Seminario di studio

"La compassione che si fa grido. Educare i giovani alla giustizia e alla pace"

Comunicato finale del seminario
Commissione Nazionale Giustizia Pace e Creato della Famiglia domenicana

"Quando ho ricevuto l'invito a condividere la mia esperienza in questo seminario,
mi sono sorpreso perché oggi sono pochi gli spazi di ascolto dei giovani".
Alessio, 28 anni

Il 25 febbraio si è svolto a Roma il secondo seminario tematico promosso dalla Commissione Nazionale Giustizia Pace e Creato della Famiglia domenicana. "La compassione che si fa grido" è stato l'invito ai circa 40 partecipanti che, tra relazioni, interviste e gruppi di lavoro, hanno riflettuto in gruppo su quanto le grida che ci arrivano dalla nostra società, in particolare dai giovani, toccano la nostra sensibilità e le nostre viscere, e ci spingono ad agire, "gridando" a nostra volta le ingiustizie che lacerano la speranza, minano le prospettive di futuro, lastricano di paure le strade dei sogni.
L'immagine che emerge dalla giornata di studio è una generazione di giovani e adulti con un senso profondo di mancanza di opportunità e speranza (lavoro, studio, famiglia..) e un esercito di adulti che non si lasciano educare e interrogare dalla realtà, e optano spesso per la passività e l'indifferenza. È chiaro a tutti ormai che il modello economico adottato fino ad ora come l'unico possibile, non solo affama intere popolazioni (i cosiddetti sud del mondo) ma sta minando la sicurezza economica, sociale e politica di quelle nazioni considerate sviluppate e ricche.

"Rischiamo di perdere i punti di contatto con i giovani. Gli adulti devono ascoltare la diversità di generazioni. Come educarci insieme, giovani e adulti?" Così ci ammonisce fra Domenico Cremona nella sua introduzione al seminario.
Andrea Baranes alla domanda su come siamo arrivati a una crisi così profonda e come ne possiamo uscire, risponde: "Le difficoltà a uscire da questa crisi non sono tecniche, ma culturali. Possiamo uscirne, ma è necessario proporre investimenti finanziari che non siano staccati dall'economia reale e produttiva del paese. Perché non è la finanza e la speculazione che porta la crescita in un paese. Oggi si può speculare anche sul prezzo del grano e la gente che vive sul grano si affama perché qualcuno guadagna sul cambiamento di prezzo. Molte congregazioni religiose hanno soldi in banche alle quali non chiedono mai come usano il proprio denaro. Se si creasse un movimento critico in questo senso, credo che il cambiamento sarebbe possibile."
Don Renato Sacco ci invita a essere lungimiranti sul tema del disarmo: "Che senso ha oggi acquistare i cacciabombardieri F35 quando con lo stesso investimento potremmo migliore educazione, sanità e sicurezza? Gli interventi armari in Irak e Afganistan hanno mietuto tante vittime e tanto risentimento nella popolazione locale. In guerra una delle prime vittime è la verità, quindi l'informazione. Mi sono recato diverse volte in Irak e ascoltare le storie delle persone che hanno perso un figlio, un fratello, un parente in un bombardamento intelligente è straziante."

Il momento che ha tenuto un po' tutta l'assemblea in ascolto, compresa la classe del V liceo che ci aveva appena raggiunti, è stato quando sono intervenuti Daniela Roggero e Alessio D'Angelo, i due ragazzi che avevamo invitato per provocare i due relatori della tavolta rotonda. Due esperienze e due vissuti diversi, ma che si sono integrati perfettamente. Daniela ha fatto dell'educazione alla giustizia e alla pace il suo leit motiv, lo ha definito il suo "progetto di vita lavorativa e privata". Dice "le mie scelte quotidiane sono elementari, sono gocce rispetto a un mare di cose che non vanno, ma le faccio lo stesso. Cosa posso fare io perché tutti si impegnino? Spesso vado nelle scuole a condividere la mia esperienza con i bambini soldato e vedo che i ragazzi rispondono interessati, e sento che il seme è gettato. Non piace parlare di conflitto tra generazioni, io non lo vedo. Per me dobbiamo educarci ed educare le nostre comunità. Che ci vuole? Facciamolo!"

Alessio ci racconta un po' il suo percorso personale e condivide il suo sogno: "Ho scelto giurisprudenza perché volevo fare il magistrato, era il mio sogno. I miei punti di riferimento erano Falcone e Borsellino. Poi la vita mi ha costretto a dover lavorare e studiare allo stesso tempo: il ritmo degli esami si è rallentato e nel frattempo la burocrazia con la Riforma Gelmini ha fatto si che per fare il magistrato la strada è ancora più lunga e difficile. La frustrazione è avere sogni e constatare di non avere le opportunità come gli altri per poterli inseguire. Simbolicamente credo che noi giovani stiamo un po' come in quelle case da Ikea dove in 20 metri quadrati hai tutto ciò che ti serve, molto funzionale, ma in uno spazio così ristretto che non respiri."

Concludono la mattinata i due relatori della tavola rotonda, Lilia Illuzzi e Don Luca Pandolfi: la prima ci accompagna a riflettere che il mondo digitale del Web 2,0 (i social network) non è qualcosa di cui avere paura ma uno spazio con il quale entrare in contatto, sapendo equilibrare bene "Silenzio e Parola", come ci invita il Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2012. Lilia afferma: "Quello che viviamo nella vita reale lo riportiamo nello spazio dei social network. Questi strumenti sono diventati oggi anche fonti importanti di informazione, per questo dobbiamo fare attenzione e seguire il percorso dell'accordo commerciale plurilaterale, il cui acronimo è ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement"), che intende attivare una serie di misure per controllare ciò che si scambia e si condivide in internet."
Al secondo relatore, Don Luca, abbiamo chiesto di aiutarci a delineare le caratteristiche della gioventù attuale. Dice: "Forse dobbiamo smetterla di considerare giovani degli adulti di 30-35 anni. Spesso il problema è degli adulti che non vogliono far crescere i giovani. Credo che la sfida è di educare gli adulti. Un'immagine che rifiuto è quella che oggi i giovani sono sfortunati, io credo siano vittime di un sistema che non offre opportunità. Davanti alla sfortuna non possiamo fare nulla; davanti all'oppressione della vittima possiamo agire per cambiare le cose e quindi avviare un processo virtuoso di liberazione."

Ciò che è più difficile sintetizzare in queste pagine è la ricca partecipazione degli interventi delle persone nei lavori di gruppo e nei momenti di scambio.

Non so se abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo proposti con il seminario, però siamo certi che ha gettato qualche seme per alimentare un po' di senso critico in noi, adulti e giovani, per abitare questa storia con maggiore com-passione. Come ci dice fra Brian Pierce nel suo intervento a chiusura del seminario: "È importante per noi ricordare che i frati (Montesinos e la sua comunità) non scapparono dal dolore del prossimo. Anzi, si lasciarono toccare fin nelle viscere, affrontando il male che quotidianamente gli si presentava davanti ai loro occhi. E' ciò che videro con i loro occhi, ciò che hanno gridato con tutte le loro forze.”

NOTA: Sul sito www.giustiziaepace.org, sono disponibili alcuni dei materiali e le foto. In particolare vi segnaliamo la scheda didattica preparata per il seminario che potete scaricare.

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