Elogio della normalità
“Carissimo don Tonino,
come sei sempre vivo, come allora, più di allora. Come le tue parole ci risuonano dentro, come ci scuotono, come ci rovesciano. Perché vengono dal di dentro, dal di dentro del tuo cuore, così pieno di Dio, così pieno dell’umanità, di tutta l’umanità, proprio a cominciare da quella più emarginata e sofferente”.
Così monsignor Luigi Bettazzi si rivolge idealmente all’amico vescovo don Tonino Bello richiamando la viva attualità del suo messaggio e sintetizzando le ragioni profonde del suo magistero e della sua santità.
La voce calda e appassionata del pastore-profeta, nostro conterraneo e contemporaneo (nasce ad Alessano il 18 marzo 1935), anziché affievolirsi col passare del tempo, continua a diffondersi e a risuonare con crescente vigore nella mente e nel cuore di tanti, specialmente giovani, che non si rassegnano al mondo così com’è ma sono amici del cambio, sentinelle del mattino.
Molti, e non solo tra i credenti e i praticanti, nutrono i loro sogni diurni e alimentano le lampade del loro impegno religioso e civile leggendo i suoi testi, riascoltandone i discorsi o pregando sulla sua tomba ad Alessano.
Altri già da tempo si rivolgono a lui per chiedere una grazia e perfino un miracolo. Ma grazie e miracoli, spero, coerenti allo stile della sua santità!
Se con evangelica semplicità lui stesso considerava del tutto normali le sue scelte di povertà solidale, le coraggiose denunce dell’ingiustizia, dei conflitti armati, la sua dedizione totale per i drop-out e gli immigrati, il suo costante camminare insieme, alla sequela di Cristo, sul passo degli ultimi, allora potremmo anche noi invocarlo per un miracolo…alla sua portata. Un miracolo alquanto insolito, ma che oggi risulta davvero urgente e per tutti necessario: quello di tornare alla normalità!
Viviamo, infatti, un tempo di eccezionali e preoccupanti anomalie che segnano ogni dimensione della vita pubblica e privata. Da una parte eccessi di corruzione e di malaffare nella politica e nella gestione delle risorse, eccessi dei poteri di casta spesso intrecciati ai tentacoli criminali delle piovre. Dall’altra i deficit dell’economia e della finanza aggravati da quelli dell’etica e dei diritti umani. In altre parole enormi deficit di futuro e di speranza.
Eccessi e deficit che accrescono le dosi sociali della rassegnazione, attivano i circuiti velenosi di vecchie e nuove dipendenze, spingono a forme anche inedite di violenza, di aggressività e di disperazione.
Tornare alla normalità, vivere la normalità quotidiana può sembrare, perciò, un’ingenua utopia, una cosa… dell’altro mondo.
In un paese normale, ogni persona ha un volto, un nome, una dignità che vale più del denaro. Ognuno può trovare un lavoro e ogni lavoratore non è merce da barattare o da svendere, né può diventare improvvisamente un inutile esodato o un ingombrante esubero.
In un paese normale la politica è arte nobile e servizio generoso per il bene comune e non maschera per affari di famiglia o di clan. L’economia e la finanza sanno investire risorse a vantaggio dei più deboli, dei giovani e delle famiglie con basso reddito.
In un bilancio normale lo Stato prevede e trova i fondi per promuovere formazione , cultura e ricerca scientifica, accoglienza e diritto alla salute, sottraendoli alle folli spese per gli armamenti e gli apparati bellici.
Anche la Chiesa, vivendo secondo la sua norma così ben riflessa nel ministero ordinario del grande vescovo pugliese, ricca solo di Vangelo, rinunciando ai segni del potere e rivestita solo di stola e grembiule, diffonderà nel mondo il buon profumo di Gesù Cristo, la sua charitas sine modo, divenendo arcobaleno di pace e banchetto di planetaria convivialità.
E’ questa la normalità ad alta tensione che ha segnato l’avventura umana e spirituale del Servo di Dio Tonino Bello. La sua casa aperta sempre e aperta a tutti, gli ultimi onorati come basilica maggiore, gli stranieri accolti e trattati come propri fratelli. La sua voce alta e ferma per denunciare la follia della guerra e la militarizzazione del territorio pugliese, per annunciare il disarmo e la nonviolenza attiva come unica strada per la soluzione dei conflitti (in Iraq, nei Balcani, ovunque!) e per l’avverarsi del sogno di Isaia “giustizia e pace si baceranno”.
Spesso segnato dalla croce dell’incomprensione, del compatimento, dell’insulto e infine salendo il calvario della malattia, don Tonino ci ha insegnato, perfino con le note della sua fisarmonica, la normalità della vita: dono da scambiare, bellezza da comunicare, servizio da offrire, passione che fa innamorare e che diventa
com-passione. Norma dell’Amore senza misura e senza frontiere che lui riconosceva come fondamento del mistero ineffabile della Santissima Trinità. Convivialità perfetta tra le Persone divine, perciò archetipo e progetto di ogni relazione umana.
Per questa sua specifica competenza di fede, il ricordo e l’invocazione di don Tonino, in questo diciannovesimo anniversario del suo “dies natalis” (20 aprile 1993), potrà certamente favorire anche per noi il miracolo di poter tornare alla normalità!
don Salvatore Leopizzi
Parroco a Gallipoli e Consigliere Nazionale Pax Christi