Il piccolo afghano chiuso nella valigia per entrare in Italia

Un bambino afgano di 15 anni chiuso nella valigia era nel portabagagli, l’amico sotto un sedile. Arrestato il greco che guidava l’automobile.
18 gennaio 2010 - Carmine Festa
Fonte: La Stampa

Quando la cerniera del trolley ha finito la sua corsa, gli agenti del porto di Bari non credevano a ciò che vedevano. Nella valigia nel portabagagli di una Peugeot, imbarcata a Igoumenitsa, aveva viaggiato un ragazzino afgano di 15 anni. I poliziotti l’hanno trovato in posizione fetale, rannicchiato e con le mani infilate tra le gambe. Era spaventato, aveva vergogna di quanto stava accadendo ma era in buona salute.
Il nervosismo dell’automobilista, Alexandros Lepesiotis, 42 anni, disoccupato di Corinto, ha spinto gli agenti ad andare oltre, a cercare ancora nell’auto. E sotto una coperta che sostituiva il sedile posteriore della Peugeot, incastrato tra lo scheletro metallico della vettura e i teli di fortuna messi per coprirlo insieme ad un giubbotto, hanno trovato un altro afgano di 17 anni, pure in buona salute.
I due ragazzi hanno raccontato il viaggio fino a Bari. Il quindicenne ha spiegato di essere partito dall’Afghanistan con un fratello con cui ha attraversato l’Iran: si sono separati in un campo profughi in Turchia. Da lì il quindicenne ha proseguito per la Grecia dove ha lavorato per un connazionale. Ha detto di aver fatto il cameriere per tre mesi e come ricompensa ha avuto pagato il viaggio per l’Italia. Ha aggiunto di aver lasciato in patria i genitori che sarebbero poi naufragati in un altro viaggio della disperazione. Ma queste dichiarazioni vanno ora verificate insieme col tentativo di attribuirgli un nome e un cognome. L’altro ragazzo ha ammesso di aver pagato 2600 euro a un adulto afgano in Grecia. Questo il prezzo del biglietto per tentare di lasciarsi alle spalle la disperazione e provare a farcela in Italia o in un altro paese europeo.
La Polmare di Bari, subito dopo averli sentiti, ha affidato i due giovani ai servizi sociali del Comune di Bari che hanno provveduto a dar loro un tetto presso la comunità: “Un senso” di Noicattaro. L’automobilista che ha trasportato i ragazzi fino al porto barese, dopo essersi imbarcato dalla costa greca sul traghetto Sea Trade, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Pentito di quanto aveva fatto, ha provato a evitare le manette piangendo e giurando agli agenti: «Lasciatemi libero,non lo faccio più».
La scoperta dei due clandestini è stata resa possibile anche grazie a un cambio di strategia che la Polmare ha deciso di recente per il porto di Bari. «Prima i nostri controlli erano concentrati soprattutto verso i paesi di area extra Schengen - spiega il dirigente Luigi Liguori - come Albania, Croazia e Montenegro. Ma da qualche settimana avevamo notato che i problemi maggiori arrivavano proprio dalla Grecia, dunque abbiamo spostato il nostro interesse. »
Nell’ambito dell’operazione “Impatto” c’è stato uno scambio informativo tra la polizia italiana e quella greca. Quattro agenti italiani sono partiti da Bari per intensificare la collaborazione con i colleghi dell’altra sponda dell’Adriatico.
Tra i primi risultati c’è proprio quello di aver intercettato il viaggio compiuto in condizioni disumane dai due ragazzini. Ora nel centro di Noicattaro proveranno a dimenticare un incubo durato alcuni mesi e cinquemila chilometri.

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