Dopo l'incontro con Antonietta Potente al Cipax, il 1° dicembre 2011
Che cosa c’entra il Concordato tra Chiesa e Stato; che cosa c’entra il pagamento dell’ICI richiesto agli enti ecclesiastici con la Pace e il Bene comune?
Antonietta Potente, nel terzo incontro organizzato dal Cipax e da altre associazioni giovedì scorso sulla problematica de “I Beni comuni per la Pace Giusta”, ha analizzato il tema in una prospettiva etica non astratta, ma concreta ed esistenziale, sottolineando gli impegni che devono far scendere i principi morali dalla teoria alla pratica.
Ha iniziato col dire che “oltre ad essere preoccupati per come vanno le cose sociali ed economiche, ci rendiamo conto che il parlare di bene comune ha qualcosa di molto retorico... Il "bene" appare sempre più privato e sempre meno comune. Dagli individui, alle associazioni; dai partiti, alle chiese e alle religioni, tutti sembriamo preoccupati della nostra sopravvivenza, anche quando non lo ammettiamo. La situazione economica mondiale, mette sempre più in evidenza l’ansia per il “mio bene”, più che per il bene in generale. D’altra parte, il "bene" è sempre più legato ai beni, alla loro quantità, per alcuni e alla minima necessità per altri… Averne pochi o tanti è significativo non solo nel mondo umano ma anche nel mondo della biodiversità cosmica. Il legame che esiste tra il bene e i beni, dunque, è sempre più intimo, ma allo stesso tempo, è sempre più compromesso… Alcuni dicono che abbiamo dimenticato il bene, perché sono subentrati i beni; ma forse, ciò che dovremmo cominciare a domandarci è quando e come abbiamo incominciato a chiamare le cose, oggetti e accessori, mobili ed immobili, beni? Chi ha compiuto questo interessante passaggio dal bene ai beni?”
Ma poi venendo a noi ha significativamente aggiunto: “al di là di questa storia del bene e dei beni, guardiamo la realtà. Oggi mentre il mondo si agita sotto l'antico spettro di una crisi diventata oramai cronaca quotidiana di una morte annunciata, secondo il titolo dell'opera dello scrittore colombiano Garcia Marquez, al di là di ogni lettura ideologicamente viziata sulla questioni del bene divenuto capitale e in seguito capitali, ciò che più ci colpisce è la realtà.
Denunciamo sprechi, denunciamo ingiuste manovre economiche forzate dagli organismi finanziari internazionali, ma c'è qualcosa che a mio avviso mette in discussione i nostri impegni. Alcuni credenti cattolici, chiedono alla chiesa di pronunciarsi sulla questione economica internazionale e, in qualche modo, tra diplomazia e opportunismi vari, la chiesa ufficiale riesce a lanciare neutralissimi comunicati anche se sempre accompagnati da fervorosi e moralistici appelli, rivolti, per altro, a credenti e non credenti. Ma ciò che non facciamo mai è chiedere delle vere e proprie riforme nell'ambito delle finanze e delle economie della chiesa.”
Da qui la richiesta da parte dei cattolici –per il bene stesso della Chiesa e per fedeltà a Gesù- oltre che della trasparenza dello IOR, quella di pretendere che gli enti ecclesiastici paghino l’Ici, e che infine si possa chiedere la rinuncia ai privilegi concordatari.
L’assemblea approvando tali sollecitazioni si è proposta di organizzare un’iniziativa l’11 febbraio, storica data della firma dei Patti Lateranensi tra Pio XI e Mussolini nel 1929.