La Memoria è dono di Sapienza

Genocidi in Africa
24 luglio 2012 - Laura Tussi

Le motivazioni delle violenze in Africa
Da diversi anni l’Occidente è raggiunto da flussi di migranti provenienti dalle zone più disparate del mondo, soprattutto dall’Africa. Gli immigrati fuggono dalla miseria e in particolare da regimi oppressivi. La violenza dei Paesi occidentali un tempo colonizzatori dell’Africa è la ragione e la causa di questo imponente flusso migratorio.
Infatti l’invasione migratoria pacifica nei ricchi paesi occidentali è stata preceduta da invasioni coloniali che si sono protratte per secoli e sono state condotte con spietata aggressività, appunto da parte dei paesi occidentali.
Le colonizzazioni occidentali hanno trascinato milioni di schiavi dall’Africa all’America, rapinando materie prime, con l’imposizione di regimi sanguinari.
La lunga storia del colonialismo culmina con l’imperialismo della seconda metà dell’Ottocento.
Sui processi di colonizzazione e in seguito di decolonizzazione, ossia di abbandono delle terre occupate e sottomesse da parte dei paesi occidentali, hanno pesato gli interessi del capitalismo mondiale, per il controllo delle fonti energetiche, petrolifere e per il dominio sulle materie prime.
L’arretratezza e la dipendenza economica dei paesi poveri, sottomessi e occupati, non è stata superata.
Molti paesi dell’Africa sono sprofondati in una miseria ancora più terribile, in seguito alle manovre predatorie occidentali.

AFRICA - Somalia, Congo, Sudan: le violenze rendono impossibili gli interventi umanitari.
Attualmente si susseguono gli appelli delle organizzazioni umanitarie internazionali, affinché sia reso possibile il loro intervento in diverse situazioni di crisi nel continente africano.
Numerose ONG (Organizzazioni Non Governative) chiedono alla comunità internazionale una maggiore attenzione alla Somalia, dove la situazione sta rapidamente deteriorando a causa della violenza degli scontri.
Secondo le agenzie di notizie, migliaia di persone sono costrette ad abbandonare ogni mese le proprie case a Mogadiscio, a causa degli scontri e dei combattimenti.
Un milione di persone sono sfollate e due milioni hanno bisogno di assistenza e aiuti a causa della carestia che ha colpito molte zone.
Gli operatori umanitari vengono uccisi durante i conflitti armati e gli aiuti umanitari vengono razziati: tutto questo rende sempre più difficile il soccorso delle ONG, che hanno avvisato del rischio di una “catastrofe umanitaria imminente”.
L’Organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere denuncia il perpetrarsi di violenze nella regione occidentale del Bas-Congo, nella Repubblica Democratica del Congo, dove è spesso impossibile raggiungere i feriti.
Da quando la polizia congolese ha iniziato la repressione dei membri del Bundu Dia Kongo, l’ovest della Repubblica Democratica del Congo è teatro di violenti scontri.
Il coordinamento di Medici Senza Frontiere denuncia una situazione d’urgenza, dove tutti i feriti devono essere curati, indipendentemente dalla loro appartenenza politica o religiosa.
Un comunicato dell’UNICEF riporta che la comunità delle organizzazioni umanitarie in Sudan condanna fermamente gli intollerabili attacchi nella regione di Darfur (Sudan).
Il conflitto armato mette a rischio le operazioni umanitarie e la sicurezza della popolazione.

I Genocidi in Africa: “Per Non Dimenticare”
Appunto, la regione del Darfur, nel Sudan occidentale, dal 2003, è teatro di un conflitto armato che gli Stati Uniti e alcuni media e studiosi considerano come genocidio.
Un gruppo di miliziani, appoggiati dal governo, uccidono sistematicamente determinati gruppi etnici come i Fur.
Altri genocidi si sono verificati a Zanzibar, in Tanzania, con migliaia di vittime, nel 1964.
E ancora in Nigeria nel 1966, il governo centrale reagì duramente ai tentativi secessionisti del popolo Igbo, che aveva proclamato la nascita della Repubblica del Biafra.
La guerra civile e la conseguente carestia hanno causato migliaia di morti e questa immane tragedia è stata considerata un genocidio.
Nel 1994 il peggiore genocidio africano avvenne in Ruanda ad opera di milizie e bande Hutu contro la minoranza Tutsi e contro tutti coloro che erano sospettati di favorirli.
Le vittime ammontarono a circa un milione e furono spesso uccise con armi rudimentali.
Nel 1962, migliaia di Tutsi erano già stati massacrati per gli stessi motivi che avrebbero condotto al genocidio del 1994; inoltre, molteplici massacri occasionali si verificarono per tutta la seconda metà del Novecento, anche dopo il 1994.
Nei territori interessati dalla colonizzazione, numerosi popoli indigeni, anche e soprattutto in Africa, hanno subito una forte diminuzione numerica. Nel complesso, agirono diversi fattori di sterminio, come il lavoro forzato, condizioni di sfruttamento e ancora carestie naturali o provocate ed epidemie causate da nuovi agenti patogeni, introdotti dai coloni e soprattutto da cambiamenti sociali ed economici radicali, prodotti dal violento confronto fra i dominatori occidentali e i popoli colonizzati.
Il Congo è uno dei paesi più ricchi al mondo di risorse naturali: il sottosuolo ne trabocca letteralmente. Ma i suoi 66 milioni di abitanti muoiono di fame, di malattie e di stenti, senza poter usufruire di tali straordinarie ricchezze.
Del resto, rapina, saccheggio, miseria, corruzione e impunità in Congo sono sempre attuali da oltre un secolo. Da quando, nel 1885, Leopoldo II, re del Belgio, creò il cosiddetto “Stato Libero del Congo”, un elegante eufemismo per non dovere ammettere che terre, foreste, persone e risorse naturali, tutto diventava, da quel momento, esclusiva proprietà privata del re belga, si verificarono ogni sorta di eccidi. Il Belgio depredò brutalmente il Congo di materie prime. La politica del re belga Leopoldo II ha provocato la morte di 10 milioni di persone, attraverso la militarizzazione del lavoro forzato e un duro sistema di quote di produzione e crudeli punizioni, come l’amputazione degli arti.

Africa coloniale: uno dei tanti inferni che hanno anticipato Lager e Gulag.
Trattando di totalitarismi e genocidi risulta necessario ampliare la riflessione storica all’epoca del colonialismo e agli altri “inferni”, “olocausti”, genocidi e pulizie etniche che precedettero il Lager e il Gulag, utilizzando tali termini per estensione.
Non è necessario raccogliere crimini e genocidi, avvenuti in epoche diverse e nei luoghi più disparati, in un’unica categoria, iscrivendoli all’interno della classificazione generica del “Male”, ancora più astratta dell’accezione di “Totalitarismo”.
Occorre, invece, invitare ad evitare facili rimozioni della memoria, sulle reali basi che sono servite alla civiltà europea e occidentale per emanciparsi e diventare tale. Come ha ricordato giustamente il filosofo Domenico Losurdo, il Novecento non è “il secolo in cui per la prima volta hanno fatto la loro apparizione i fenomeni della deportazione, del campo di concentramento, del genocidio, bensì il secolo in cui tutto questo orrore ha fatto irruzione anche in Europa”.
L’ONU ha sempre considerato le crisi di questi paesi africani, come le peggiori tragedie al mondo, ma non ha speso il proprio peso politico affinché questi stati accettino una presenza multinazionale di Pace. Questi genocidi sono avvenuti nel silenzio e nel disinteresse totale dei mezzi di comunicazione di massa occidentali.
La storia dei genocidi in Africa è marchiata dall’indifferenza dell’Occidente di fronte ad eventi percepiti come distanti dai propri interessi.
E’ necessario liberare l’Africa dall’oppressione colonialista del mondo capitalistico occidentale e restituirla agli indigeni, ai suoi abitanti, agli africani, per una gestione collettiva delle immense risorse naturali presenti nel continente.

Bibliografia:
Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah.
DVD ideato e narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, Palumbo Editore 2009.

Laura Tussi
Sacro (EMI 2009),
Memorie e Olocausto (Aracne 2009)
Il Disagio Insegnante (Aracne 2009)
Il Pensiero delle Differenze (Aracne 2011)
Educazione e Pace (Mimesis 2011)
Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012)

Sitografia:
www.wikipedia.org
www.peacelink.it
www.ildialogo.org

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