“Il coraggio di dire no” e la testimonianza di Josef Mayr Nusser
“Il coraggio di dire no” è stato il tema che ha fatto incontrare a Stella di Renon, dove è sepolto nella chiesetta dalla Haus der Familie il martire bolzanino Josef Mayr Nusser, molte persone, di lingua italiana e tedesca, seguendo una tradizione della Pax Christi locale, portata avanti ormai da anni, di celebrare questa memoria riflettendo sull’attualità del valore della nonviolenza.
Quest’anno, nel centesimo anniversario della nascita di quest’obiettore solitario, anche la chiesa locale ha sottolineato la luce della sua testimonianza, che il cammino verso la beatificazione nel riconoscerlo martire, vorrebbe evidenziare.
Nella cornice di silenzio che l’altopiano imbiancato del Renon, sopra Bolzano, offre in questi giorni di anniversario, si è svolta quindi pacatamente una riflessione a più voci, nell’una e nell’altra lingua, coordinata da Francesco Comina, per il Centro per la Pace di Bolzano, che a Josef, come familiarmente lo chiama, ha dedicato dieci anni fa un prezioso libro (“Non giuro a Hitler”, ed. San Paolo) immedesimandosi, con passione e fedeltà alla storia, nel cammino limpido e travagliato di questo giovane, che dopo alcuni mesi di prigionia in Germania per avere rifiutato il giuramento a Hitler, a conclusione del periodo di addestramento, morì il 25 febbraio su un carro bestiame mentre lo deportavano a Dachau.
Insieme altri eroi scomodi e dimenticati sono stati ricordati da Enrico Peyretti di Torino, colonna storica del pacifismo italiano, da Uschi Teissl, referente di Pax Christi Innbruck, che ha seguito a lungo la vicenda di Franz Jaegerstetter,il contadino padre di famiglia, giustiziato a Berlino per essersi opposto all’arruolamento nelle SS, beatificato tre anni fa. Il nuovo vescovo di Bolzano-Bressanone , Karl Golser, ha portato la propria esperienza di approfondimento sulla tematica della nonviolenza quale teologo moralista, indicando la centralità, nell’attuale piano pastorale della diocesi, della testimonianza di Josef Mayr Nusser.
Altri gesti significativi in questi giorni hanno voluto fare memoria a Bolzano della preziosità dei martiri della coscienza: l’intitolazione di una piazzetta, in un punto di passaggio nevralgico della città, ai fratelli Hans e Sophie Scholl, della Rosa Bianca, e la deposizione di una targa in ricordo di Mayr Nusser all’entrata di un parcheggio centrale, vicino alla stazione ferroviaria, che ne porta il nome.
Ma il gesto più incisivo è sicuramente il conferimento della cittadinanza onoraria, che avverrà in Comune il 9 marzo, non solo alla memoria di J.Mayr Nusser, ma anche a un altro umile testimone vivente,molto amato dai pacifisti e da chi lo ha conosciuto: Franz Thaler, della val Sarentina, che ha donato anche alla Pax Christi Italia in più occasioni la preziosità della sua presenza, del suo racconto di deportazione a Dachau per non essersi arruolato.
Bolzano si è arricchita come di nuova vita, nuova speranza: questa memoria condivisa che fa incontrare persone e rappresentanti di culture e istituzioni diverse, che unisce persone giovani e anziane diversamente credenti, celebrata accanto a un luogo sacro, in montagna, che raccoglie le spoglie di un martire, o nella sala del Comune o in una piazza, che commuove nel profondo e fa sognare un mondo più umano emergente dalla barbarie, ècome un seme che deve fruttificare, con il rinnovato impegno di tanti.