Una folata di vento, una scintilla di fuoco
"Quando lo Spirito fu inviato sulla terra scrisse Sant’Agostino fu manifestato visibilmen-te in due modi, in forma di colomba e in forma di fuoco. Come colomba si posò sul Signore dopo il suo battesimo e come fuoco apparve quando scese sugli apostoli riuniti… Nel primo caso significa semplicità, nel secondo fervore… La colomba dice che quelli che sono santificati dallo Spirito de-vono essere semplici, il fuoco insegna che la semplicità non deve rimanere fredda…"
Questo breve commento di Agostino di Ippona al brano giovanneo della discesa dello Spiri-to su Gesù in occasione del suo battesimo, ci consegna un incoraggiamento a meditare su alcune metafore bibliche rivelatrici della presenza dello Spirito Santo sulla Terra. Dal testo di Atti 2, rice-viamo ancora una terza immagine, anch’essa appartenente al cuore della Bibbia, quella dello Spirito come vento.
La colomba, il fuoco, il vento sono presentati tutti come segni visibili, sintomi di una realtà misteriosa e nascosta che i nostri testi di Pentecoste collegano alla missione di Gesù il Cristo.
Tre brevi spunti per una riflessione, uno per ciascuna metafora.
La colomba è la metafora dello Spirito legata strettamente alla persona di Cristo, alla sua vocazione, alla sua rivelazione come Figlio, come colui che Dio aveva scelto e mandato nel mondo. Come una colomba lo Spirito veniva dall’alto. Come la colomba che Noè aveva inviato dall’arca e che poi era tornata indietro con un ramoscello di ulivo, segno della nuova vita che stava nascendo nel mondo vecchio, nello stesso modo lo Spirito che era sceso in forma di colomba e si era posata su Gesù diceva che una nuova umanità si inaugurava in Gesù. Come una colomba era il simbolo della semplicità così la presenza dello Spirito in Gesù, il Cristo rigettava ogni ambiguità, duplicità, menzogna.
Il testo di Atti 2 racconta che il giorno di Pentecoste la casa dove i discepoli erano insieme in preghiera fu riempita da un vento impetuoso. Il termine ebraico per vento è proprio lo stesso per Spirito, e Gesù stesso, parlando a Nicodemo della nascita per lo Spirito, aveva fatto riferimento al-l’effetto dello Spirito come all’effetto del vento: "Il vento soffia dove vuole aveva detto e tu ne odi il rumore ma non sai né da dove viene, né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito". La metafora del vento richiama dunque il primo giorno della creazione, il soffio creatore di Dio. L’E-vangelo di Giovanni rende esplicito questo riferimento quando anticipa la Pentecoste nell’atto del Gesù risorto che alita sui discepoli dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo". Lo Spirito di Dio, il suo soffio, crea e ricrea, dà vita nuova là dove c’è morte, è sì invisibile ma in quanto investe la vita dei credenti si rende visibile nella vita rinnovata, nel perdono ricevuto e donato.
"Apparvero loro dice ancora il testo delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro". Il profeta Gioele, richiamato nella predicazione di Pietro quello stes-so giorno, aveva detto: "Avverrà negli ultimi giorni che io spanderò il mio Spirito sopra ogni perso-na; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui servi e sulle serve spargerò in quei giorni il mio Spirito". Alla metafora del fuoco che si divide e si posa su ciascuno è affidato il significato più rivoluziona-rio della Pentecoste. Lo Spirito tocca la vita, il corpo di ogni persona. Persone di età, di genere, di condizione sociale diverse ricevono il fuoco dello Spirito, il coraggio, la passione, la forza di diven-tare testimoni di Cristo risorto nel mondo. Non uno spirito esclusivo ed escludente, ma uno Spirito che non fa alcuna distinzione fra le persone. Chiunque aspetta e si apre all’opera dello Spirito Santo, chiunque crede nell’azione rigeneratrice e purificatrice dello Spirito Santo, chiunque si lascia ri-scaldare dalla presenza del risorto e della sua Parola diventa interprete e testimone, profeta, figlio e figlia di Dio.
Noi abbiamo più che mai bisogno di una lingua capace di abbattere le barriere che ancora dividono popoli e culture, uomini e donne, giovani e vecchi, abbiamo bisogno che ai giovani si re-stituiscano visioni e speranze, che i vecchi e gli stanchi ritornino a sognare, abbiamo urgenza che uomini e donne avviliti e umiliati siano restituiti alla vita e che tutti possiamo apprendere il perdono e gioire della Grazia. Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che ci scompigli, ci rinfreschi, ci faccia ardere il cuore, ci doni la semplicità della colomba e ci restituisca la dignità, la grazia, la li-bertà dei figli e delle figlie di Dio. Prego per questo.