Nuovi Stili di Vita e Rete Interdiocesana

12 dicembre 2011 - Adriano Sella (Coordinatore nazionale della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita )

Perché un credente deve ripensare lo stile di vita, personale e collettivo?

Il cristiano è chiamato alla sequela di Gesù Cristo, diventando suo discepolo così come hanno fatto gli apostoli. Diventare discepoli di Gesù Cristo significa imparare a vivere come Gesù Cristo e quindi comporta il cambiamento di vita, facendo proprio lo stile di vita di Gesù Cristo. Tanto è vero che gli apostoli hanno dovuto lasciare il tipo di vita che stavano facendo per poter far parte della comunità di Gesù: “Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono” (Mc. 1,16-17). Prima di questa chiamata degli apostoli, l'evangelista Marco introduce l'appello di Gesù rivolto a tutti: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc. 1,14-15).
Se leggiamo attentamente i Vangeli ci accorgiamo come le persone cambiavano la propria vita dopo aver incontrato Gesù. Se non avviene nessun cambiamento significa che non c'è stato un vero incontro con Gesù Cristo. Così è per l'Eucarestia: se dopo la Messa non avviene un cambiamento della nostra vita significa che quella celebrazione è stata un rito vuoto e non un vero incontro con il Cristo.
Il filo conduttore della quaresima è la parola conversione: “convertitevi e credete al Vangelo”. Purtroppo, questo cambiamento è stato ridotto solamente al digiuno, alla penitenza, alla preghiera e all'elemosina. Piccole cose a rispetto del cambiamento richiesto dalla parola biblica metanoia, usata dai Vangeli per sottolineare l’appello alla conversione. La parola grega metà-noia significa cambiamento di mentalità, deriva di metanoein che significa cambiare modo di pensare: composto di metà che indica mutamento o superamento, e di noein che significa pensare. Gesù Cristo ne fa una esigenza fondamentale per accogliere il regno di Dio (Mt 4,17) e per pensare e agire secondo Dio e non secondo gli uomini (Mc. 9,33). Si tratta di una rivoluzione religiosa e culturale che pone le condizioni per nuovi stili di vita.
Dai commentari biblici di Ortensio de Spinetoli su Matteo e di Joachin Gnilka su Marco (Cittadella Editrice) appare chiaro che il Messaggio di Gesù, come quello del precursore, è sia di carattere etico esigendo la conversione, ma anche teologico per accogliere la venuta del regno di Dio. Conversione (metanoia) è un invito a cambiare modo di pensare e di agire soprattutto nei riguardi del Messia e del Regno: liberarsi dai propri idoli e persino dalle proprie idee religiose; è una disposizione d’animo che significa apertura verso Dio; è un movimento di ritorno a come siamo stati fatti: creature di Dio; un cambiamento di rotta. Conversione (metanoia) non è solo cambiare idea (visione ellenistica), ma si allude alla svolta della vita, una svolta che vuole mutare completamente il corso della vita, avendo come meta Dio: il suo Regno di giustizia.
Si tratta quindi di una conversione che parte dal cuore e che si manifesta nell'impostazione della vita e nelle scelte concrete del vivere quotidiano.
Nell'Antico Testamento troviamo il fondamento dell'Esodo che si sviluppa sul paradigma delle liberazione dalla terribile schiavitù in Egitto alla conquista della terra promessa, luogo dove scorre latte e miele. Un passaggio radicale dal vecchio al nuovo: dall'oppressione alla liberazione. É Mosè che conduce il popolo di Dio verso il nuovo realizzando il cambiamento di vita del suo popolo. Come pure il profeta Elia che chiede al suo popolo di liberarsi da tutti gli idoli per poter vivere una vita davvero nuova, seguendo il Dio della vita e non gli idoli della morte.
Ritornando al Nuovo Testamento, Gesù Cristo ci conduce a vivere una vita impostata e realizzata sulla logica dell'amore: accogliendo il grande dono dell'amore che Dio offre continuamente all'umanità e chiedendo alla persona umana di rispondere con altrettanto amore. Una vita liberata da ogni logica e stile di odio, di individualismo, di egoismo e di morte. Liberarci dalle varie culture di morte non è semplice, ma richiede una cammino di conversione che ci porta ad assumere sempre più e sempre meglio la dimensione dell'amore che ci viene infusa dallo Spirito Santo. Ecco perchè il cristiano è la persona in divenire, ossia sempre in cammino verso la realizzazione del Regno di Dio, concretizzando l'unico comandamento che Gesù Cristo ci ha rivelato: amatevi l'un l'altro come io vi amato. La misura dell'amore è quella di Gesù Cristo e per raggiungerla bisogna dichiararsi sempre in conversione, per riuscire a concretizzarla sempre meglio e sempre più.
Il cambiamento parte dalla nostra testa e dal nostro cuore e si concretizza nelle scelte quotidiane. Come sottolinea molto bene Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in Veritate: “Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano. È necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, ‘nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti ” (n. 51);
Questo approccio lo troviamo concretizzato in maniera forte da Gesù Cristo quando i poveri e gli ultimi (storpi, ciechi, lebbrosi...) tentavano di avvicinarsi a lui. Il suo grande amore si manifestava in uno stile totalmente differente da quello dei suoi conterranei che tentavano di allontanarli dal maestro e di farli tacere quando innalzavano il loro clamore. Mentre Gesù faceva esattamente il contrario: li fa avvicinava e li lascia parlare, ascoltando quel clamore e liberandoli da ogni male e oppressione. Ecco come si concretizza l'amore di Gesù mediante uno stile di accoglienza, di incontro e di liberazione. Molto differente dallo stile di vita anche dei suoi discepoli che si manifestava nella tentazione di allontanare i poveri e di non farli parlare.
Cambiare stili di vita non è quindi solamente un'esigenza sociale ma è anche un'esigenza di fede. Il cristiano è chiamato a rinnovare continuamente i suoi stili di vita affinché siano consoni alle esigenze del Vangelo e rivelano nel concreto il grande amore di Dio verso l'umanità. Possiamo testimoniare la vita del Vangelo e diventare credibili mediante stili di vita che esprimono l'amore verso tutto il Creato e tutte le sue creature, come grande dono di Dio.
Lo ha espresso molto bene Benedetto XVI nel messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2009: “Fedele a quest'invito del suo Signore, la Comunità cristiana non mancherà pertanto di assicurare all'intera famiglia umana il proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società”.
Il papa Giovanni Paolo II percepisce l’importanza di questo movimento di cambiamento di vita, promosso dal basso, e lo fa diventare parte della dottrina sociale della Chiesa, mediante i suoi documenti pontifici.Infatti, nella Sollicitudo Rei Socialis (1987) il numero 47 contiene un appello che la base faccia pressione sui vertici mediante lo stile personale e familiare della vita. Successivamente, nel discorso ai giovani di Lucca del 1989 viene esplicitata l’inversione di rotta, dichiarando: “spetta a voi promuovere una inversione delle tendenze sulle quali cammina il mondo”. Nella Redemptoris Missio (1990) sottolinea che la nuova evangelizzazione porta a nuovi stili di vita, riprendendo la campagna ecclesiale Contro la fame cambia la vita: “una vita più austera che favorisca un nuovo modello di sviluppo” (n.59). “Occorre, perciò, stimolare e sostenere la conversione ecologica, che in questi ultimi decenni ha reso l’umanità più sensibile nei confronti della catastrofe verso la quale si stava incamminando. L’uomo non più ministro del Creatore, ma autonomo despota, sta comprendendo di doversi finalmente arrestare davanti al baratro” (Udienza del 17 gennaio 2001).
Ma sarà l’enciclica Centesimus Annus (1991) a far risuonare in maniera chiara e forte l’appello ai cambiamenti degli stili di vita(n. 36-52-58-60), soprattutto nei numeri 36 e 58: “costruire stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”; “ciò sarà possibile non solo attingendo al superfluo, che il nostro mondo produce in abbondanza, ma soprattutto cambiando gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società”.
Concretizzando: inquinare l'ambiente mediante la produzione di tanti rifiuti, consumare in maniera da distruggere la natura e far male anche alla salute dell'umanità, rifiutare i diversi e non impegnarsi per la giustizia di Dio...sono tra i tanti vecchi stili di vita che dobbiamo cambiare. Altrimenti, non possiamo testimoniare che amiamo la Creazione di Dio e che la trattiamo come suo dono, quando invece la sfruttiamo come una merce con la logica dell'usa e getta. Tutto oggi sta diventando usa e getta, mediante la cultura della mercificazione di tutto: le cose, le persone, i beni naturali ma anche Dio usati e gettati a proprio piacimento.
Il grande Cardinale, Carlo Maria Martini, ha parole forti e profetiche quando ci richiamo all'impegno della giustizia sociale come cristiani: “secondo la Bibbia, la giustizia è più del diritto e della carità: è l'attribuzione fondamentale di Dio. Giustizia significa impegnarsi per chi è indifeso e salvare vite, lottare contro l'ingiustizia. Significa un impegno attivo e audace perché tutti possano convivere in pace. La giustizia deve vegliare affinché il diritto, così com'è formulato nelle leggi, consenta a tutti gli uomini un'esistenza dignitosa. Gesù ha fato la vita per la giustizia. Ha cercato il dialogo con i potenti oppure ha rappresentato per loro un elemento di disturbo. Si è schierato dalla parte dei poveri, dei sofferenti, dei peccatori, dei pagani, degli stranieri, degli oppressi, degli affamati, dei pagani, degli stranieri, degli oppressi, degli affamati, dei carcerati, degli umiliati, dei bambini e delle donne (...)è ripugnante parlare di Dio e non essere fedeli alla sua caratteristica principale, la giustizia” (stralcio tratto dal libro Conversazioni notturne a Gerusalemme).
Gesù Cristo ci chiama poi a far parte della sua comunità, come suoi discepoli, e a vivere in una dimensione comunitaria la vita nuova proposta dal Vangelo. Il libro degli Atti degli Apostoli ci presenta molto bene come i primi cristiani vivevano insieme e come la dimensione comunitaria è fondamentale per la vita della prima comunità cristiana: “Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (Atti, 2, 42-47). L'autore traccia un quadro ideale della comunità: insegnamento apostolico, relazioni nuove che si stabiliscono tra credenti, solidarietà e condivisione nell’uso dei beni, celebrazione eucaristica e preghiera. Gli Atti degli Apostoli presentano come i cristiani si sono proposti di realizzare nuovi stili di vita, molto differenti da quelli del loro tempo.
Il battesimo pone il cristiano dentro alla comunità cristiana, chiamata Chiesa, per poter vivere la sua fede non in maniera individuale ma in forma comunitaria, seguendo lo stile di vita della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo: tre persone in un'unica grande realtà. Ecco perché la Chiesa Italiana ha sottolineato in maniera forte, in questi anni, che le parrocchie devono diventare sempre più comunità, e sempre meno distributori di sacramenti o agenzie di servizi. Il cristiano è chiamato quindi a non ricevere solamente sacramenti, ma a far parte di una comunità ed impegnarsi per costruirla come la famiglia di Dio.
I nuovi stili di vita devono essere vissuto anche nella dimensione ecclesiale nei suoi tre livelli: personale, comunitario e istituzionale. Ossia, cambiare la vita dei cristiani, delle comunità cristiane e fino a cambiare le istituzioni ecclesiastiche, affinché il tutto, nella sua diversità, possa testimoniare la vita del Vangelo di Gesù Cristo.

La Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita e i suoi obiettivi

È stata l'esigenza di cambiamento da farsi insieme che ha promosso la Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita. In concreto è stata una camminata, realizzata durante il 2006 dalla Commissione diocesana dei Nuovi Stili di Vita di Padova che ha sentito l'esigenza di incontrarsi con organismi di altre diocesi, impegnati nella promozione dei nuovi stili di vita, per poter scambiarsi esperienze e idee su come far crescere i nuovi stili di vita nell'ambito ecclesiale. Quella camminata ha acceso la voglia di unirsi. Infatti, nel gennaio del 2007 si sono incontrati, per la prima volta, organismi di 6 diocesi che hanno deciso di fondare la Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita con l’intento di unire conoscenza ed esperienze per promuovere un movimento del popolo di Dio sui nuovi stili di vita nella Chiesa e nella società. Gli organismi diocesani fondatori sono: Commissione Nuovi Stili di Vita della PSL (Padova), Commissione Nuovi Stili di Vita del Centro Missionario (Verona), Ufficio per gli stili di vita (Venezia), Pastorale del Creato della PSL (Brescia), Pastorale Sociale e del Lavoro (Trento) e l’Istituto per la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia (Bressanone e Bolzano).
Da quella prima riunione di 6 diocesi, che ha stillato l'inizio della Rete Interdiocesana, è partito un cammino che ci ha fatto fare molta strada e che ha già prodotto diversi e importanti frutti. Tante diocesi si sono unite in un crescendo che ancora oggi continua, mediante l'adesione di uffici diocesani come la Pastorale Sociale e del Lavoro, il Centro Missionario Diocesano, la Caritas diocesana, la Pastorale Familiare, ma anche alcuni Uffici diocesani specifici per gli stili di vita.
Oggi sono già 53 diocesi che fanno parte della Rete Interdiocesana. Le ultimi diocesi che sono entrate in Rete sono le 4 diocesi siciliane: Agrigento (Ufficio Missionario); Siracusa (Caritas); Caltagirone (Ufficio Missionario) e Messina (Consulta dei Laici). All'inizio, la grande maggioranza delle diocesi erano del Nord-Est, poi si è allargata al Nord-Ovest, successivamente al Centro Italia, oggi arriva fino alla regione Puglia, partendo dall'estremo nord con la diocesi di Bolzano fino all'estremo sud con la diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca, estendendosi recentemente fino alla Sicilia. Per questo, è stato necessario suddividere le diocesi in due grandi aree per dare la possibilità a tutti di partecipare senza fare grandi distanze: l'area Centro-Nord che raccoglie 32 diocesi e l'area Centro-Sud che comprende 17 diocesi. Recentemente anche l'area siciliana che s'incontra a Caltagirone, mentre la prima s'incontra a Verona e la seconda a Pescara. Tuttavia, altre aree possono sorgere in modo da rendere possibile a tutte le diocesi di aderire nel partecipare in maniera effettiva e affettiva.
La Rete Interdiocesana nasce dal basso: questa è l’originalità della rete. Poiché non c’è stato nessun mandato istituzionale ma una volontà creativa dal basso. Infatti, per la grande maggioranza sono stati i responsabili o membri degli uffici diocesani che hanno sentito l'importanza di mettersi in rete, a volte sollecitati e stimolati dai propri laici. Sono poche le adesioni che sono partite dallo stesso vescovo che ha spinto l'ufficio diocesano a far parte della rete. Ci teniamo a sottolineare questa maturazione dal basso perché corrisponde all'approccio dei nuovi stili di vita che nascono, si diffondono e maturano dal basso, ossia da persone che si sentono responsabili del cambiamento della realtà e che non lo aspettano più dall'alto, ma che si danno da fare per operare una rivoluzione silenziosa promossa da persone semplici e dalla vita quotidiana.
La Rete non è un’associazione o una cooperativa, per cui non si è data uno statuto e neppure esige adesioni formali e rigorose. È stata scelta la forma della rete, dando una struttura organizzativa leggera per favorire lo svolgimento partecipativo, privilegiando il metodo consensuale. Le esigenze per entrare in rete sono le seguenti: essere un organismo diocesano che vuole impegnarsi per i nuovi stili di vita e che fa propri gli obiettivi stabiliti dalla rete. Quello che misura e testimonia l’appartenenza alla rete sono la partecipazione alla vita della rete, mediante le sue riunioni, laboratori e convegni, e l’impegno nella pastorale dei nuovi stili di vita.
La Rete Interdiocesana ha scelto di strutturarsi non in maniera piramidale. Infatti, non esiste un presidente oppure una consiglio di presidenza, ma solamente una segreteria operativa che coordina tutto il lavoro mediante il suo coordinatore. Oggi c'è un coordinatore nazionale e dei referenti regionali. La strutturazione scelta è quella partecipativa e utilizzando il metodo consensuale.
Dopo alcuni mesi di vita, la Rete ha voluto delineare i propri obiettivi che sono diventati gli indicatori del cammino. È stato un percorso molto importante e proficuo che ci ha portato a definire gli obiettivi della Rete, dandoci quindi un’identità. Siamo partiti dalle esigenze che ha fatto sorgere la Rete, raccogliendo anche altre proposte, poi si è passati alla fase di riflessione, approfondimento e di discussione degli obiettivi, successivamente c’è stato il momento delle modifiche e della sintesi, fino ad arrivare alla stesura di 10 obiettivi. Aggiungo una mia breve spiegazione, sotto ogni obiettivo, in modo da far cogliere meglio le motivazioni che ci hanno portato alla stesura dell’obiettivo.
1. Obiettivo: Far crescere l’amore per il Creato e le sue creature a partire dal messaggio biblico.
La Rete sente l’impegno urgente di far crescere attenzione, rispetto, salvaguardia e amore verso il Creato e le sue creature, superando questa situazione attuale dove prevale il poco rispetto, l’uso egoistico, la violenza e il trattamento come merce della Creazione. Di fronte al tentativo contemporaneo di mercificare tutti i beni del Creato, noi dobbiamo recuperare la dimensione del bene comune, salvaguardando i beni della Creazione in quanto sono un grande dono di Dio. Il messaggio biblico ci chiama a trattare il Creato come un dono prezioso di Dio e ad amministrarlo come bene comune, sulla scia di Genesi 2 “custodire e coltivare”. Il Creato non deve essere ridotto alla natura, ma riguarda tutta la Creazione di Dio con tutte le sue creature, comprendente anche l’umanità che deve avere un posto di grande responsabilità ed un’attenzione speciale.
2. Obiettivo: Stimolare nuovi stili di vita, ricercando insieme percorsi e piste pastorali.
Vogliamo suscitare sempre più nuovi stili di vita, cambiando i vecchi che sono dannosi per noi, per l’ambiente e per il pianeta terra. Questo impegno investe la nostra vita quotidiana e richiede il cambiamento di scelte che sono feriali e a portata di tutti. Per promuovere nuovi stili di vita è necessario ricercare percorsi e piste pastorali che coinvolgono tutti e che conducono, in maniera progressiva e sulla linea del processo, al cambiamento della vita. La ricerca di piste pastorali è uno degli obiettivi più presenti nella vita della Rete, perché questo è uno dei problemi che tutti noi abbiamo: trovare piste pastorali per poter coinvolgere tutto il mondo ecclesiale all’adozione di nuovi stili di vita. Questo obiettivo coinvolge molti momenti di confronti, soprattutto i nostri laboratori e convegni.
3. Obiettivi: Scambiare esperienze ed iniziative, valorizzando le risorse a livello culturale ed organizzativo, incoraggiando dinamiche di emulazione.
Questo è stato soprattutto l’obiettivo fondante della Rete. Infatti, siamo partiti da questa esigenza di scambiare idee, cammini, esperienze, iniziative, proposte ecc., raccogliendo questa grande ricchezza che è presente nelle nostre diocesi e che spesso resta per se stessi. Si tratta della dimensione propositiva dei nuovi stili di vita, cioè mettere in circolazione il bene che esiste e che è presente per poter diffondere dinamiche di emulazione. Ossia contagiare gli altri con il positivo della vita, riprendendo l’appello del papa Paolo VI quando dichiarò che oggi l’umanità ha bisogno più di testimoni che di maestri e i veri maestri sono prima di tutto testimoni. La condivisione che avviene in tutte le nostre riunione, dedicando solitamente l’ultima parte dell’incontro, si trasforma generalmente in una ricchezza enorme che valorizza le tante risorse culturali e i tanti modi organizzativi, i quali possono favorire maggiormente la crescita dei nuovi stili di vita
4. Obiettivo: Favorire capacità critiche verso gli attuali sistemi di sviluppo e di consumo con una visione profonda dell’umano.
Bisogna educare ad avere una coscienza matura e critica verso gli attuali sistemi di sviluppo e di consumo, ossia percepire quali sono le cause che generano i mali del mondo contemporaneo. Questo è importante per non conformarci al sistema e che ci permette di non cascare più in azioni assistenzialiste, cercando di percepire come rimuovere le radici del male e generare finalmente sistemi di giustizia. Questa capacità critica parte da una visione profonda dell’umano che non può mai essere ridotto ad un tubo digerente, come lo vuole l’attuale sistema consumista, per poter riscoprire le varie dimensioni fondamentali della vita umana: tra le quali l’esigenza sempre più forte delle relazioni umane. Si tratta di recuperare un’antropologia nuova che non riduce più la persona ad un mero consumatore, ma che recupera la dimensione della cittadinanza.
5. Obiettivo: Organizzare e promuovere convegni e laboratori di approfondimento
Fin dall’inizio, sono stati organizzati dei convegni e dei laboratori per poter approfondire insieme le varie questioni e dimensioni. Il laboratorio viene intesto come un momento di lavoro di gruppo e di ricercare insieme cammini e piste pastorali, mediante un coinvolgimento rilevante dei partecipanti alla riflessione e a alla proposizione e attraverso dinamiche che facilitano l’emergere del ricco apporto che ciascuno può offrire. Il convegno è un momento aperto a molte più persone che sono interessate ad approfondire la tematica dei nuovi stili di vita, mediante l’aiuto di esperti relatori. Il tutto viene inteso come un apporto alla formazione permanente di chi opera nel campo dei nuovi stili di vita.
6. Obiettivo: Elaborare iniziative di rete (campagne, tematiche e azioni), avendo anche parole comuni sulle politiche ambientali.
La Rete s’impegna anche ad elaborare alcune campagne ed azioni che diventano comuni per tutte le diocesi, in modo da aggregare attorno a quell’azione tutte le nostre forze e rendere possibile un esito positivo, come è avvenuto per la campagna “Acqua: dono di Dio e bene comune”. Tuttavia la Rete Interdiocesana non vuole imporre dall’alto campagne o azioni a tutte le diocesi, ma suscitare l’incontro tra le diocesi nel trovarsi insieme per costruire e avviare azioni interdiocesane anche per avere un parola comune su scelte politiche, rispettando però l’autonomia diocesana e sollecitando la promozione di tante iniziative proprie delle diocesi.
7. Obiettivo: Coinvolgere le diocesi e tutte le loro strutture e organismi ecclesiali, valorizzando i cristiani come soggetti protagonisti della Chiesa
Questa è un'altra difficoltà che tutti abbiamo e per questo diventa impegno costante: riuscire a coinvolgere tutta la propria realtà ecclesiale diocesana nella promozione dei nuovi stili di vita. Partendo dalla convinzione che i nuovi stili di vita non appartengono solamente ad un ufficio pastorale, ma sono trasversali e devono diventano l’impegno di tutte le comunità parrocchiali, di tutti i gruppi e movimenti ecclesiali, di tutti gli organismi e strutture diocesane. Valorizzando i fedeli come soggetti della Chiesa e non più oggetti dell’evangelizzazione, facendo emergere e formando cristiani adulti, capaci di essere sempre più protagonisti anche di nuovi stili di Chiesa.
8. Obiettivo: Formare ed aggiornare operatori per nuovi stili di vita
È la necessita di formazione per coloro che operano nella promozione dei nuovi stili di vita, in modo da essere capaci di mettere in atto percorsi che conducono al cambiamento, riuscendo a coinvolgere la gente nel realizzare un processo fatto di tappe che permette di far crescere sempre più il nuovo. La formazione e l’aggiornamento sono importanti anche per dare un approccio cristiano all’impegno dei nuovi stili di vita, alimentando gli operatori della Parola di Dio che ci appella e ci chiama a cambiare vita, sapendo dare anche motivazioni forti che vengono dalla nostra Fede.
9. Obiettivo: Creare sinergie fra i gruppi e le associazioni del territorio con obiettivi comuni
Oltre a favorire l’incontro tra le diocesi, la Rete Interdiocesana sente la necessità di fare rete anche con tutti i gruppi e le associazioni del territorio che s’impegnano per i nuovi stili di vita. Si tratta di valorizzare l’impegno della società civile organizzata, la quale in diversi nuovi stili di vita ci ha preceduto, e stabilire momenti di collaborazione e di incontro, rispettando le differenze che sono sempre una ricchezza e creando sinergie per poter raggiungere obiettivi comuni, salvaguardando la differenziazione di approcci e di motivazioni, ma sapendo condividerle per un confronto proficuo.
10. Obiettivo: Collaborare con il gruppo Custodia del Creato della CEI per approfondire la relazione Dio – Persona – Ambiente alla luce della Rivelazione
La Rete Interdiocesana facendo parte del gruppo Custodia del Creato della CEI vuole impegnarsi sia a dare suggerimenti per il tema della Giornata della Salvaguardia del Creato, ma soprattutto dare una mano ad approfondire la relazione che deve esserci, secondo la Rivelazione, tra Dio, persona e ambiente, per non cascare in forme fondamentaliste a favore di un verso o dell’altro, come è avvenuto nel passato, ma riuscendo a stabilire un rapporto biblico tra Dio, l’umanità e la natura.
La Rete Interdiocesana è senza dubbio un seme molto importante che è stato gettato nella nostra Chiesa Italiana e che darà molto frutto, aiutando la nostra Chiesa ad impegnarsi a cambiare gli stili di vita ma anche gli stili di Chiesa, così come hanno fatto le Chiese del Sud del Mondo. In modo da riporre la Chiesa, in tutti i suoi livelli, sui passi della prima comunità cristiana per poter vivere e testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo in tutte le sue molteplici dimensioni e strutture.
Vi invito a dare uno sguardo al sito della Rete Interdiocesana nuovi Stili di Vita che è ricco da tante proposte ed iniziative sui nuovi stili di vita, ma dove trovate anche tutte le iniziative realizzate nella varie diocesi della Rete.
Fare rete è uno dei tanti nuovi stili di vita e noi lo abbiamo concretizzato a livello ecclesiale. Camminare insieme sui passi di Gesù Cristo è la sfida che ci siamo posti e che ci fa essere creativi nel cambiamento quotidiano.

Adriano Sella
Coordinatore nazionale della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita

Sito della Rete:www.reteinterdiocesana.wordpress.com

Bibliografia:
 Adriano Sella, Miniguida dei nuovi stili di vita, Editrice Monti, Saronno (VA), 20102.
• Adriano Sella, Via Crucis dei nuovi stili di vita, Emi, Bologna, 2010.
• Adriano Sella intervistato da Daniela Sherrer, Come cambiare il mondo con i nuovi stili di vita, EMI, Bologna, 2011.
 Adriano Sella, Per una Chiesa del Regno. Nuove pratiche per riportare il cristianesimo all’essenziale, EMI, Bologna, 2009.
 Francesco Gesualdi, Sobrietà, Feltrinelli, Milano, 2005.
• Francesco Gesualdi, L’altra via. Dalla crescita al benvivere, programma per una economia della sazietà, Altreconomia e Terredimezzo,Milano, 2009.
 AA:VV: Quotidiano responsabile. Guida per iniziare giorno per giorno a prendersi cura del Creato e degli altri, EMI, 2004.
 Giulio Battistella, Nuovi Stili di Fede, EMI, 2006.
 Diocesi di Cuneo-Fossano, A piedi nudi, sussidio sui nuovi stili di vita, 2009.

Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita
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tel. 049 773687, fax 049 8073307
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