L'ordinazione sacerdotale di Janice Sevre - Duszynska

25 novembre 2008

Il 9 agosto 2008 si è tenuta a Lexington nello stato del Kentucky, nel centro degli Stati Uniti, l’ordinazione sacerdotale di Janice Savre-Duszynska. L’omelia è stata tenuta dal sacerdote Roy Bourgeois, missionario di Maryknoll, noto per essere animatore da venticinque anni della lotta per la chiusura della “Scuola delle Americhe” a Columbus in Georgia, dove vengono addestrati i militari latinoamericani. Ecco il testo dell’omelia da lui ampiamente diffuso.

Quando anni fa incontrai Sevre nel movimento per la chiusura della “Scuola delle Americhe”, lei mi parlò del suo cammino di fede e del suo sentirsi chiamata ad essere ordinata sacerdote nella Chiesa Cattolica.
Quel giorno è arrivato. Noi siamo qui per condividere la gioia di Janice e per darle sostegno nella sua chiamata al sacerdozio.
Come sapete l’ordinazione sacerdotale delle donne è un tema controverso nella Chiesa Cattolica. Dieci anni fa scrissi dal carcere una lettera alla mia comunità di missionari di Maryknoll, dicendo le ragioni per le quali le donne dovrebbero essere ordinate . Fu pubblicata nel bollettino della Congregazione. Ecco quella lettera:
Settembre 1998, dalla prigione federale di Estill, in South Carolina.
In prigionei si ha un sacco di tempo per pensare e pregare. Ho così potuto pensare molto sul tema dell’ordinazione delle donne nella Chiesa Cattolica.
Anni fa, durante il servizio militare in Vietnam, sentii la chiamata al sacerdozio nella Congregazione dei Missionari di Maryknoll. Oggi ho amiche che dicono che Dio le sta chiamando al sacerdozio. Chi siamo noi da permetterci di giudicare la loro chiamata? Come persone di fede crediamo che la chiamata di una persona al ministero viene da Dio ed è qualcosa di sacro. Chi fra di noi ha diritto di interferire nella chiamata di Dio?
Nei miei 26 anni di ministero sacerdotale, mi sono convinto che sono necessariela saggezza,la sensibilità, l’esperienza, la compassione e il coraggio delle donne perchè la nostra chiesa sia sana e completa.
Il sessismo è un peccato. Tuttavia, come scrive Joan Chittister, il problema più che il sessismo è l’immagine di Dio che hanno coloro che si oppongono all’ordinazione delle donne. Come persone di fede noi crediamo che Dio sia onnipotente e sorgente di vita. Ebbene, quando si affronta il problema dell’ordinazione delle donne, sembra che coloro che vi si oppongono dicano che quello stesso Dio che è onnipotente e che ha creato i cieli e la terra, che può riportare i morti alla vita, non possa permettere ad una donna di essere prete. Improvvisamente noi uomini crediamo che Dio perde il suo potere quando le donne si accostano all’altare per celebrare la messa.
Io sono in prigione per aver protestato contro l’addestramento di militari latinoamericani nella “Scuola delle Americhe” gestita dall’esercito degli Stati Uniti. Questa scuola ha a che fare con uomini dell’America Latina che abusano del loro potere per condizionare la vita degli altri. Essi fanno soffrire la gente e sono visti come dei prepotenti. Anche nelle prigioni ci sono degli arroganti che incutono timore e che minacciano di punire coloro che parlano francamente.
Mi rattrista vedere che la gerarchia della nostra Chiesa abusa del suo potere e provoca tanta sofferenza alle donne proprio come i militari in America Latina e i carcarecareti che abusano del loro potere e condizionano gli altri.
L’ordinazione delle donne nella nostra Chiesa è un tema morale che non può essere differito. Un numero sempre crescente di persone di fede e di coscienza sente l’esigenza che si affronti responsabilmente questo tema. Mi farebbe molto piacere sapere come la pensano le mie consorelle ed i miei confratelli della comunità di Maryknoll.
Rispettosamente chiedo a loro di scrivervi e a voi di pubblicare i loro punti di vista”.

Ebbene, dopo 36 anni di ministero sacerdotale, devo dire che ora più che mai sono convinto che le donne dovrebbero essere ordinate prete nella Chiesa Cattolica.
La gerarchia dirà: “è tradizione della Chiesa che le donne non siano ordinate”. Sono cresciuto in una piccola città della Louisiana e spesso ho sentito dire: “è tradizione del sud che le scuole siano divise quelle per i bianchi da quelle per i neri”. Anche nella “tradizione” della nostra Chiesa Cattolica i negri dovevano sedere negli ultimi cinque banchi della chiesa. Nonostante tutti gli sforzi fatti per giustificarle, queste “segregazioni” erano pur sempre sbagliate e immorali. Diceva la pastora Nancy Taylor di Boston: “il pregiudizio nei paramenti liturgici è pur sempre pregiudizio”.
Possiamo rifarci alle Scritture e trovare numerosi passi che appoggiano l’ordinazione delle donne. Nella lettera di Paolo ai Romani (16,7) leggiamo che nella primitiva chiesa di Roma una donna di nome Giunia è chiamata da Paolo “apostolo che è stata imprigionata per la diffusione della fede”. Nella lettera di Paolo ai Galati (£,26-28) leggiamo: “E’ attraverso la fede in Gesù Cristo che siete figli e figlie di Dio…Non c’è più né maschio, né femmina. In Cristo Gesù siete tutti uno”. Nel Vangelo leggiamo che Gesù dopo la crocifissione scelse di apparire per primo a Maria Maddalena e ad altre donne e le incaricò di andare a portare la notizia della resurrezione agli uomini che pieni di paura si erano nascosti e avevano sprangato le porte della sala.
Janice era insegnante nelle scuole superiori ed è stata sempre molto impegnata nel movimento contro la Scuola delle Americhe. In una di queste azioni nonviolente fu arrestata e mandata in prigione per tre mesi. Janice e le oltre 250 persone di questo movimento che sono state arrestate sono chiamate “prigioniere/i di coscienza”
La coscienza è qualcosa di molto sacro. Essa ci fa sentire ciò che è giusto o sbagliato e ci spinge a fare ciò che è giusto. La coscienza spinse Franz Jaegestatter a rifiutarsi di entrare nell’esercito di Hitler. Proprio in questo giorno 9 agosto del 1943, questo semplice contadino fu ucciso per aver seguito la sua coscienza. Rosa Park fu spinta dalla sua coscienza a dire: “no, io non posso più sedere nella parte posteriore dell’autobus”. Ed è proprio la sua coscienza che spinge Janice Sevre-Duszynska e altre donne a dire: “no, non possiamo dire no alla chiamata al sacerdozio che ci viene da Dio”. Ed è ancora la nostra coscienza che ci spinge oggi ad essere qui, perché sappiamo che disertare quest’appuntamento sarebbe complicità con un’ingiustificabile discriminazione. Come potremmo alzare la voce contro l’ingiusta politica estera del nostro paese in America Latina e in Iraq se stessimo zitti di fronte all’ingiustizia della nostra chiesa, qui, a casa nostra?
Janice, tutti noi presenti oggi in questa chiesa e i tanti altri che non possono essere qui, ti sosteniamo e cammineremo in solidarietà con te nelle lotte per la pace, la giustizia, l’uguaglianza. Possa il nostro Dio di amore benedirti nel tuo ministero e nel tuo cammino di fede.

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