Comunicato Stampa

Festival della Dottrina sociale della chiesa

Nigrizia, Pax Christi e il Monastero del bene comune s’interrogano su quanto è uscito dal recente Festival della Dottrina sociale della Chiesa, tenutosi a Verona.
E ricordano che il Vangelo, ma anche encicliche e documenti pontifici, danno precisi orientamenti su denaro e povertà, guerra e pace. Servirebbero meno proclami, più autocritica e chiare priorità.
21 settembre 2011 - Nigrizia, Pax Christi, Monastero del bene comune

Si è tenuto a Verona dal 16 al 18 settembre il 1° Festival della Dottrina sociale della Chiesa. Si è parlato di “Economia, istituzioni e società: volti, idee e azioni”. Numerosi e qualificati gli ospiti intervenuti con l’obiettivo di rilanciare la Dottrina sociale della Chiesa, di richiamare i cattolici a una maggior coerenza e a un rinnovato impegno nella vita sociale, politica ed economica, per aiutare la società a uscire dalla crisi.
In particolare, il card. Tarcisio Bertone, segretario di stato del Vaticano, ha lanciato un forte appello alla coerenza, alla responsabilità, alla solidarietà e alla condivisione. “Chi vuole cambiare il mondo non può farlo da solo, ma assieme agli altri, mettendo in comune esperienze e riflessioni», e «senza condivisione non c’è trasformazione della società”. A tale proposito, il card. Bertone ha citato il celebre motto di don Milani: I care (“Mi prendo cura”).
Forte e unanime è stata la critica alla finanziarizzazione dell’economia, “che ha espulso dal suo centro non solo l’uomo ma perfino la produzione e il profitto” (Marco Vitale). Tutti sono stati d’accordo nel chiedere che siano rimessi al centro l’uomo, l’occupazione, l’impresa, l’innovazione, la creatività e la soddisfazione di bisogni veri, e che vengano riscoperte l’etica e la cooperazione. Il cristiano – è questo il richiamo di Benedetto XVI – non deve sottrarsi al compito di “evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Come non essere d’accordo?
Eppure, ci sia consentito di esprimere alcune idee, forse scomode, ma dettate dall’amore per il Vangelo e per la Dottrina sociale della Chiesa. La tipologia dei relatori intervenuti e l’assenza assoluta di ampi settori della vita civile, quali il mondo della marginalità, dell’immigrazione, del precariato e della sofferenza’ non denotano certo un’“opzione preferenziale per i poveri”, ma piuttosto per i potenti che hanno potuto fare bella mostra di sé.
I cattolici, nessuno escluso, compresi molti dei relatori presenti e tutti quei politici che si richiamano, a parole, alla Dottrina sociale, dovrebbero fare un serio esame di coscienza. Il nostro Paese è stato governato per decenni dalla Democrazia cristiana e, negli ultimi anni, retto da un governo di centro-destra che sbandiera continuamente i “valori cristiani”. Nei fatti, però, la classe politica italiana, anzi la “Casta”, non ha mai toccato un livello così basso di corruzione, di scandali e di tradimento della Dottrina sociale e del Vangelo, il cui messaggio – è bene ricordarlo – è molto esigente e non ammette sconti o compromessi.
I politici, purtroppo, rispecchiano in larga parte chi li ha votati, perché in Italia prevale la cultura del furbo, del farla franca, del non pagare le tasse, della chiusura verso il povero e il diverso, e della difesa a oltranza dei propri interessi e privilegi. Altro che I care! Dobbiamo avere il coraggio di riconoscerlo e di fare una sana autocritica. Cambiare si può. La crisi ce ne offre l’occasione.
È importante, dunque, riscoprire la Dottrina sociale della Chiesa e ripartire dal Vangelo. Ma non bastano i proclami e gli appelli generici. La Parola si deve incarnare nella vita quotidiana e nella società. È bene parlare di etica e di responsabilità.
Ma, allora, bisogna parlare anche di giustizia, di impresa etica, di finanza etica, di consumo responsabile, di imprenditorialità sociale, di sobrietà e di nuovi stili di vita. In semplici parole, del rapporto tra i cattolici e il denaro. Si tratta di un tema fondamentale, su cui bisognerebbe riflettere maggiormente. La vita (e la morte) di milioni di persone non dipende, forse, da un sistema economico folle e ingiusto che antepone il profitto alla vita? Non ha questo sistema prodotto oltre un miliardo di persone che vivono sotto il livello di povertà?
Altro tema appassionante, e che richiederebbe una straordinaria mobilitazione del mondo cattolico, è quello – purtroppo sempre attuale – della guerra e della pace e, quindi, del disarmo. Di fronte alle decine di guerre, grandi e piccole, che insanguinano il pianeta e provocano sofferenze e miseria, spetta a noi cattolici riscoprire e riflettere sui testi e le parole di pace di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, o Paolo VI. Papa Montini, che già nella sua appassionata esortazione ai rappresentanti dei popoli della terra nel suo discorso all’Onu (4 ottobre 1965) aveva detto: “Lasciate cadere le armi dalle vostre mani!”, nell’enciclica Populorum progessio del 1967 ribadiva: “Quando tanti popoli hanno fame (...) ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”. Nel documento La Santa Sede e il disarmo generale del giugno 1976, della Pontificia Commissione Giustizia e Pace, si leggeva: “La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa, è nella realtà un pericolo e un’ingiustizia per la natura stessa delle armi moderne e per la situazione planetaria [...]. Gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame”.
Parole sempre attuali, ma purtroppo dimenticate. Sono pochi i cattolici che, nell’aprire un conto corrente, si pongono il problema delle “banche armate”. Guerra e pace, denaro e povertà, ma anche costruzione di una economia “altra”, quella del bene comune, rispettosa dell’uomo e dell’ambiente: non sono temi appassionanti su cui impegnarsi? I cattolici non hanno nulla da dire su questo?
Una nuova classe politica e una nuova generazione di cattolici dovrebbero avere queste priorità. Ed è per questo che proponiamo di avviare un percorso parallelo al “Festival della Dottrina sociale della Chiesa” celebrato a Verona, per riflettere in maniera concreta su questi temi, che rientrano di diritto nell’insegnamento sociale della Chiesa, e per formare, non tanto una nuova classe dirigente cattolica, ma cattolici coerenti, consapevoli e responsabili, cittadini che possano essere il lievito di una nuova società. Ci sembra il modo migliore per prepararci alla Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2012), che avrà come tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”.

Nigrizia - 21/09/2011

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15