La coscienza dice no alla messa in caserma
È di grande interesse il dibattito che si sta sviluppando dopo che nella manifestazione del 13 febbraio scorso a Pisa “Se non ora quando”, è stato distribuito il volantino “No ai bambini in caserma” del gruppo F. Jaegerstatter e del gruppo Emergency di Pisa. Si è manifestata l’opposizione all’iniziativa che prevede la visita di bambini e ragazzi delle scuole pisane alla caserma Gamerra della Brigata Folgore il 27 aprile, anniversario della morte a Nassyria di Nicola Ciardelli.
Per la sua rilevanza il dibattito travalica i confini della città di Pisa e merita, come è stato già detto, di essere allargato a livello nazionale e internazionale, depurato di ogni aspetto polemico. Esso coinvolge diversi soggetti e diversi ambiti: civile, educativo, morale, religioso.
Il dibattito deve ancora svilupparsi sui temi che si stanno rivelando più interessanti e significativi, al fine di far crescere l’opposizione al progetto di portare i bambini in caserma. L’occasione va colta, inoltre, da quelli che sono impegnati a promuovere la cultura della pace e della nonviolenza.
Sono ancora molti quelli che non colgono l’ambiguità e la contraddizione delle missioni militari, l’ideologia militarista sottesa al progetto della “Giornata della solidarietà”.
A questo punto del dibattito servono contributi dal punto di vista religioso per porre temi che finora non hanno avuto il risalto che meritano.
La legge antica e la nuova
Nel Vangelo abbiamo letto che quando Gesù venne al mondo, Giovanni il Battista che “annunziava la buona novella al popolo” indicò il carattere pacifico del Regno che Gesù veniva ad annunciare. “Lo interrogarono pure dei soldati, chiedendo: ‘E noi cosa dovremo fare?’. Egli rispose loro: ‘Non fate violenza a nessuno né calunniate, e siate contenti della vostra paga’”. (Lc 3, 14)
Nel Discorso della Montagna Gesù va oltre il comandamento “Non uccidere” dell’Antico Testamento, ma questo rimane, come disse Papa Giovanni “un comando fermo, grave e definitivo”.
Voi avete udito che cosa fu detto agli antichi: “Non uccidere” e “Chiunque avrà ucciso sarà condannato in giudizio”. Ma io vi dico: Chiunque va in collera col fratello, sarà condannato in giudizio; e chi avrà detto al fratello: “Cretino”, sarà condannato nel sinedrio; e chi avrà detto: “Pazzo”, sarà condannato nel fuoco della Geenna. (Mt 5, 21-22)
Se tu stai presentando la tua offerta all’altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. (Mt 5, 23-24)
Voi sapete che è stato detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano; così sarete figli del Padre vostro che è nei cieli, perché egli fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. (Mt 5, 43-45)
Sempre nel Discorso della Montagna Gesù ci insegnò la preghiera del “Padre nostro”.
Il commento del “Padre nostro”, di Erasmo da Rotterdam nel Lamento della pace (1517)
Come si conciliano mitra ed elmo, pastorale e spada, testo evangelico e scudo? (…) Non temi che le parole riservate agli annunciatori di Cristo: “Quanto sono splendidi i piedi dei nunzi della pace, dei nunzi del bene, dei nunzi della salvezza” (Isaia 52, 7) si capovolgano in queste altre: “Quanto è sconcia la lingua dei sacerdoti esortatori di guerra, eccitatori del male, promotori di rovina”? (…) Le cose sono giunte a tal punto che risulta sciocco e sacrilego pronunciarsi contro la guerra ed elogiare l’unica cosa elogiata dalla bocca di Cristo. (…) Ormai la guerra produce addirittura sacerdoti, prelati, cardinali ai quali il titolo di legato al campo sembra onorifico e degno dei successori degli Apostoli.
(…) Ditemi, come il soldato può recitare il “Padre nostro” durante queste messe? Bocca insensibile, osi invocare il Padre mentre miri alla gola del tuo fratello? “Sia santificato il tuo nome”: come si potrebbe sfregiare il nome di Dio più che con queste vostre risse?
“Venga il tuo regno”: così preghi tu che su tanto sangue erigi la tua tirannide?
“Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così anche in terra”: Egli vuole la pace, tu prepari la guerra.
“Il pane quotidiano” chiedi al Padre comune mentre abbruci le messi del fratello e preferisci che vadano perse anche per te piuttosto che giovare a lui?
Infine, come puoi pronunciare con la lingua le parole “e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” mentre ti lanci a un fratricidio?
Scongiuri il rischio della tentazione mentre con tuo rischio getti nel rischio il fratello.
“Dal male” chiedi di essere liberato mentre ti proponi di causare il massimo male al fratello?
(Il lamento della pace, Torino, Einaudi, 1990, pp. 49, 51, 53, 55)
Voci di maestri e profeti della nonviolenza. Don Lorenzo Milani
Come si concilia il Vangelo con lo scudo? La chiesa del Vangelo con la Chiesa del Concordato?
Cosa significa la parola “solidarietà” usata per la “Giornata in caserma”?
“Sentimento di fratellanza, di vicendevole aiuto, materiale e morale, esistente fra i membri di una società, una collettività” (Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana).
Non giochiamo con le parole.
Non è corretto usare la lingua con termini che creano confusione e ambiguità.
Ascoltiamo le scomode voci della Chiesa profetica e non quelle della Chiesa “casta meretrix”, come quella concordataria, che si è prostituita per ottenere dallo Stato i privilegi del Concordato fascista del 1929, aggiornato nel 1984.
La via della Conciliazione, creata a Roma proprio dopo la stipula nel 1929 dei Patti Lateranensi, che sancirono la conciliazione tra lo Stato e la Chiesa e dei quali fa parte il Concordato, è in contraddizione con la via della Croce percorsa da Gesù a Gerusalemme.
Gesù non ha voluto fare nessun Concordato, né con Erode, né con Pilato.
La logica dei Patti Lateranensi fu quella dello scambio dei favori tra la Chiesa e lo Stato. Tra i privilegi ottenuti dalla Chiesa ci furono l’esenzione degli ecclesiastici dal servizio militare e la presenza dei cappellani militari tra le forze armate italiane.
Ascoltiamo i profeti mentre sono in vita e non celebriamoli dopo che sono stati lapidati.
Una voce della chiesa profetica è considerata ormai quella di don Lorenzo Milani, morto nel 1967.
Don Milani con la Scuola di Barbiana ha insegnato tante cose, oltre al valore dell’obiezione di coscienza. Tra l’altro ha insegnato che non bisogna essere timidi nei rapporti coi Vescovi e i Cardinali.
Scrivendo questa Lettera aperta all’Arcivescovo di Pisa per contestare la cosiddetta “Giornata della solidarietà”, è il caso di ricordare le lettere di don Milani al Cardinale di Firenze. E la lettera a Nicola Pistelli, “Un muro di foglio e di incenso” (1959), non nota quanto la Lettera ai cappellani militari e la Lettera ai giudici.
“Criticheremo i nostri vescovi perché vogliamo loro bene. Vogliamo il loro bene, cioè che diventino migliori, più informati, più seri, più umili. Nessun vescovo può vantarsi di non aver nulla da imparare. Ne ha bisogno come tutti noi”.
(Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Milano, Mondadori, 1970, p. 125)
Quanti sono stati, cattolici e non cattolici, che nel 1929 hanno avuto il coraggio di contestare i Patti Lateranensi stipulati tra lo stato fascista e la chiesa cattolica?
Aldo Capitini
Aldo Capitini è un altro grande maestro e profeta della nonviolenza del XX secolo.
Sono stati già ricordati, nel dibattito in corso sulla “Giornata in caserma”, gli anni pisani di Aldo Capitini.
Capitini considerò il Concordato del 1929 un tradimento del Vangelo da parte della chiesa.
“Guardando il fascismo, vedevo che lo avevano sostenuto in modo decisivo due forze: la monarchia (…); l’alta cultura (…). C’era una terza forza: la Chiesa di Roma. Se essa avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma non collaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui. Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano. La religione tradizionale istituzionale cattolica, che aveva educato gli italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal 1919 al 1924, quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile, perfino con frasi grottesche, con prestazioni di lavori disgustose, con reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla ‘scuola liberale’ e ai ‘conati socialisti’, come cose ormai vinte!
Se c’è una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista, è di aver chiarito per sempre che la religione è una cosa diversa dalla istituzione romana.
(…) La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il fascismo, e realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che vale più di ogni altra cosa”.
(Aldo Capitini, “La mia opposizione al fascismo”, estratto dal “Ponte” – Anno XVI – N. 1 gennaio 1960, pp. 3-4)
Il nuovo Concordato tra la Santa Sede e l’Italia del 1984 mantenne i privilegi della Chiesa cattolica e non avvenne la rinuncia auspicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II con la costituzione pastorale “Gaudium et spes” (76).
Per concludere
Potrebbero valere oggi le parole di Benedetto Croce, anche per i cattolici, pronunciate al Senato il 24 maggio 1929, parole che commossero “fino alle lacrime credenti e non credenti, cattolici e non cattolici” (Salvatore Valitutti):
“Come che sia, accanto o di fronte ad uomini che stimano ‘Parigi valere ben una messa’, sono altri per i quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi perché affare di coscienza. Guai alla società, alla storia umana, se uomini che così diversamente sentono le fossero mancati o le mancassero”.
(dalla rivista “Bozze”, gennaio/febbraio 1984, anno settimo, n. 1, p. 72)
Raffaello Saffioti, Centro Gandhi
Palmi, 1 marzo 2011