Disarmo nucleare, tra dottrine e trattati
Pubblichiamo alcuni approfondimenti inerenti l’articolo “Deterrenza nucleare” di Lisa Clark (Mosaico di pace di maggio, pp. 26-28).
La Guerra Fredda è finita. Cambierà anche la dottrina nucleare della Nato?
A novembre 2010, a Lisbona, la Nato concorderà il suo nuovo documento di indirizzo, la ‘dottrina strategica’. Attualmente la posizione sul nucleare è quella di mantenere il suo ‘deterrente nucleare’ al livello minimo necessario. Fino a poche settimane fa, sembrava che a Lisbona il tema del nucleare non sarebbe stato oggetto di discussione, e tutto il dibattito si sarebbe concentrato su temi collegati agli armamenti convenzionali e al ruolo internazionale (Afghanistan, in primis). Ma un comunicato concordato tra i Ministri degli Esteri di 5 Stati (Germania, Norvegia e Benelux – subito battezzati i ‘Nato Five’) ha fatto aprire il dibattito. Nei comunicati i governi dei Nato Five annunciano che chiederanno agli altri alleati di rivedere la presenza delle armi tattiche USA sui loro territori, in base a varie considerazioni: quelle armi appartenevano a strategie da Guerra Fredda e non hanno più una logica militare; la loro rimozione potrà favorire un migliore rapporto con la Russia. L’importanza di questa posizione sta nel fatto che ogni volta che si è posta la questione della permanenza su suolo europeo di queste obsolete armi, gli USA hanno sempre risposto che sono gli Alleati europei che ne richiedono la presenza.
Purtroppo dal 19 febbraio (data del comunicato dei Nato Five), sono state esercitate molte pressioni, in particolare da parte del Segretario Generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, per denunciare l’unilateralità di tale posizione: considerata una parolaccia, unilateralità in questo caso ha due significati. Da un lato, nessun alleato o gruppo di alleati dovrebbe mai prendere decisioni senza il consenso degli altri; dall’altro, nei negoziati internazionali, non si devono mai fare concessioni di riduzione degli armamenti senza riceverne qualcosa in cambio (in questo caso, da parte della Russia).
Non resta che aspettare la ministeriale Nato di Tallinn (22-23 aprile) per capire se anche altri ministri degli Esteri degli alleati daranno man forte ai Nato Five.
Reset. Intanto il rinnovo dello Start.
‘Reset’, come si fa con il computer quando si ricomincia da capo. Questo è lo slogan che Obama e Hillary Clinton hanno lanciato per descrivere il nuovo rapporto con la Russia.
L’8 aprile il Presidente Obama ha firmato a Praga (città da dove un anno fa lanciò la sua visione di un mondo libero armi nucleari) con Medvedev il nuovo trattato Start che ripristina la collaborazione tra le due potenze in tema di disarmo. Sostituisce il vecchio Start, scaduto a fine 2009, ma non ne riprende il metodo di calcolo delle testate. Il nuovo Start stabilisce un tetto massimo di 1.550 testate collocate su ICBM (missili balistici intercontinentali), SLBM (missili balistici lanciati da sottomarini) e bombardieri dispiegati: ma i bombardieri contanto per una testata, sebbene ne possano caricare anche molte di più. Si presume che questo metodo di calcolo sia stato voluto dalla Russia in considerazione della superiorità USA in armi convenzionali, ma rende il nuovo accordo un po’ deludente, insieme al fatto che non è previsto lo smantellamento delle armi rimosse. La buona notizia, però, è che sono previste e specificate le misure di verifica e ispezione, che ciascuno dei due Stati potrà effettuare negli arsenali dell’altro. (Il cosiddetto Accordo dei Presidenti firmato nel 2002, ad esempio, non permetteva le verifiche reciproche). Forse, trattandosi di un accordo ‘debole’, sarà più facile farlo ratificare dai rispettivi Parlamenti (al Senato USA è necessaria una maggiornza di due terzi). La novità maggiore, quindi, è che finalmente riparte un percorso di disarmo concordato.
I piani per la Difesa Missilistica degli USA continuano, però, a suscitare in Russia molti malumori.
Paragidm Shift. Cambiare le premesse.
Come con il ‘reset’ di Obama, anche gli organismi di società civile che a livello internazionale si battono per l’eliminazione di tutte le armi nucleari, credono che servano delle nuove premesse.
Da 40 anni ormai si procede con piccoli passi – a volte si torna anche indietro – che prevedono riduzioni nel numero delle armi e nel ruolo che queste armi hanno nelle dottrine strategiche, aumenti nella creazione di regioni del pianeta da cui sono state bandite e nelle misure di verifica e ispezione. Ognuno di questi passi positivi segna senza dubbio un progresso nella direzione giusta.
Chiediamo che si prenda atto dell’illegalità delle armi nucleari. Chiediamo che gli Stati mantengano l’impegno al disarmo generale, assunto in base all’articolo VI del TNP. Diciamo con forza che nessuna delle grandi minacce che l’umanità si trova davanti oggi verrà risolta dalle armi nucleari: anzi, sottraggono ingenti risorse che potrebbe essere meglio utilizzate per sconfiggere la fame nel mondo, per riparare i danni all’ecosistema, per eliminare le più eclatanti ingiustizie sociali.
Nuclear Posture Review (NPR): la dottrina strategica degli USA di Obama.
Era già scritto questo articolo sul disarmo nucleare, quando l’amministrazione USA ha reso pubblica la NPR tanto attesa, il 6 aprile. L’ultima NPR fu elaborata nel 2002 e rese impossibile ogni ulteriore passo multilaterale verso accordi sul disarmo. La nuova NPR rovescia le peggiori decisioni di George W. Bush: la strategia dell’uso delle armi nucleari per prevenire attacchi di qualsiasi arma di distruzione di massa contro gli USA e la sua sfera di influenza, l’introduzione di nuove arme nucleari (bunker-busters, mini-nukes).
Non è disarmo, la nuova NPR di Obama. Forse siamo delusi, ma i cambiamenti reali ci sono.
La nuova NPR dichiara di avere come obiettivo prioritario quello di delineare la strategia degli Stati Uniti per realizzare le promesse nel discorso di Praga (5 aprile 2009): la riduzione dei pericoli nucleari e la costruzione di una pace e sicurezza globali senza armi nucleari.
Intanto, gli USA riducono il ruolo delle armi nucleari nelle proprie strategie di difesa, cosa sempre richiesta come segnale di apertura al disarmo generale. Offrono agli Stati non-nucleari del TNP la tanto richiesta ‘garanzia negativa’ assoluta, a condizione che rispettino il loro obblighi TNP. La NPR impegna inoltre gli USA a non costruire nessuna nuova arma nucleare, né a condurre sperimentazioni; e si impegnano a far entrare in vigore il trattato che mette al bando le sperimentazioni (CTBT).
Le concessioni che Obama ha dovuto fare all’establishment militare (e al suo Ministro Gates) sono ingenti investimenti per la messa in sicurezza delle armi nucleari esistenti, e la dichiarazione risoluta che, fintanto che esisteranno armi nucleari, gli Stati Uniti manterranno il loro deterrente.
Post Scriptum
Mi sono trovata a scrivere questo articolo agli inizi di aprile 2010: ogni giorno ho dovuto ricominciare a scrivere, per le nuove sorprese. Il testo del rinnovo dello Start, la nuova NPR di Obama, e ancora arriveranno nei prossimi giorni il Vertice sulla sicurezza (12-13 aprile), la ministeriale della Nato a Tallinn (22-23 aprile), fino alla Conferenza di Riesame del TNP (3-28 maggio) alle Nazioni Unite.
Ogni nuovo tassello aggiunge dettagli, e in parte modifica lo scenario. Non abbiamo fatto – finora – salti di gioia. Anzi, è sempre più difficile decifrare con certezza in questo scenario in continua e rapida ebollizione quali saranno le conseguenze di ognuna di queste novità.
Offro la mia interpretazione sul perché di alcune scelte di Obama che troviamo deludenti, rispetto alle aspettative del discorso di Praga.
Tutto ciò che viene deciso deve trovare approvazione in Parlamento, nel caso dei Trattati (come il rinnovo dello Start) la Costituzione USA impone una maggioranza dei due terzi; niente sarà possibile se il Presidente si troverà contro un muro compatto di tutto l’establishment militare, di tutti i Repubblicani, di molti Democratici.
Proviamo a pensare alle istituzioni di uno Stato che da 65 anni basa ogni sua decisione sulla convinzione della necessità della supremazia mondiale. Serve rassicurazione prima. Ed è questo che, credo, Obama stia facendo. Con lo Start, con la nuova NPR, con il Vertice sulla Sicurezza (dove si parlerà di non proliferazione ma NON di disarmo), sta ponendo le basi per poi poter affrontare decisioni più delicate, quelle richieste dagli Stati non-nucleari, che aprano (lentamente) la porta a decisioni condivise per vere azioni di disarmo.
Il compito insostituibile delle organizzazioni di società civile è di riproporre una filosofia di fondo diversa, continuando ad incoraggiare, come facciamo sul modello economico di sviluppo, non stancandoci mai di diffondere dati, studi, buone pratiche alternative. Si tratta dell’eterno dibattito tra il tutto e subito (che rischia troppo spesso di diventare il niente e mai), e il saper cogliere le aperture anche piccole all’interno delle quali infilare le nuove proposte, senza rinunciare mai a lavorare per il cambiamento delle premesse di fondo.
Il Trattato di Non Proliferazione.(TNP)
Aperto alla firma degli Stati il 1 luglio 1968; entrato in vigore il 4 marzo 1970.
Firmato e ratificato da 189 Stati (ne rimangono fuori solo 3: Israele, Pakistan, India)
Un solo Stato ne è uscito: la Corea del Nord, nel 2003.
Sintesi del Trattato:
Preambolo: La prospettiva di una guerra nucleare è orrenda e va evitata ad ogni costo. La proliferazione delle armi nucleari va impedita. L’obiettivo che tutti si devono dare è il disarmo nucleare.
Art. I: Gli Stati militarmente nucleari (NWS) si impegnano a non trasferire armi nucleari a nessun altro Stato né ad assistere alcun altro Stato a procurarsene.
Art. II: Gli Stati non dotati di armi nucleari (NNWS) si impegnano a non procurarsi né a costruirsi armi nucleari.
Art. III: Gli impianti nucleari per uso civile degli NNWS saranno ispezionati dall’AIEA, mentre quelli dei NWS non lo saranno; le ispezioni dell’AIEA non impediranno lo sviluppo dell’uso pacifico dell’energia nucleare; nessun trasferimento di materiale fissile o altro è permesso a Stati che non siano parte del TNP.
Art. IV: Non sarà impedito in nessun modo il ‘diritto inalienabile’ degli Stati all’uso pacifico del nucleare.
Art. V: I benefici scientifici delle sperimentazioni nucleari saranno condivisi da tutti.
Art. VI: “Ciascuno Stato Parte si impegna a perseguire in buona fede negoziati per concordare i provvedimenti necessari per porre termine alla corsa agli armamenti e giungere al disarmo nucleare, e per realizzare un Trattato sul disarmo generale e completo sotto rigido e efficace controllo internazionale”.
Art. VII: Niente in questo trattato impedisce la costituzione di Zone Libere da Armi Nucleari.
Art. VIII: Descrizione delle procedure per emendare il TNP e delle verifiche periodiche (le Conferenze di Riesame).
Art. IX: La firma e la ratifica del TNP è aperta a tutti gli Stati membri dell’ONU; il TNP entrerà in vigore quando sarà ratificato da USA, GB, URSS + altri 40 Stati (in totale 43); gli Stati militarmente nucleari (NWS) sono esclusivamente quelli che possedevano armi nucleari al 1 gennaio 1967.
Art. X: Ogni Stato può ritirarsi dal TNP, previo preavviso di tre mesi; il TNP resta in vigore per 25 anni, salvo estensione.
Art. XI: Il testo del TNP è redatto in inglese, russo, francese, spagnolo e cinese.
Nel 1995, alla scadenza dei 25 anni, il TNP fu prorogato con ‘un’estensione in perpetuità’.
Le conclusioni raggiunte alle Conferenze di Riesame sono sempre documenti concordati all’unanimità.
Nel 1995, le principali conclusioni comprendevano una Risoluzione sul Medio Oriente, per la costituzione di una Zona Libera da Armi Nucleari.
Nel 2000 furono approvati i cosiddetti “13 passi concreti”, che rilanciavano tra le altre cose l’obbligo a negoziare in buona fede per realizzare il disarmo nucleare, definito ‘impegno inequivocabile degli Stati militarmente nucleari’.
Nel 2005 non fu approvato nessun documento conclusivo: si parlò di fallimento. L’opposizione degli USA impedì addirittura di ribadire i contenuti delle risoluzioni del 1995 e del 2000.
Nei quattro anni intermedi si svolgono 3 Comitati Preparatori, rispettivamente nel 2°, 3° e 4° anno.