Giù le mani dall’acqua
“Venite all’acqua, voi che non avete denaro”(Isaia 55,1).
Non avrei mai immaginato che il Paese di Francesco d’Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua! Pochi giorni fa abbiamo avuto l’ultimo tassello che porterà necessariamente alla privatizzazione dell’acqua. Il Consiglio dei Ministri, infatti, ha approvato (il 9/09/2009) alcune “Modifiche” all’articolo 23 bis della legge 133/2008.
Una prima parte di queste modifiche riguardano gli affidamenti dei servizi pubblici locali, come gas, trasporti pubblici e rifiuti. La via ordinarie di gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica è l’affidamento degli stessi, attraverso gara, a società miste, il cui socio privato deve possedere non meno del 40%. In poche parole, è la fine delle gestioni attraverso SpA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SpA quotate in borsa.
Questo decreto è frutto dell’accordo tra il ministro degli Affari Regionali Fitto e il ministro Calderoli. E questo grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno.
È la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune? È la vittoria della politica delle privatizzazioni.
Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!).
Siamo alla mercificazione della politica, anni luce lontani dalla dichiarazione di papa Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate dove egli afferma che l’acqua è un diritto fondamentale umano. “Il diritto all’alimentazione così come all’acqua, rivestono un ruolo importante per il perseguimento di altri diritti, a iniziare dal diritto primario alla vita”, scrive il Papa.
La gestione dell’acqua, invece, per il nostro governo, è assimilabile a quella dei rifiuti! Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari. È la morte della politica!
Per cui chiedo a tutti di:
– protestare contro questa decisione del governo tramite interlocuzioni con i parlamentari, invio di e-mail ai vari ministeri…
– chiedere ai parlamentari che venga discussa in Parlamento la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’ nella Commissione Ambiente della Camera;
– chiedere con insistenza alle forze politiche di opposizione che dicano la loro posizione sulla gestione dell’acqua e su queste Modifiche alla 23 bis;
– premere a livello locale perché si convochino consigli comunali monotematici per dichiarare l’acqua bene comune e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”;
– e infine premere sui consigli comunali perché facciano la scelta dell’Azienda Pubblica Speciale a totale capitale pubblico.
E chiedo a tutte le comunità cristiane che si impegnino a far sì che :
– il tema dell’acqua entri come parte integrante nella catechesi dei bambini e degli adulti, nelle omelie dei sacerdoti;
– i gruppi parrocchiali contribuiscano sempre più a far crescere il movimento a favore della gestione pubblica dell’acqua ;
– la CEI, sulla scia dell’enciclica Caritas in veritate, proclami l’acqua come diritto fondamentale umano.
Sarà solo partendo dal basso che salveremo l’acqua come bene comune, come diritto fondamentale umano e salveremo così anche la nostra democrazia.
È in ballo la Vita perché l’Acqua è Vita.