Il Dio della pace perdoni chi confida nelle armi e nelle guerre!

“Un frutto di giustizia per coloro che fanno opere di pace viene seminato nella pace” (Gc 3,18).
21 settembre 2009 - Pax Christi Italia

Oggi 21 settembre 2009, giorno del funerale delle vittime italiane di Kabul, è per noi un giorno di silenzio e di preghiera. La nostra partecipazione orante al dolore delle famiglie e degli amici dei giovani uccisi si accompagna alla meditazione di un testo dell'apostolo Giacomo (3,18) per il quale “un frutto di giustizia per coloro che fanno opere di pace viene seminato nella pace” e alla lettura del messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, indirizzato ai mussulmani per la fine del Ramadan, che invita i credenti a un lotta comune contro le ingiustizie e la povertà.
Oggi è il giorno delle Nazioni Unite dedicato al disarmo. Il miglior modo di onorare i morti, e tutte le vittime della violenza di qualunque segno, è quello di operare per evitare le tragedie, per superare una situazione di violenza che può durare decenni, per prevenire ulteriori lutti dannosi per il mondo intero. La violenza genera sempre violenza.
Nonostante una presenza militare di otto anni, la situazione afgana si è aggravata: la violenza e i morti aumentano, la democrazia è un simulacro, le donne vengono ancora schiavizzate, il traffico di eroina cresce, l’instabilità è cronica e diffusa.
Giorni fa abbiamo ricordato Teresa Sarti Strada, presidente di un’organizzazione attiva da tempo in Afghanistan, per la quale con il denaro speso per la nostra presenza militare in quel paese (tre milioni di euro al giorno) avremmo potuto costruire 600 ospedali e 10.000 scuole. Da poco è tornata una delegazione di Pax Christi International, composta da vescovi, sacerdoti e laici tedeschi, francesi, statunitensi e italiani, che ha attraversato il Medio Oriente per costruire reti di solidarietà e “ponti di pace”, secondo il motto di Giovanni Paolo II fatto proprio da una nostra campagna a favore della pace tra palestinesi e israeliani.
Dio che è pace perdoni chi confida nelle armi e nelle guerre. Solo la pace con mezzi di pace, cioè la nonviolenza attiva, tiene aperta la speranza che può essere risvegliata attivando le energie vitali presenti anche in ambienti ad alta conflittualità.
Per noi il necessario ritiro delle truppe dall’Afghanistan deve essere accompagnato da una seria riconversione civile della presenza militare che sostenga la società civile afgana e da una vera cooperazione internazionale, molto diversa da quella teorica affermata a Londra nel solenne incontro del 2006. In prospettiva anche l’Afghanistan può diventare teatro d’azione di “corpi civili di pace” per i quali in Italia non ci sono ancora progetti istituzionali efficaci.
E’ urgente promuovere una Conferenza internazionale per il disarmo e la denuclearizzazione del Medio Oriente e dell’Asia, oggi facilitata dall’annuncio statunitense di abbandonare lo scudo missilistico nell’Europa orientale, che riunisca i paesi come Afghanistan, Pakistan, Iran, Russia, Cina, India.
Riteniamo, infine, fondamentale programmare una robusta riconversione economica e sociale delle spese militari a favore sia dei giovani studenti abruzzesi, come abbiamo proposto al nostro Congresso di aprile 2009, sia dei giovani meridionali che spesso (come osserva Roberto Saviano, «la Repubblica», 18.09.09) si arruolano per non finire nell’esercito della camorra e delle altre mafie, che “partono da realtà devastate dai cartelli criminali” e che “hanno trovato la morte per mano di chi con quei cartelli criminali ci fa affari”, visto che l’eroina afgana sta inondando il mondo e finanzia la guerra ai talebani.
Tali realtà di morte gridano pace e giustizia al cospetto di Dio e delle nostre coscienze visto che anche in Italia grandi sono i problemi della disoccupazione e i drammi del degrado sociale (denunciati a livello mondiale da Benedetto XVI nella “Caritas in veritate”).
Profonde sono le ingiustizie tanto più orribili quanto più ci si accorge che, nonostante la crisi economica, crescono le esportazioni italiane di armi (mentre diminuisce la loro trasparenza) e che il nostro paese è diventato il secondo esportatore mondiale di armi leggere anche verso paesi in cui si verificano violazioni dei diritti umani (rapporto “Small arms survey 2009, cfr “Unimondo”).
Invitiamo le comunità cristiane a condividere domenica 28 settembre intensi momenti di preghiera e di meditazione della Parola di Dio.
Il Dio della pace, invocato da Barak Obama al Cairo in giugno, e Cristo risorto annunciato da Benedetto XVI nella valle di Josafat presso Gerusalemme in maggio guidino i nostri passi sulla strada della giustizia, della verità, della libertà e dell’amore, i “quattro pilastri della pace” che Giovanni XXIII tanti anni fa, in un periodo di aspri conflitti, proponeva nella sua “Pacem in terris” a tutti gli uomini amati dall’unico Signore.

21 settembre 2009
Pax Christi Italia

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