In marcia
Ore 14:30 di Sabato 24 Settembre 2011, ci stiamo precipitando fuori della superstrada, uscita Bussolengo, per raggiungere il punto d'incontro dove ci aspetta l'autobus che ci porterà a Perugia.
Quando ci avviciniamo a Piazzale Vittorio Veneto la scia di persone armate di zaino in fila come formiche lungo la strada ci fa capire che ci siamo. Scarichiamo gli zaini e ci avviamo verso il bus, ci vengono incontro Anna e Paola dell'organizzazione umanitaria "Vivere con dignità" che ha organizzato il viaggio, ci accolgono con un bel sorriso: "siete del gruppo di Bussolengo?", "si, io sono Gianantonio e lei è Monica, mia moglie", un abbraccio, una stretta di mano e via sul bus.
Prendiamo posto e intanto mentre aspettiamo il pullman si riempie di persone, facce diverse, giovani, anziani, bambini, variopinte sagome che chiacchierano tra di loro, scherzano, sistemano le loro cose e si mettono a sedere. Tutti diversi, ognuno con la sua storia, con i suoi pensieri, con i suoi problemi le sue gioie, ma oggi siamo tutti seduti in questo bus per il medesimo motivo, andare da Perugia ad Assisi per dire con forza tutti insieme che noi crediamo nella pace, che ripudiamo la guerra come strumento per risolvere i problemi tra i popoli, che un mondo civile tollerante e pacifico è possibile ed è maledettamente necessario, e questo lo diremo camminando, tutti insieme, veronesi, napoletani, romani, sardi... italiani, siriani, palestinesi, giamaicani, africani... bianchi, neri, orientali, uniti dall'inesauribile fiducia che una semplice marcia può cambiare le cose, che un mondo senza guerra si può fare e un giorno, non si sa quando, arriverà.
Il lungo viaggio verso Perugia si trascina per le incantevoli campagne del nostro paese, io sono totalmente assorbito dalle mie pagine, Monica dorme, qualcuno chiacchiera, qualcuno canta.
Quando raggiungiamo Prétola, un paesino in provincia di Perugia, ormai è già buio, la comunità di Prétola ci ha messo a disposizione una palestra dove dormire e ci preparerà una modesta ma ristoratrice cena a base di pasta e panini. Il nostro autobus e gli altri due del gruppo di Sommacampagna che ci hanno accompagnato nel viaggio si svuotano lentamente e la palestra si riempie di zaini, sacchi a pelo, materassini, brande, in un calmo caos che fa già respirare l'atmosfera di quel che ci aspetta l'indomani.
Di lì a poco arriva l'ora di cena e tutti si accodano diligentemente al punto di distribuzione, i volontari veronesi si occupano del servizio e quelli della comunità di Prétola nelle cucine si affannano a preparare penne al ragù e panini per circa 150 persone, mentre stanco e affamato assaporo le mie penne seduto con mia moglie su una panchina e penso: "certo che è incredibile cosa riesce a fare un pugno di persone animate da spirito di solidarietà e disponibilità a mettersi al servizio degli altri a titolo totalmente gratuito, se questa grande potenzialità dell'uomo venisse indirizzata, anche dai capi dei governi, nel proposito di costruire la pace anziché di distruggere ed uccidere, oggi vivremmo in un mondo diverso.
Mentre Monica chiacchiera con le amiche Diana e Giulia io mi attardo in cucina a ringraziare i cuochi e mentre sorseggiamo un caffé ci perdiamo in squisite riflessioni sulla pace, sulla questione palestinese, sulle responsabilità delle economie e delle coalizioni di governo negli squilibri mondiali che stanno spesso alla base dei conflitti, lo spirito della marcia di domani aleggia già come un fremito nei pensieri e nelle parole delle persone. Ci trasciniamo nella discussione fin oltre la mezzanotte e quando ci congediamo scopriamo che nella palestra l'armata della pace è già tutta a letto a riposare per la "battaglia" di domani, domani si marcia su Assisi!
Io durante la notte, cullato da 23 tipologie e tonalità diverse di russamento non chiudo occhio fino alle 4:00 e, mentre Monica ormai sta dormendo per terra causa sgonfiamento del materassino, io mi rigiro all'infinito nel girarrosto del mio sacco a pelo finché non crollo sfinito.
L'indomani alle 7:00 sveglia, colazione e zaino in spalla! Raggiungiamo il percorso della marcia e partiamo, per la verità siamo davanti alla testa del corteo che deve ancora partire, ma non siamo gli unici, gruppi variopinti di manifestanti attrezzati di bandiere multicolore della pace si riversano giù dagli autobus e pian piano il caos di manifestanti si addensa in un festoso biscione che lentamente procede verso Assisi, noi ci mescoliamo alla folla e ci facciamo trasportare dalla corrente di persone che, unite nel proposito come un sol uomo, cantano e festeggiano la vita in un clima totalmente pacifico e di profonda fratellanza.
Il fiume di persone diventa anche un fiume di parole, si parla di qualsiasi cosa, della questione palestinese, di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano assassinato la scorsa primavera nella striscia di Gaza, si parla dei 5 cubani in arresto negli Stati Uniti senza regolare processo, della guerra in Libia, del ruolo della NATO nella guerra in Libia, della sanguinosa repressione delle pacifiche proteste del popolo siriano e di quello yemenita abbandonati a loro stessi, dell'eccidio dell'etnia Tamil in Sri-Lanka, si parla di donare il sangue, dell'India liberata da Gandhi senza sparare un colpo, a parte quelli sparati dagli inglesi sugli inermi manifestanti del Mahatma.
Si parla con tutti, con un gruppo di siriani ci domandiamo come mai la NATO e gli americani si siano mobilitati "per il popolo libico", o almeno così dicono, nel più infelice e stupido dei modi, ovvero bombardando, mentre invece non hanno mosso un dito per fermare il massacro del popolo siriano perpetrato dal regime di Bashar al Assad, si gira uno di loro e guardandomi negli occhi mi dice solo: "No, non li vogliamo quelli! se ne stiano pure dove sono, il popolo siriano se la caverà da solo, il popolo siriano con la pace vincerà!".
Parliamo con tre ragazze sedicenni, apparentemente arabe, che sventolano bandiere palestinesi, convinti che lo siano le avviciniamo: "Ciao! siete palestinesi?", "no, siamo marocchine, ma siamo vicine al popolo palestinese e siamo qui per manifestare la nostra solidarietà alla causa palestinese", "ah! noi siamo stati in Palestina l'anno scorso! siamo cristiani, siamo andati in pellegrinaggio", "ah si? raccontateci, spiegateci, come sono i villaggi palestinesi? come stanno i palestinesi?", noi allora ci soffermiamo un po' a spiegare situazioni di povertà dove manca tutto, dove manca corrente e acqua, sovrastate da impeccabili e ben protetti insediamenti ebraici dove non manca nulla, neanche le piscine.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa e intanto il fiume di colori continua a scorrere ininterrottamente sotto i nostri occhi con il suo carico di umanità. Lungo la strada si susseguono Gazebo di una infinità di associazioni benefiche umanitarie e di volontariato che sono qui per dire la loro, per denunciare o raccogliere aiuti: Emergency, Libera, Legambiente, Freedom flottiglia 2, il movimento No-Tav, il Salesian convent Bethlehem che insieme con VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) collabora a produrre vino con i palestinesi delle colline di Betlemme, e poi una organizzazione che denuncia il genocidio dell'etnia Tamil in Sri-Lanka, la campagna "Walking Africa deserves a nobel" portata avanti dal CIPSI, un coordinamento di 48 associazioni di solidarietà internazionale, per chiedere l'assegnazione del premio Nobel 2011 per la pace alle donne africane...E poi ancora l'associazione che denuncia le atrocità commesse sugli orsi della luna in Asia per estrarre la loro preziosa bile ritenuta curativa per il colesterolo, i calcoli biliari e problemi cardiaci, e poi ancora mille e mille altre realtà...Tutto l'universo degli operatori di pace e di giustizia catalizzato ed attratto qui da una invisibile e misteriosa forza che come una stella polare guida e indica la via.
Nella fiumana di gente incrociamo anche Don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, l'associazione che si oppone con l'attivismo e la rinascita allo strapotere delle mafie, arrossato e trafelato si precipita a passo spedito con la sua guardia del corpo verso la destinazione, ormai siamo vicini! Ci immergiamo nei gorghi sempre composti e rispettosi di manifestanti che affollano Assisi, troviamo il tempo per una rapida preghiera alla tomba di S. Francesco nella Basilica inferiore e ci precipitiamo anche noi alla Rocca maggiore per assistere alla manifestazione. Sono le 15:40 quando arriviamo alla Rocca, abbiamo 15 minuti per riposare e ascoltare qualche testimonianza, dopodiché dobbiamo già correre giù alla vicina S. Maria degli Angeli per fare ritorno all'autobus che ci riporterà a casa. Sul palco un signore visibilmente emozionato sta leggendo una lettera di Egidia Beretta in Arrigoni, mamma di Vittorio Arrigoni: parla di Vittorio, della sua determinazione a mettersi al servizio delle vittime palestinesi che non ha mai vacillato, sui pescherecci bersagliati dai colpi delle fregate israeliane, o nei campi con i contadini esposti al fuoco dei cecchini, o a prestar servizio nelle corse delle ambulanze che raccattavano le vittime innocenti dei bombardamenti nella striscia di Gaza. Parla della sua incrollabile fiducia nella pace, nella non violenza, nella fratellanza e tolleranza reciproca, parla del sentimento di solidarietà ed empatia che ha sempre governato i suoi passi, fino al sacrificio della sua stessa vita pur di restare sempre ostinatamente al fianco degli ultimi.
Sul palco poi prende la parola il Signor ? , un italiano funzionario dell'ONU a Gerusalemme, ci racconta che è appena arrivato con un volo da New York dove ha assistito alla presentazione della richiesta ufficiale di adesione all'ONU del futuro stato palestinese avanzata alle nazioni unite dal presidente palestinese Mahmoud Abbas. Ci racconta poi che sceso dal palco dovrà prendere un altro aereo per fare ritorno alla sua Gerusalemme, dove lo aspettano i problemi di sempre, di una splendida e disperata città che pur riassumendo in sé gli albori della storia umana e delle tre grandi fedi monoteiste è ancora dilaniata da divisioni che la opprimono, la sfigurano e la immolano come un agnello sacrificale sull'altare della discordia e dell'odio interetnico e interreligioso.
Segue sul palco il sindaco di una Cittadina della Palestina il quale sottolinea la necessità impellente del riconoscimento di uno stato palestinese, spiega che quella richiesta ufficiale è la dimostrazione lampante della volontà dei palestinesi di risolvere la questione in modo pacifico, che i palestinesi rifiutano categoricamente l'idea della guerra, i palestinesi vogliono la pace, vogliono poter vivere in pace una vita normale in un libero e sovrano stato palestinese; oggi anche alcuni di loro del villaggio di Tuwani stanno partecipando ad una marcia della pace in terra palestinese per solidarietà con la nostra marcia italiana che oggi festeggia i 50 anni dalla prima edizione organizzata da Aldo Capitini nel lontano 1961. Un pugno di palestinesi in solidarietà e fratellanza con 600.000 italiani e non che riempiono i vicoli di Assisi...Solidarietà...Un sentimento che si muove su traiettorie ardite e insondabili, solca i mari e stende le sue ali su persone lontane, ciò che è lontano diventa vicino, ciò che è estraneo diventa importante anche per te e un po' del tuo amore e della tua compassione si spende per qualcuno che non conosci e che probabilmente non conoscerai mai, ma che di questi sentimenti ha estremo bisogno e senza magari neanche saperlo li sta già ricevendo da te.
Le 15:55! è ora di fare ritorno! recuperiamo le nostre compagne di ventura Diana e Giulia e ci precipitiamo giù per gli stretti e congestionati vicoli di Assisi per tonare a S. Maria degli Angeli e prendere l'autobus per il ritorno, nella discesa che porta alla Basilica superiore incrociamo un gruppo di persone che sale verso la rocca portando una enorme e lunghissima bandiera palestinese, se ne sono viste molte nella marcia di bandiere palestinesi. Fuori da Assisi ci accompagna lo stesso carosello di volti ormai stanchi e affaticati dall'impresa, mi guardo intorno, guardo mia moglie, un senso di serenità e pace mi pervade e traspare dai volti distrutti della gente, oggi abbiamo fatto una bella cosa, una grande cosa, è vero ora siamo stanchi morti ma quella dolce sensazione che sentiamo dentro e che accompagna i nostri passi verso il ritorno cos'è? in istante mi rendo conto che siamo tutti stremati, ma siamo felici...
In quel momento mi ricordo di un episodio successo in mattinata attraversando Bastia Umbra: verso le 13:00 incrociamo un banchetto dove su dei cartelloni bianchi qualcuno sta scrivendo qualcosa, una ragazza ci avvicina e ci dice: "dai! scrivete una frase significativa sulla marcia della pace per i bambini della scuola elementare...", io mi lascio convincere, impugno il pennarello blu, mi fermo qualche secondo a riflettere e mi viene in mente una sola frase che possa riassumere tutto questo.
Sul bianco della carta il blu del pennarello inizia a scrivere e traccia questi versi: "... amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.." (Gv 15, 9-17).
Restiamo umani