ULTIMA TESSERA

Sotto il velo la rabbia

Approvato in Afghanistan il nuovo codice di famiglia che priva le donne di libertà e dignità.
Giuliana Sgrena

Per le donne afghane non sembra esserci futuro: stuprate o lapidate.
Il 12 marzo a Kandahar, già roccaforte dei taleban nel sud dell’Afghanistan, è stata assassinata Sitara Achikzai. Eletta nel consiglio comunale di Kandahar, dove era impegnata soprattutto nella difesa dei diritti delle donne, è stata uccisa da due killer mentre tornava a casa dal lavoro, a piedi. I due killer erano a bordo di una moto, l’hanno avvicinata e hanno aperto il fuoco. Sitara aveva già ricevuto numerose minacce. Questo è solo l’ultimo caso conosciuto a livello internazionale, ma molte donne in Afghanistan muoiono, a volte si suicidano dandosi fuoco, e la loro morte viene liquidata come un incidente.
La violenza contro le donne non si è mai interrotta in Afghanistan nemmeno dopo la caduta dei taleban e non solo a Kandahar, dove il talebanismo è profondamente radicato, ma anche nel resto del Paese. Peraltro le donne avevano subito oppressione e violenze anche prima dell’arrivo degli studenti di teologia con i mujahidin che avevano combattuto la “guerra santa” contro gli occupanti sovietici. Un periodo, quello dell’occupazione, che alla fine molte donne avrebbero rimpianto per la libertà di cui godevano. A favore dei diritti delle donne si erano però già espressi molto prima dei sovietici due re afghani, Aminullah negli anni 20 e poi Zahir Shah.
Ora invece la situazione sta nuovamente peggiorando, dopo le speranze suscitate dalla caduta dei taleban, soprattutto è tornata a infuriare la violenza dopo l’approvazione da parte del parlamento afghano del codice sciita della famiglia che, tra l’altro, legalizza lo stupro in famiglia. E stabilisce che la donna possa uscire di casa o andare a lavorare solo con il permesso del marito.
Si tratta di misure che hanno poco da invidiare alla reclusione imposta dai taleban. Il presidente Hamid Karzai, considerato un “liberale”, in vista delle elezioni presidenziali di agosto è in cerca di consensi, dopo che la sua popolarità è andata scemando insieme all’appoggio internazionale. Se la comunità internazionale continuerà ad appoggiarlo sarà solo perché non ha trovato un sostituto di proprio gradimento. Così Karzai ha cercato appoggi all’interno nella comunità hazara, l’etnia che più è stata perseguitata in passato. Gli hazara sono l’unica comunità di osservanza sciita (circa il 10 per cento della popolazione) in un Paese a stragrande maggioranza sunnita.
Per procurarsi l’appoggio hazara, almeno della parte maschile, Karzai ha promosso l’approvazione in parlamento di un codice della famiglia sciita (la costituzione prevede una legge legata all’appartenenza religiosa) basato sulla sharia (legge coranica), in una interpretazione conservatrice, che impone forti restrizioni alle libertà della donna ma soprattutto obbliga la moglie a soddisfare i desideri sessuali del marito senza opporre resistenza, ovvero è stato legalizzato lo stupro.
Le donne afghane sono state oppresse per anni ma non sono più disposte ad accettare simili leggi e centinaia di loro sono scese in piazza per protestare contro il codice della famiglia sciita a Kabul ma di fronte, oltre ai poliziotti, si sono trovate decine di facinorosi integralisti che hanno tentato di colpirle a sassate. Se si ribellano allo stupro rischiano di essere lapidate.
Le proteste internazionali hanno indotto il presidente Hamid Karzai, che aveva già firmato la legge un po’ in sordina, a promettere una revisione del codice, ma i leader religiosi affermano che ogni ripensamento sarebbe inaccettabile.
L’Italia, impegnata in Afghanistan nella ricostruzione del sistema giudiziario, non può rimanere indifferente di fronte alle continue violenze contro le donne, legalizzate o impunite. Non solo. L’Italia annuncia un aumento delle proprie truppe in Afghanistan. Per fare che cosa? La presenza internazionale, dopo oltre otto anni, non ha raggiunto nessun obiettivo: i taleban possono colpire in oltre il 70 per cento del Paese (secondo studi occidentali), al Qaeda non è stata sconfitta e in Afghanistan non è possibile applicare il modello iracheno per eliminarla, e il talebanismo sta estendendosi.

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