Wislawa Szymborska, donna di pace
Per ricordare Wisława Szymborska
(Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1 febbraio 2012)
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
L’ordine, seppure approssimato,
certo non viene da solo.
C’è chi deve rimuovere le macerie
al bordo delle strade,
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve calarsi
nella mota e nella cenere
tra le molle dei divani letto,
tra le schegge di vetro,
tra gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinate una trave
per puntellare un muro.
C’è chi rimetterà vetri alla finestra,
e incardinerà le porte.
Fotogenico non è
e richiede anni e anni.
Tutte le telecamere
sono già fuori,
per un’altra guerra.
I ponti riattivare,
e le stazioni rifare.
Ridotte a brandelli le maniche
a furia di rimboccarle.
Uno, con la scopa in mano,
che ancora ricorda come fu.
Uno che ascolta
annuendo col capo superstite sul collo.
Ma, in zona, cominceranno ad aggirarsi
quelli che ne saranno annoiati.
C’è chi andrà ancora
a disseppellire sotto un cespuglio
argomentazioni corrose dalla ruggine
per depositarle sulla pira delle scorie.
Chi sapeva di che si trattò
deve far posto a chi
sa troppo poco.
O meno di poco.
Oppure lo stesso che niente.
Tra l’erba che ha coperto
le cause e gli effetti
dev’esserci qualcuno disteso,
con una spiga tra i denti
a guardare le nuvole.
(Wislawa Szymborska, Inizio e fine)