Verso Kingston
“Gloria a Dio e pace sulla terra”, così si intitola il lungo documento preparatorio approvato nella primavera scorsa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC, in inglese World Council of Churches, in sigla WCC) in preparazione della “Convocazione ecumenica sulla pace giusta” (IEPC, in sigla inglese) che si terrà a Kingston, nell’isola caraibica in Giamaica dal 17 al 25 maggio del 2012.
La singolare iniziativa, naturalmente, non nasce improvvisata: essa è lo sbocco di un lungo cammino, del quale vogliamo qui dare i flash essenziali.
Già la V Assemblea generale del CEC; celebrata a Nairobi nel 1975, aveva iniziato a riflettere sui problemi ecologici, in particolare interrogandosi criticamente sulla “sostenibilità” di un certo tipo di sviluppo del tutto irrispettoso dell’ambiente. La successiva VI Assemblea – Vancouver, Canada, 1983 – approfondì e allargò il discorso, prevedendo un mutuo impegno per “Un processo conciliare per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato”. Alle luce di questo processo, nel 1990 si tenne a Seoul una “Convocazione mondiale” proprio per approfondire il senso di quel cammino. L’appuntamento coreano dimostrò, però, la difficoltà dell’impresa, soprattutto perché non unanimi furono le prospettive evidenziate per raccordare l’annuncio del Vangelo, la vita delle Chiese e il loro impegno concreto per il prospettato cammino conciliare.
Alla VIII Assemblea generale del CEC (Harare, Zimbabwe, 1998) si decise che gli anni 2001-2010 sarebbero stati dedicati a un “Decennio per superare la violenza”; e la IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 2007) volle che il “Decennio” si concludesse nel 2011 con l’“International Ecumenical Peace Convocation”. Nel 2007 il Comitato centrale del CEC ha, infine, scelto Kingston, capitale della Giamaica, come sede dell’IEPC, e quindi è partita concretamente la preparazione dell’incontro e iniziata la stesura del documento-base, che è stato infine approntato a Ginevra nella primavera del 2009.
A coordinare il lavoro di preparazione dell’incontro giamaicano è stato scelto dapprima il teologo tedesco Geiko Müller-Fahrenholz. Questi ha subito precisato che momento decisivo dell’IEPC sarebbe stata l’adozione di una “Dichiarazione” per la cui redazione si sarebbe cercato di coinvolgere il maggior numero possibile di gruppi legati alle varie Chiese, e impegnati nei problemi della pace e della riconciliazione. I quattro anni di preparazione dell’evento, affermava ancora il coordinatore, sarebbero stati caratterizzati dall’invio di “Lettere viventi”, cioè di delegazioni che avrebbero visitato fraternamente Chiese o Paesi particolarmente tribolati dalla guerra e dalla violenza, (nel giugno 2009 è stato il turno dei Territori palestinesi occupati; nel luglio sono state visitate la Bolivia e la Repubblica Democratica del Congo), e dove più difficile appariva il cammino della riconciliazione verso la pace. Dal 1 settembre 2008 il posto di coordinatore del gruppo di lavoro IEPC è stato preso dal dottor Nan Braunschweiger.
Non vi è bisogno di ribadire quanto sia necessario, oggi nel mondo, che tutti i cristiani, memori dell’Evangelo, cerchino di rendere gloria a Dio proprio impegnandosi per la pace, il grande dono che rende possibile ad ogni donna e ad ogni uomo (“gloria di Dio è l’uomo vivente”!) di vivere una vita degna, liberata dalle angosce, dalle oppressioni e dalla violenza.
Dal Medio Oriente, all’Africa, alla Colombia, alla Cina molti popoli oggi patiscono terribili sofferenze e violenze inaudite: guarire queste piaghe spetta a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà; e, in tale contesto, le discepole e i discepoli di Gesù sono invitati a fare la loro parte, senza rivendicare primogeniture, ma tuttavia impegnandosi con dedizione totale per una causa decisiva per il futuro dell’intera umanità.
L’IEPC di Kingston non ha certo la pretesa di poter, da solo, assicurare al mondo la pace: la Convocazione è, anch’essa, solo una tappa di un cammino lungo, ampio, difficile lungo il quale sorelle e fratelli appartenenti a Chiese, religioni, popoli diversi, si danno la mano per servire il bene dell’umanità e ravvivare la speranza per un futuro del quale ora debbono mettere le basi.
Come ha fatto per altri precedenti e importanti eventi ecumenici – in particolare le Assemblee ecumeniche europee di Basilea (1989), Graz (1997) e Sibiu (2007), e la Convocazione di Seoul – l’associazione Cipax di Roma, nel suo piccolo, dà il suo contributo per far accrescere la sensibilità, in Italia, dell’appuntamento di Kingston; intanto pubblicando, in una sua traduzione dall’inglese, il documento preparatorio. Tutte e tutti che lo desiderino – come singoli e come comunità – sono invitati a contribuire a migliorare il testo-base, inviando alla sede centrale del CEC (all’indirizzo: IEPC, World Council of Churches, 150 Route de Fernet, CH-1211 Geneva 2, Svizzera) le loro riflessioni e proposte, con interventi ovviamente brevi e puntuali, possibilmente redatti in inglese o in francese; oppure allo stesso Cipax (Via Ostiense 152, 00154 Roma; cipax-roma@libero.it ), che provvederà a inoltrare il messaggio.
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), corrispondente in Italia del CEC ha fatto proprio l’impegno di preparazione e di promozione della partecipazione a questo importante appuntamento mondiale. Al Cipax stesso può essere richiesto il testo del Documento preparatorio (gratuito per l’invio telematico).
Con l’augurio reciproco di un impegno fecondo e di una preghiera sincera per la gloria di Dio e la pace sulla terra, ci diamo la mano in cammino verso Kingston.