PAROLA A RISCHIO

Nostalgie d’infanzia

I linguaggi schietti dei bambini vanni riscoperti come nota d’indignazione necessaria al tempo d’oggi.
Lidia Maggi e Angelo Reginato

Quando un bimbo non vuole mangiare un cibo, dice: “Che schifo”! E il genitore, di solito, si affretta a correggerlo: “Non si dice: ‘che schifo’; si dice: ‘non mi piace’”. Nel mondo semplificato dell’infanzia i giudizi sono categorici: una cosa o è buona o fa schifo. Crescendo, ci si accorge delle sfumature, dei distinguo; si apprende a specificare, a non generalizzare. Si apprende che le parole hanno una risonanza affettiva: possono ferire, intristire. Lo sguardo della mamma, che ha cucinato con amore per la sua creatura e che si sente dire: “che schifo”, è fin da subito eloquente. E così i cuccioli umani imparano presto il politically correct!
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