Solidarietà con il popolo dell'Iraq

Dichiarazione della delegazione di Pax Christi International in Iraq
17 settembre 2009 - Pax Christi International

Una delegazione di Pax Christi ha visitato l’Iraq con il la calorosa accoglienza del Patriarca Cardinale Emanuel Delly, di mons. Rabban Al-Kass, Vescovo caldeo di Amadya-Shamkan ed Erbil, di mons. Louis Sako, Vescovo caldeo di Kirkuk, di mons. Georges Casmoussa, Vescovo Syriaco di Mosul e Qaraqosh, di Padre Nageeb Mikhail, op, del Seminario caldeo a Erbil e di molti altri leader religiosi e rappresentanti dei gruppi della società civile del nord Iraq.

La delegazione era composta da: Marie Dennis, Co-presidente Internazionale di Pax Christi , mons. vescovo Thomas Gumbleton - Pax Christi USA, Christine Hoffmann – Segretario Generale di Pax Christi Germania, Wiltrud Roesch-Metzler - portavoce della Commissione di Pax Christi Germania per il Medio Oriente, don Renato Sacco – Pax Christi Italia, mons. vescovo Marc Stenger, Presidente di Pax Christi Francia e Katrien Hertog – della segreteria di Pax Christi Internazionale di Bruxelles.
Si sono recati nelle province di Kirkuk, Mosul, Erbil e Dohuk dal 10 al 17 settembre 2009. Non è stato possibile realizzare la visita programmata a Baghdad.

La situazione per il popolo iracheno è molto incerta e si prevede un aumento delle violenze nel periodo che ci separa dalle elezioni del gennaio 2010. Da una parte ci sono forze che aggravano le divisioni a sfondo etnico e religioso e dall’altra ci sono coloro che promuovono il dialogo, la comprensione, la riconciliazione e la nonviolenza.

La delegazione ha incontrato molti ottimi esempi di lavoro per la pace. Gli sforzi straordinari di molti leaders religiosi della città petrolifera di Kirkuk hanno consentito loro di visitare moschee sunnite e sciite e di interagire con leader islamici. In Dohuk sono venuti a conoscenza del programma di Scuola Internazionale interreligiosa mista del Vescovo Rabban, che riunisce islamici, cristiani, yezidi e turkmeni e offre una base di valori umani e un’introduzione ai diritti umani. Hanno appreso dalle sorelle dominicane di Mosul il loro impegno nell’educazione alla pace alle scuole elementari e hanno incontrato professionisti sanitari appassionati, che prestano servizi indistintamente a musulmani e cristiani. A Erbil la delegazione ha incontrato il gruppo iracheno non-violento LaOnf, un’organizzazione non governativa irachena che promuove una rete nella nonviolenza.

L’impegno dell’organizzazione Pax Christi nell’ambito della riconciliazione e della non-violenza ha reso questo ed altri sforzi analoghi particolarmente interessanti per la delegazione, che ha anche sperimentato enormi tensioni nel paese. Ci sono stati due gravi incidenti dinamitardi nel corso del loro soggiorno e hanno percepito molta paura di rapimenti tra la gente che hanno visitato.

Nell’area che la delegazione ha potuto visitare, il livello di sicurezza nelle province curde nel nord del paese è decisamente migliore di quello delle cosiddette province contese, di Mosul e Kirkuk. Ma anche nelle province curde manca un senso di sicurezza fisica ed economica stabile e i rappresentati ONU parlano di violazioni dei diritti umani, in particolare contro prigionieri politici e donne. Nella stessa zona ci sono 100.000 rifugiati e sfollati.

Cristiani e altri gruppi minoritari continuano a sentirsi minacciati in Iraq e a lasciare il paese. Questo fatto rappresenta una grave preoccupazione per molte delle persone incontrate dalla delegazione, che ritengono che la riconciliazione sia la via da percorrere e che per l’Iraq la perdita della comunità cristiana, che si stabilì li nel secondo secolo, rappresenterebbe una grande tragedia. Allo stesso tempo, alla delegazione è stato detto che il conflitto è politico e non religioso, con violenze che scaturiscono da equilibri di potere. I gruppi di minoranza si trovano a dover scegliere tra l’unirsi alla lotta per il potere, restare neutrali o lavorare per una società in cui ognuno possa avere uno spazio.

Infine, hanno sentito molte persone parlare della distruzione delle infrastrutture nel corso della prima Guerra del Golfo che non sono ancora state riparate e dell’impatto ancora persistente delle dure sanzioni, che hanno penalizzato la gente comune. E’ stato detto loro che l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003 ha distrutto la sicurezza e ha creato molti nuovi problemi per la gente irachena. La delegazione è d’accordo con la rete irachena nonviolenta che “ rifiuta l’occupazione e la guerra come metodo per costruire la democrazia e per instaurare la legge, quando viene presentata come unica opzione possibile”.

Pax Christi International è estremamente riconoscente ai Vescovi, alle comunità cristiane e alla società civile della regione per il caloroso benvenuto e per l’eccellente ospitalità, e rimane impegnata rispetto all’obiettivo originario di questa importante delegazione di Pax Christi in Iraq: esprimere solidarietà alla popolazione irachena, acquistare una miglior comprensione della complessa realtà irachena, proporre azioni concrete a supporto degli sforzi incessanti della gente irachena per arrivare alla pace e alla riconciliazione nel proprio paese, sulla base di quanto visto e ascoltato.

Pax Christi International:
- Informerà la comunità internazionale sulla situazione in Iraq e delle sue minoranze, oltre che sul lavoro di pace e riconciliazione della Chiesa irachena, incluse le testimonianze dei martiri, il Vescovo Paulos Faraj Rahho, Padre Rajeed, Paulos e altri;
- Costruirà collaborazioni tra i membri delle organizzazioni di Pax Christi e i gruppi in Iraq;
- Esplorerà la possibilità di condividere con istituzioni interessate e con le comunità in Iraq le conoscenze e risorse sulla non-violenza attiva, la risoluzione dei conflitti, il peace building (costruzione della pace) e le risposte alla radicalizzazione violenta;
- Promuoverà la comprensione interreligiosa nei nostri paesi, se possibile invitando leader sunniti, sciiti e cristiani dell’Iraq;
- Solleciterà i propri governi a supportare gli sforzi di ricostruzione in Iraq.

Sproniamo le nostre chiese a:
- Rafforzare il ruolo della chiesa come costruttrice di ponti;
- Inviare in Iraq delegazioni ufficiali delle conferenze episcopali di altri paesi per comprendere meglio la realtà;
- Promuovere la riconciliazione tra le varie chiese cristiane irachene;
- Supportare il lavoro di pace e di riconciliazione in Iraq;
- Prevenire e contrastare la crescita dell’estremismo cristiano;

Esortiamo la comunità internazionale a:
- Supportare la ricostruzione dell’Iraq;
- Investigare e perseguire i crimini di guerra passati e presenti e le violazioni dei diritti umani di ogni parte;
- Ricostruire la fiducia nella comunità internazionale e ripristinare il diritto internazionale;
- Lavorare in maniera collaborativa allo sviluppo di un sistema di sicurezza regionale e alla cooperazione in Medio Oriente.


Bruxelles, 17 settembre 2009

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