Uomo alla finestra

22 ottobre 2009 - Don Maurizio Mazzetto

Sono le sei della sera. Ormai la luce cala di intensità, e, fra poco, si accenderanno le luci delle case, dei palazzi, della piazza.
Appoggiamo a terra una grande scritta: “DIGIUNO PER LA PACE”; e, a terra e addosso, nel corpo, delle bandiere della Pace. Quindi ci disponiamo in cerchio, leggiamo un breve testo, iniziamo l'ora di silenzio.

La mente è calma: cerca il raccoglimento (nella distrazione dei giorni), vuole l'unione della vita (sempre caotica e frammentata), intende ritrovare energie (dissipate e disperse in tanti eventi). Mentre il vagare dello sguardo non la disturba. Anzi. La aiuta in questo lavoro di unificazione e di pacificazione: anche gli occhi cercano l'armonia, perduta. Ne hanno bisogno. Se no, si spengono. Cercano la luce, pure nel buio del momento che attraversiamo...
Gli occhi - vigili, pronti a cogliere ogni segnale di “luce” - incrociano la gente, che passeggia con i cagnolini, tanto amati (anche da me). Poi si dirige in alto. Cerca ovunque. E trova ... delle statue. Degli uomini e donne, muti. Anche loro, come noi. Ma mi “parlano”, ci “parlano”, se li vogliamo ascoltare. Non è per questo motivo che l'autore, tanto tempo fa, li ha scolpiti?
In effetti, sopra il frontone della facciata della Chiesa di San Vincenzo (patrono della città per la quale facciamo tutto questo), un timpano sostiene cinque statue di santi: San Vincenzo, al centro, è affiancato dai Santi Leonzio e Carpoforo, e, più all'esterno, dai Santi Felice e Fortunato. Tutti tengono palme nelle mani. Sono martiri, tutti legati, per motivi diversi, a questa città. “Martiri”! Cioè “testimoni” (dal greco). Con il sangue (loro, non quello degli altri...) hanno segnato una storia, ed ora, “parlano” ancora, appunto. Ci parlano. Qualcuno (il potere) li ha incarcerati, e decapitati, in genere: li ha uccisi. Ma loro, a chi li guarda, “dicono” ancora la direzione da tenere. Una Chiesa “martiriale”, libera dal potere e dai connubi con esso, franca, decisa, schierata (dalla parte dei poveri e dei miti delle Beatitudini). Una Chiesa – l'unica Chiesa - di Cristo, “il testimone fedele”.

Osservo e noto. Nel cuore, prima che nella mente. Mentre guardo intorno, alla finestra della Loggia Bernarda, dove si sta svolgendo il Consiglio Comunale, si affaccia e si ferma sul balcome un consigliere (che riconosco): si prende una boccata d'aria, o, meglio, si fuma una sigaretta. Così si accorge che ci siamo. Seppur silenziosi – come le statue – qualcosa “diciamo”, anche a lui. Non è una statua.
L' “Ora” è passata. Le gambe hanno bisogno di muoversi:... non siamo delle statue.
Prima di scioglierci, leggiamo un testo: “A Kotzk non si piangeva. Anche nel maggior patimento, non si piangeva. 'Il silenzio' diceva Kotzker 'è il pianto più forte del mondo' ”.
È una frase tratta da un volume di Abraham J. Heschel, che fa riferimento agli ebrei e ai loro ghetti (... anche qui vicino ce n'era uno, nel '400; non a caso, è qui vicino, ... proprio nel complesso che ingloba la Chiesa di San Vincenzo, il “Monte di Pietà” o “Banco dei pegni”, che sostituì il sistema di prestito gestito dagli ebrei; poi, loro sono stati cacciati via).
In silenzio abbiamo “pianto”. Qualcuno ha sentito?

Vicenza, 22 ottobre 2009

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