La Palestina

14 giugno 2011 - Loretta Mussi

Le rivolte arabe hanno colto le dirigenze palestinesi in un momento di grande crisi e di caduta della propria credibilità, per la chiusura di Israele a un accordo di pace equo e anche a seguito delle rivelazione dei Palestinian Papers. Di fatto, l’Autorità Palestinese, dopo Oslo, ha funzionato come braccio dell’occupazione israeliana, mentre Hamas, con i suoi quadri messi in galera, torturati e repressi in Cisgiordania da Israele e dalle forze di Abbas, è assediata a Gaza dove cerca di governare. Allo stesso tempo, Hamas non ha offerto una visione politica coerente per tirar fuori i palestinesi dall’attuale impasse e il suo ruolo a Gaza inizia sempre più a rassomigliare a quello della sua controparte Fatah in Cisgiordania. La popolazione ha assistito, alle rivolte dei paesi vicini, con un misto di sorpresa e di delusione, stante la lotta di resistenza e liberazione, ormai quasi secolare, che essa per prima aveva condotto contro l’occupante israeliano. Eppure, il mutato panorama, sta influendo anche sugli assetti palestinesi, e sui suoi rapporti con Israele. Sulla scia delle contestazioni arabe, vi è stata la mobilitazioni dei giovani palestinesi sia nei territori occupati che a Gaza, con la richiesta di porre fine di tutte le divisioni. Poco dopo, sono ripresi i colloqui tra Hamas e l’Autorità Palestinese, che attraverso la mediazione del nuovo capo dell’intelligence egiziana, hanno portato a un primo accordo: governo di transizione ed elezioni entro un anno, intesa sulla questione sicurezza e rilascio del prigionieri politici da entrambi le parti. Non è previsto alcun tipo di negoziato con Israele da parte del governo ad interim.
Diversi sono i motivi che hanno reso possibile un accordo che, sotto il regime di Mubarak era rimasto in totale stallo. Innanzitutto, il cambiamento avvenuto nella leadership egiziana, il cui nuovo esecutivo egiziano è più equilibrato rispetto al passato, quando gli egiziani apparivano più vicini alle posizioni di Fatah e di Abu Mazen. Inoltre, le trasformazioni che stanno avvenendo in tutta la regione mediorientale, hanno forse reso consapevole la leadership palestinese del peso delle proteste e dei movimenti della società civile, oltre che della nuova consapevolezza dell’opinione pubblica palestinese, pronta punire la fazione politica che non rispettasse l’accordo. Il passo è importantissimo: ora bisognerà vedere come proseguiranno i negoziati tra le due parti, visto che Israele ha reagito molto duramente intimando all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di scegliere “tra la pace con Israele e la riconciliazione con Hamas”.

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