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace non mancherà di promuovere alcune iniziative e di fornire le opportune indicazioni alle Chiese locali”.
AGI, h. 12,55
Giornata della pace, il Papa critica gli Usa per l’Iraq
di Philip Pullella
CITTA’ DEL VATICANO, 16 dic. ‘03 – Papa Giovanni Paolo II ha dato uno schiaffo agli Stati Uniti e ai suoi alleati oggi per avere invaso l’Iraq senza l’approvazione dell’Onu, suggerendo che abbiano ceduto alla tentazione di usare il diritto della forza invece che la forza del diritto.
Nel suo messaggio per la giornata mondiale della Pace che si festeggia il primo gennaio 2004, emesso tre giorni dopo la cattura del leader iracheno Saddam Hussein, il Pontefice si è appellato anche alla democrazie che combattono il terrorismo per la difesa dei principi della legge internazionale e dei fondamentali diritti umani.
Nel messaggio, inviato ai leader delle nazioni e alle organizzazioni mondiali, il Santo Padre ha detto anche che l’Onu ha bisogno di essere riformato e che la comunità internazionale deve eliminare le ingiustizie sociali che possono alimentare il terrorismo.
Nel messaggio da 13 pagine ha fatto anche appello ai terroristi, dicendo loro che la violenza non solo è inaccettabile, ma compromette “la vera causa per cui stanno combattendo”.
Il messaggio, intitolato “Un impegno sempre attuale: educare alla pace”, è ampiamente dedicato al tema della legge internazionale e al suo ruolo nella risoluzione dei conflitti tra stati.
Senza menzionare nessun paese per nome, ha ricordato il diritto naturale alla legittima difesa, da esercitarsi con i criteri della necessità e della proporzionalità, nell’ambito delle Nazioni Unite e il sistema di sicurezza collettiva, “che assegna al Consiglio di sicurezza la competenza e la responsabilità in materia di mantenimento della pace, con potere di decisione e ampia discrezionalità”.
Il Papa ha detto inoltre che è necessario per gli stati evitare la “tentazione di appellarsi al diritto della forza invece che alla forza del diritto”.
Ha aggiunto di aver realizzato che la legge internazionale è fortemente sotto pressione oggi a causa della presenza di gruppi terroristici che potrebbero non considerare gli stati nel tradizionale senso della legge.
Reuters Italia, h. 12,11
Papa: Il terrorismo si vince con diritto internazionale preventivo (5)
Citta’ del Vaticano, 16 dic. ’03 – Le vicende storiche, aggiunge il Papa verso la conclusione del messaggio, ‘‘insegnano che l’edificazione della pace non può prescindere dal rispetto di un ordine etico e giuridico, secondo l’antico adagio: ‘‘Serva ordinem et ordo servabit te’’ (conserva l’ordine e l’ordine conservera’ te). Il diritto internazionale deve evitare che prevalga la legge del più forte. Suo scopo essenziale e’ di sostituire ‘‘alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto’’, prevedendo appropriate sanzioni per i trasgressori, nonché adeguate riparazioni per le vittime. Ciò deve valere anche per quei governanti i quali violano impunemente la dignità e i diritti dell’uomo, celandosi dietro il pretesto inaccettabile che si tratterebbe di questioni interne al loro Stato.
Rivolgendomi al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 13 Gennaio 1997, individuavo nel diritto internazionale uno strumento di prim’ordine per il perseguimento della pace: “Il diritto internazionale e’ stato per molto tempo un diritto della guerra e della pace. Credo che esso sia sempre più chiamato a diventare esclusivamente un diritto della pace, concepita in funzione della giustizia e della solidarietà. In questo contesto, la morale e’ chiamata a fecondare il diritto; essa può esercitare altresì una funzione di anticipo sul diritto, nella misura in cui gli indica la direzione del giusto e del bene”.
Rilevante è stato, nel corso dei secoli, il contributo dottrinale offerto dalla Chiesa, mediante la riflessione filosofica e teologica di numerosi pensatori cristiani, per orientare il diritto internazionale verso il bene comune dell’intera famiglia umana. In particolare, nella storia contemporanea i Papi non hanno esitato a sottolineare l’importanza del diritto internazionale quale garanzia di pace, nella convinzione che ‘‘un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace’’ (Gc 3,18). Su tale via è impegnata, mediante gli strumenti che le sono propri, la Chiesa, alla luce perenne del Vangelo e con l’ausilio indispensabile della preghiera’’.
E infine il ricordo che “per l’instaurazione della vera pace nel mondo, la giustizia deve trovare il suo completamento nella carità. Certo, il diritto è la prima strada da imboccare per giungere alla pace. Ed i popoli debbono essere educati al rispetto di tale diritto. Non si arriverà però al termine del cammino, se la giustizia non sarà integrata dall’amore. Giustizia e amore appaiono, a volte, come forze antagoniste. In verità, non sono che le due facce di una medesima realtà, due dimensioni dell’esistenza umana che devono vicendevolmente completarsi. È l’esperienza storica a confermarlo. Essa mostra come la giustizia non riesca spesso a liberarsi dal rancore, dall’odio e perfino dalla crudeltà. Da sola, la giustizia non basta. Può anzi arrivare a negare se stessa, se non si apre a quella forza più profonda che è l’amore”.
Asca, h. 12:08
Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: No alla “Legge del più forte”, Sì alla “Riforma dell’Onu e alla “forza” del diritto.
La “riforma” delle Nazioni Unite è “un preciso obbligo morale e politico”, se si vuole fare dell’Onu il “centro morale” delle nazioni del mondo e reagire alla “tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto”. È quanto scrive il Papa nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale della pace (http://www.agensir.it). “Il diritto internazionale deve evitare che prevalga la legge del più forte”, afferma il Santo Padre, denunciando le scelte di “quei governanti i quali violano impunemente la dignità e i diritti dell’uomo, celandosi dietro il pretesto inaccettabile che si tratterebbe di questioni interne al loro Stato”. “Fin dagli albori della civiltà – è il monito del Pontefice – i raggruppamenti umani ebbero cura di stabilire tra loro intese e patti che evitassero l’uso arbitrario della forza e consentissero il tentativo di una soluzione pacifica delle controversie”. Esistono, dunque “principi universali anteriori e superiori al diritto intero degli Stati”, e la cui “violazione” non può che “avviare una situazione di illegalità”, soprattutto “nei momenti in cui si avverte la tentazione di fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto”. Citando la “voragine” senza precedenti “di violenza, di distruzione e di morte” della seconda guerra mondiale, il Papa definisce ancora attuale quel “profondo rinnovamento giuridico internazionale” che ha dato vita all’Onu, il cui “cardine” sta nel “divieto del ricorso alla forza”.
Secondo Giovanni Paolo II, infatti, gli “ideali” dell’Onu sono oggi “largamente diffusi”: di qui l’auspicio di “una riforma”.
Sir, h. 12,05