Auguri, Italia!
Ieri, 18 marzo, avrebbe compiuto 76 anni e, se fosse stato ancora tra noi, avrebbe certamente anche lui formulato il suo augurio speciale per il 150° compleanno dell’Unità d’Italia. Forse per farlo avrebbe scelto anche questa giornata dedicata al santo sognatore, Giuseppe di Nazareth, un papà esperto di pericoli familiari e di espatri clandestini.
Parlo di don Tonino Bello, nostro illustre connazionale, salentino di origine ma cosmopolita nell’animo, uomo davvero senza frontiere.
Anziché dire “pace all’anima sua” vorremmo ancora sentirci augurare da lui “pace alla terra nostra”. Così come sicuramente, appena eletto alla dignità episcopale, ebbe ad auspicare in un incontro di cortesia all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Alla fine di quel colloquio, con un gesto originale e sorprendente, gli regalò la sua croce pettorale in legno d’ulivo, simbolo eloquente delle sue radici pugliesi e segno evocativo di un messaggio universale. Tra i due personaggi, pur nella differenza delle fonti spirituali e culturali proprie di ciascuno, l’intesa fu immediata perché si ritrovarono nel comune obiettivo di “svuotare gli arsenali e riempire i granai”.
Da qui immagino il suo augurio speciale all’Italia di saper reinventare la missione unificatrice svolta dai padri di ieri e per rispondere pienamente alle urgenze della società di oggi. Far sventolare con giustificata fierezza il tricolore, non può e non deve far dimenticare il vessillo arcobaleno inscritto nella stessa carta fondativa della sua identità repubblicana. L’articolo 11 della Costituzione infatti, “l’Italia ripudia la guerra…”, segna il traguardo di civiltà conquistato dopo le inutili stragi del XX secolo e traduce laicamente il valore non negoziabile della nonviolenza evangelica, le beatitudini dei miti e dei costruttori di pace.
Perché allora il nostro Paese, che si onora delle antiche radici cristiane e che fa celebrare una Messa solenne con il Te Deum di ringraziamento per il suo genetliaco, non decide di lasciare i primi posti nella classifica mondiale dei produttori ed esportatori di armi? Che bel regalo farebbe a tantissime famiglie se, ad esempio, rivedesse la decisione di spendere gli oltre 13 miliardi di euro previsti per i 131 cacciabombardieri F-35 da realizzare nei cantieri di Cameri in provincia di Novara! Potrebbe certamente investire, con più evidente legittimità costituzionale e coerenza morale, le stesse risorse creando nuovi posti di lavoro nel campo della cultura, della formazione dei giovani, della ricerca scientifica, della salute, delle energie pulite e sicure.
Quanto diceva a proposito della Puglia, don Tonino oggi lo ripeterebbe per l’intera penisola: l’Italia deve protendersi nel Mediterraneo come “arca di pace e non come arco di guerra”. L’arca accoglie, non respinge. Mette in salvo gli esseri umani, non lascia annegare gli stranieri. L’arca è approdo di speranza, non minaccia di distruzione. L’Italia è chiamata ad essere “patria” che unisce e traghetta verso cittadinanze più aperte e planetarie. Ed è anche chiamata ad essere “matria”, madre che genera vita e dona futuro per chi altrove è stato privato di “pane e libertà”.
“Oh freedom” inneggiarono tanti giovani di Molfetta per don Tonino nel giorno del suo ultimo compleanno. Quel canto oggi lo intonerebbe lui per noi, cittadini di questa terra ricca di bellezza e di cultura, ma nello stesso tempo piagata da lebbre morali che producono innumerevoli violenze e diffuse illegalità.
Italia, terra di libertà per tutti! Regioni unite per giocare in casa e fuori casa, senza armi, la partita della pace e primeggiare sempre nelle gare locali e mondiali della giustizia e della solidarietà. Alle genti del nordafrica e del medioriente come al più lontano popolo giapponese vorremmo perciò poter dire: “coraggio, non temete! L’Italia s’è desta e il suo tricolore sventola come arcobaleno anche per voi!”.
Gallipoli, 19 marzo 2011