Antimafia allo stato puro
“Noi sottoscritti cittadini e cittadine, uomini e donne di ogni età, ci assumiamo la responsabilità di: affermare nella nostra vita quotidiana i valori della pace, della solidarietà, dei diritti umani, della legalità democratica e della convivenza civile, contro ogni forma di violenza, d’illegalità, di negazione della dignità della persona; promuovere e partecipare a tutte le iniziative, i progetti, le attività necessarie per liberare il mondo dalle mafie; fare vivere la memoria delle vittime di mafia come testimonianza di un mondo giusto, consapevole, coraggioso e responsabile”.
Un giuramento solenne che tanti e tante hanno assunto, approvando il Manifesto degli Stati Generali dell’antimafia. Non c’è retorica e non è vaga dichiarazione di principio.
Se si continua la lettura, si scopre che sui temi cruciali dei crimini ambientali, dell’informazione, dei grandi traffici internazionali, della politica e dell’economia si arriva a denunciare gravi responsabilità e ritardi ma nel contempo si avanzano proposte molto concrete in grado di far avanzare il positivo di atteggiamenti nuovi, legislazioni più efficaci e scelte coerenti.
Il mondo variopinto delle associazioni e delle scuole (solo per citare alcune presenze) ritiene che sia ormai urgente approvare “un testo unico della legislazione antimafia” e di “istituire un’agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie”.
Le istituzioni sono vincolate a una risposta nei fatti. Si richiede di rivedere con maggiore rigore la legislazione in tema di voto di scambio per recidere quel filo che unisce mafia e politica e di istituire un’authorithy in tema di riciclaggio del denaro sporco.
Le tantissime persone impegnate da tempo e con determinazione nella diffusione della cultura della legalità democratica e dei diritti, ha una consapevolezza nuova e profonda del cammino che l’Italia, l’Europa e il mondo devono compiere per riscattarsi dal giogo delle mafie.
Se si ritarda nell’approvazione di certi provvedimenti legislativi e se non si promuovono politiche trasparenti in questa direzione è segno che non c’è una volontà ferma di dire no alle mafie e al loro controllo del territorio.
Tutto questo ha a che fare con la pace e, anzi, ne costituisce elemento essenziale.
Non c’è pace senza una liberazione autentica, integrale, profonda dagli ostacoli e dai condizionamenti anche violenti della vita delle persone e dei contesti in cui vivono.
Il Concilio Vaticano II non ha smesso di provocarci ricordandoci che “la pace non è assenza di guerra(…) ma opera di giustizia”. Ancora oggi la mafia porta la guerra in troppe case e ci sottrae la giustizia di cui siamo assetati. Quella dei diritti umani, quella uguale per tutti, quella che persegue efficacemente i responsabili.
Concludendo i tre giorni di lavori don Luigi Ciotti ha citato un verso di Davide Maria Turoldo: “Lo Spirito è il vento che non lascia dormire la polvere”.
Si è accumulata molta polvere nelle nostre coscienze tanto individuali che collettive e abbiamo necessità di tornare a intrecciare esperienze, idee, competenze per poter affermare il vero, il bello, il giusto che ogni mafia del mondo vede come nemici acerrimi.
E se è vero che si combatte il crimine con le indagini e con il carcere, è vero pure che seminare bellezza, passione per la giustizia e amore per la vita senza dimenticare il quotidiano impegno responsabile della denuncia e della costruzione di legalità… è antimafia allo stato puro.