La lobby italiana del MUOStro USA di Niscemi
Alt dell’amministrazione comunale di Niscemi all’installazione del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare MUOS della Marina militare USA all’interno della riserva naturale “Sughereta”. Con provvedimento firmato dal Capo ripartizione all’urbanistica, indirizzato all’US Naval Air Station di Sigonella, al Dipartimento dell’US Navy di Napoli-Capodichino, all’Assessorato regionale territorio ed ambiente, all’Azienda regionale foreste demaniali, all’Arpa Sicilia ed alla Sovrintendenza ai beni culturali ed ambientali di Caltanissetta, è stato disposto l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione ambientale rilasciata il 9 settembre del 2008 per la costruzione del potente impianto a microonde in contrada Ulmo, accanto alla base dell’US Navy oggi utilizzata per la trasmissione degli ordini di guerra alle unità navali e ai sottomarini nucleari in transito nel Mediterraneo e nel Golfo Persico.
Il “nulla osta” era stato rilasciato nel corso di una conferenza di servizi svoltasi il 9 settembre 2008 presso l’Assessorato regionale all’ambiente, a cui avevano partecipato pure due funzionari del Comune di Niscemi. In nome della tutela del patrimonio naturale e della salute degli abitanti di tutto il comprensorio, l’atto di revoca prescrive «l’assoluta inedificabilità» nell’area della “Sughereta di Niscemi”, inserita nella rete di Natura 2000 come sito di interesse comunitario (SIC). Nel provvedimento si rileva che le controdeduzioni presentate dalle autorità della Marina militare americana «non trattano nel merito gli argomenti sollevati, eludendo di fatto la richiesta di procedere ad una valutazione di incidenza ambientale che tenga conto di dati completi ed attendibili»; inoltre «si ritiene insufficiente ed inadeguata la documentazione prodotta in precedenza, poiché tratta la materia solo dal punto di vista generico e politico». La revoca del nulla osta al programma MUOS giunge dopo la consegna al Comune di una relazione tecnica sui possibili impatti dell’impianto sulla flora e la fauna dell’importante area protetta, a firma di tre professionisti siciliani. La relazione aveva bocciato inesorabilmente la documentazione sulla valutazione d’incidenza presentata nell’estate del 2008 dalla US Navy, definendola «discordante, insufficiente e inadeguata».
«Adesso devono intervenire la Regione e le Istituzioni Nazionali affinché venga evitato l’ennesimo attacco alla vita dei siciliani» ha dichiarato il sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino. «Noi continueremo la nostra protesta contro l’installazione delle antenne MUOS, insieme agli altri sindaci e associazioni che hanno a cuore la dignità dei cittadini. A breve faremo una conferenza stampa con i sindaci dei Comuni che si oppongono alla realizzazione del MUOS, per elaborare una nuova strategia d’intervento». «L’eventuale messa in funzione delle antenne del sistema satellitare – aggiunge Di Martino - andrebbe a produrre potenti onde elettromagnetiche con valori di frequenze compresi tra i 244 ed i 380 MHz, con gravi ripercussioni sulla salute in ordine a malattie tumorali e malformazioni genetiche, e rilevanti danni all’ambiente circostante. La città di Niscemi si trova, assieme ai Comuni di Gela e Butera, in un’area territoriale ad alto rischio ambientale. Le ricadute negative sulla salute della popolazione emergono dagli studi del Dipartimento Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato regionale alla Sanità, dai cui dati della mortalità (anni 1995-2002) e dei ricoveri ospedalieri (anni 2001-2006) si evidenziano forti aumenti di neoplasie, malattie dell’apparato respiratorio e renale».
La revoca del nulla osta ai lavori è stata commentata favorevolmente da ambientalisti e militanti “No War”. «L’annullamento in autotutela è il provvedimento formale con cui l’amministrazione riconosce come illegittimo l’atto emesso precedentemente», osservano i rappresentanti della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. «Un po’ più di legittimità in una vicenda, la concessione delle autorizzazioni nazionali e locali per il MUOS, progetto chiave per le strategie di guerre stellari USA, dove sono state troppe le irregolarità e le omissioni». Sino all’anno fiscale 2006, la base prescelta per il terminal del nuovo sistema a microonde era quella di Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina USA nel Mediterraneo. Il 31 ottobre 2006, tuttavia, il Comando dell’US Navy di Napoli-Capodichino inoltrava al governo italiano una richiesta per l’installazione del MUOS nel sito militare di contrada Ulmo. Con inusuale celerità, lo stesso 31 ottobre, il Ministero della difesa esprimeva parere favorevole al programma. «Prima della messa in funzione del sistema deve essere garantito e certificato che le emissioni rientrino nei parametri stabiliti dalle leggi italiane e che non interferiscono con emissioni di servizi già operativi in loco», era l’unica indicazione dei responsabili del dicastero, presumibilmente ignorando che il MUOS era stato dirottato a Niscemi proprio a causa delle risultanze di uno studio sul forte impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne. Elaborato da AGI - Analytical Graphics, Inc., società con sede a Exton, Pennsylvania, lo studio aveva elaborato un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati a Sigonella. La simulazione informatica aveva verificato l’incompatibilità del MUOS all’interno della base perché «le fortissime emissioni elettromagnetiche possono avviare la detonazione degli ordigni presenti».
Il 24 gennaio 2007, il comando dell’Aeronautica militare italiana di Sigonella inoltrava il piano per il MUOS di Niscemi all’Assessorato regionale territorio e ambiente, diretto al tempo da Rossana Interlandi (Mpa), ex consigliere d’amministrazione dell’Università di Catania. Nonostante le sue origini niscemesi e una lunga militanza nel WWF siciliano, l’assessore non riteneva di opporre il proprio veto all’insediamento del sistema satellitare all’interno della riserva naturale. Intanto però il progetto restava secretato negli uffici dell’assessorato sino al 3 aprile 2008, quando veniva finalmente trasmesso al Comune di Niscemi congiuntamente a quello per la realizzazione di un «nuovo impianto per mitigazione dei problemi di erosione superficiale e protezione dagli incendi nell’area della postazione radiotrasmittenti della Marina statunitense». Soltanto un mese e mezzo dopo, giungeva a Niscemi la scarna relazione paesaggistica e l’incompleta valutazione d’incidenza predisposta dai militari di Sigonella. Il 6 agosto 2008, il Capo ripartizione del Comune inviava a Palermo la documentazione per procedere all’istruttoria sulla valutazione ambientale. Nonostante l’afosa estate siciliana, i solerti funzionari dell’assessorato regionale erano in grado di convocare per il successivo 9 settembre la “conferenza di servizi” che avrebbe espresso all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS. Nel frattempo l’US Navy non era certo rimasta con le mani in mano. Senza attendere pareri ed autorizzazioni locali e regionali, il 19 febbraio 2008, alla presenza del direttore del MUOS - Mobile User Obiective Program, Wayne Curls, venivano avviate le opere di movimentazione terra e di predisposizione delle piattaforme per l’impianto. I lavori di edificazione veri e propri iniziarono in maggio. Secondo il capitolato d’appalto predisposto dal Comando Navale di Sigonella sono previsti «tre edifici di calcestruzzo per il supporto ciascuno di un’antenna di 18,4 metri di diametro, una cabina di trasformazione da 1.000 kVA, due gruppi elettrogeni da 1.000 kVA ciascuno, una centrale pompe antincendio, impianti fognari, e tre km di cavidotti interreati per cavi elettrici, fibra ottica e tubazioni idriche».
«Si tratta di un complesso strutturale che cementificherà circa 2.509 m2 tra strade e strutture, ma il campo specifico del MUOS ha una superficie di circa mezzo ettaro», spiega Gianfranco Di Pietro, ingegnere ambientale e consigliere comunale di Niscemi (Pd). «I potenti trasmettitori saranno in tutto cinque: tre a Sistema Obbiettivo ad Utente Mobile (MUOS) e due a sistema elicoidale in ultra altra frequenza UHF. Ad eseguire i lavori è stato chiamato il “Consorzio Team MUOS Niscemi”, con sede ad Arcugnano, Vicenza». Capofila del consorzio, la veneta Gemmo S.p.A., società attiva nell’installazione elettrica e nella costruzione d’impianti civili, porti, aeroporti, strade, autostrade e tunnel. Con un altro consorzio, il “Team Bos Sigonella”, la Gemmo cura «l’esecuzione, la supervisione, il trasporto di armamenti, materiali ed attrezzature, la gestione dei servizi ambientali e il controllo delle sostanze nocive, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti» delle basi USA di Sigonella, Augusta, Niscemi e Pachino (Siracusa). Del consorzio pro-MUOS fa inoltre parte la LAGECO - Lavori Generali Costruzioni di Catania, impresa il cui fatturato proviene in buona parte da lavori effettuati per conto di vari organismi del Dipartimento della Difesa USA. Nel solo periodo 2000-2007, la LAGECO ha ottenuto commesse per 6.315.470 dollari a Sigonella, Niscemi e Rota-Cadice in Spagna.
Sullo stato di avanzamento dei lavori all’interno della stazione di trasmissione dell’US Navy di contrada Ulmo vige il più assoluto top secret. Sempre in ambito MUOS, tuttavia, sono state eseguite attività di scavo per posa cavo di collegamento in fibra ottica lungo le vie Terracini–Gori, di pertinenza comunale, e lungo la strada provinciale n. 10 Niscemi–Caltagirone. Nonostante il ritombamento, gli abitanti e alcune associazioni locali hanno rilevato «abbassamenti del materiale di riporto e di sigillo degli scavi e avvallamenti caratterizzati da un vero e proprio ammanco di centimetri di pavimentazione». Non è stato però il “Consorzio Team MUOS” a scavare al di fuori del perimetro militare, ma la Telecom Italia S.p.A., la più importante società italiana di telecomunicazione. «L’infrastruttura che la Telecom ha eseguito consiste di 3 monotubi da 50mm in una trincea di dimensioni 10x30x35 cm», spiega il consigliere comunale Gianfranco Di Pietro. «Come tutte le autorizzazioni allo scavo di questo tipo, essa è stata rilasciata dagli uffici tecnici comunali preposti e non di pugno dal Sindaco di Niscemi. Il Consiglio Comunale, tuttavia, in una recente seduta ha approvato un documento con il quale ha aperto un’inchiesta interna per stabilire se l’iter autorizzativo, ahimé celere, non sia lacunoso sotto il profilo giurisdizionale. Pensiamo che ci sia stata una leggerezza eccessiva e vogliamo valutare eventuali mancanze e/o danni arrecati all’ente. I lavori si stanno completando secondo le prescrizioni, tuttavia il Comune e la Provincia, attraverso gli uffici tecnici, si riservano di effettuare eventuali prescrizioni alle ditte che la Telecom ha appaltato per questi lavori».
Siede dunque pure Telecom al banchetto delle opere del terminal terrestre di quello che è stato definito l’“EcoMUOStro di Niscemi”. Si tratta in fondo di una società leader proprio nell’installazione ed uso di fibre ottiche ed è da tempi remoti una delle aziende di fiducia del Dipartimento della Difesa per la gestione di servizi specializzati all’interno delle installazioni militari USA in Italia. Nel settembre 2008, ad esempio, il Centro direzionale di Napoli di Telecom Italia ha sottoscritto tre contratti con il Fleet and Industrial Supply Center (FISC) di Sigonella per un importo complessivo di 212.982 dollari per la fornitura di «apparecchiature telefoniche» e di «servizi di manutenzione d’infrastrutture elettroniche e di comunicazione». Sempre nel 2008 è stato firmato un contratto tra la FISC Sigonella e la sede centrale romana di Telecom, nell’ambito di un pacchetto d’interventi nelle basi USA per un valore di 3.252.938 dollari. Per la cronaca, uno dei consiglieri d’amministrazione di Telecom Italia è l’ingegnere Elio Catania, siciliano, già presidente di IBM Latin America con sede a New York, odierno membro del consiglio di gestione di Banca Intesa San Paolo e vicepresidente del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti (CRISU), organismo ultraconservatore sorto nel 1983 su iniziativa di Gianni Agnelli e David Rockefeller .
Della lobby nazionale pro-forze armate USA fa pure parte “The OK Design Group”, società d’ingegneria con sede centrale a Roma e filiali a Virginia Beach (Stati Uniti) e Tripoli (Libia), amministrata da Tito Vespasiani. È stata proprio “The OK Design” a firmare il progetto preliminare ed esecutivo della nuova stazione di telecomunicazione satellitare di Niscemi. Ma non esiste installazione delle forze armate statunitensi che sia rimasta indenne dai progetti e dagli studi dell’azienda romana. «Il nostro maggiore cliente è stato lo US Department of Defense con progetti eseguiti per lo US Navy, l’Army e l’Air Force in numerose installazioni militari che includono Aviano, Camp Ederle, Camp Darby, NSA Napoli, Gaeta, Capodichino, Sigonella, Niscemi in Italia, NAVSTA Rota in Spagna, Incirlik, Ankara e Sinop in Turchia, Hanau, Illesheim e varie altre basi in Germania, Mons in Belgio, Marocco, Libia, Capo Verde in Africa», si legge nel sito web del gruppo d’ingegneria. «I clienti includono inoltre la US Agency for International Development (USAID), la NATO, lo SHAPE, la FAO, il WFP, l’IFAD delle Nazioni Unite in Roma».
In particolare, nel 2004 “The OK Design Group” ha effettuato l’«ispezione delle condizioni esistenti della rete di media e bassa tensione della stazione di telecomunicazione militare dell’US Navy di Niscemi» per «misurare e registrare le anomalie dei parametri elettrici della rete» e «analizzare i rimedi necessari». Il contratto per il MUOS gli è stato assegnato invece nel 2007 nell’ambito di un “Appalto Integrato” che prevede pure una serie d’interventi a NAS Sigonella (Repair Utilities, Mechanical System Upgrades ed «eliminazione delle infiltrazioni d’acqua» nell’ospedale navale), per un importo totale di circa 15 milioni di euro. Sempre a Sigonella, “The OK Design Group” ha progettato e diretto i lavori del Piano MEGA 2 di ampliamento e potenziamento delle infrastrutture della base (per questi lavori, eseguiti in buona parte dalla CMC – Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna, sono stati spesi più di 540 milioni di dollari). La società romana ha pure progettato la ristrutturazione delle reti di media tensione, la sostituzione del sistema di distribuzione elettrica dell’ospedale dell’US Navy a NAS 2, la costruzione dei serbatoi sopraelevati e il rinnovo della distribuzione idrica (i lavori sono stati avviati nel giugno 2008 dalla Lotus Costruzioni di Catania). A seguito dei gravi danni causati dall’alluvione che colpì Sigonella il 13 dicembre 2005, The OK Design Group ha eseguito uno studio sui rischi locali di inondazione (Flood Hazard Study) e le «misure di prevenzione per eliminare futuri simili eventi». «Con la consulenza scientifica dell’Università di Catania, è stata prodotta una modellazione degli eventi temporaleschi a 10, 50 e 100 anni», spiegano i professionisti del gruppo.
Onnicomprensiva la lista degli interventi nelle altre grandi installazioni militari statunitensi. Lo scorso anno, ad esempio, l’U.S. Army Garrison di Vicenza gli ha commissionato lo studio e la progettazione dei sistemi di distribuzione dei servizi a Camp Ederle. A Camp Darby (Pisa) l’OK Design Group ha progettato la costruzione del nuovo edificio commerciale, 17 depositi-magazzini dell’US Army e 9 dell’US Air Force, più due edifici destinati al controllo munizioni e al carico e scarico di container e camion. Nella base toscana è stato infine realizzato uno studio di fattibilità per la riparazione e la ristrutturazione del sistema stradale nell’area “Casermette”. Nella grande stazione aerea dell’US Air Force di Aviano (Pordenone), l’OK Design Group ha progettato buona parte delle infrastrutture del cosiddetto “Piano Aviano 2000”, come i nuovi edifici destinati ad alloggi ed uffici del personale statunitense, l’ingresso lato sud della base «in accordo con i requisiti di antiterrorismo», un ospedale, una clinica specializzata per avieri (Flight and Bioengineering Clinic), un complesso commerciale di circa 13.000 m2 (Commissary Complex), una centrale idraulica con annesso sistema di distribuzione domestica e antincendio, i sistemi elettrici delle Aree 1 & 2, un serbatoio sopraelevato da 460 m3 interlacciato a fibra ottica, un asilo nido. Ad Aviano è stata eseguita infine l’ispezione della rete elettrica di media tensione. Complessivamente, tra il 2000 e il 2008 l’OK Design Group ha ricevuto dal Dipartimento della Difesa 7.837.674 dollari. Non male per un mero studio d’ingegneria.