Migranti

Natacha

24 luglio 2012 - Mauro Armanino

Un popolo, uno scopo, una fede. È scritto sulla carta d’identità maliana di Natacha. La Repubblica del Mali è ora divisa. Forse lo era anche prima. L’unica grande divisione è quella tra gli impoveriti e i trafficanti. Natacha Akim Sarah è nata a Gao nel Mali. L’estratto del registro di stato civile non lascia dubbi. Era il 17 agosto del 1972 quando nasceva senza sapere quale sarebbe stata la sua terra. Il padre di professione pastore e la madre casalinga. Il certificato in suo possesso è copia conforme all’originale. Diallo è il nome di suo padre, di sua madre e anche il suo.
Ora vorrebbe sapere dove si trova suo padre per raggiungerlo. Dice che ha sempre vissuto con lui a casa. Natacha afferma di essere musulmana e cristiana allo stesso tempo e secondo i momenti. Casalinga anch’essa di professione è domiciliata presso la casa dello sposo che non si trova. La nazionalità certificata è quella maliana.
Natacha è nata anche da un’altra parte. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati le ha rilasciato il documento come richiedente asilo in Cameroun. Secondo questo documento Natacha, di nazionalità giordana, sarebbe nata in Sudan. Racconta di non essersi mai sposata e di non avere figli. Confessa che sta pensando a questa eventualità. L’entrata in Cameroun è avvenuta il 27 maggio del 2010. Natacha è nata due volte in Paesi diversi, nello stesso giorno.
L’altro documento che possiede è quello della Casa del Migrante di Gao ora occupata dai ribelli. Si invitano le polizie di frontiera a facilitare il passaggio dei migranti in difficoltà. Vorrebbero tornare nel loro Paese di origine. Assieme a Bissong Clinton, di nazionalità Camerunese, c’è Natacha Diallo, di nazionalità giordana. I due sarebbero stati espulsi dall’Algeria. Natacha è arrivata per due volte a Niamey. La prima volta è tornata indietro perché non c’era posto per lei. La seconda si è accampata e sta ancora aspettando che una qualche istituzioni la mandi dove è nata.
Passa il giorno tra una nazionalità e l’altra.
Parla inglese e indossa un velo che le accarezza il volto dagli occhi lontani.
Vive con poco e sta sola in silenzio la maggior parte del tempo.
Forse come Sarah custodisce il suo segreto Natacha è nata due volte in Paesi differenti e vorrebbe tornare in Giordania.
Anche Junior è nato più volte. La prima volta accadde alla clinica del JFK di Monrovia in Liberia. Era il 1986 appena prima l’inizio della guerra contro i civili. Ancora bambino è portato nel campo profughi per i liberiani nei pressi di Accra in Ghana. A diciannove anni insegue l’Europa del calcio e a questo scopo raggiunge la Libia. Gioca in una squadra di terza divisione a Tripoli per qualche anno. Il tempo di mettere da parte i 500 euro per il passeur e il bel suon d’amore lo spinge a rischiare l’altra sponda. Il viaggio verso Lampedusa si interrompe alla nascita. Il barcone è catturato dalle guardie di Gheddafi che sorvegliavano la fortezza europea. E allora Eboto Junior si trova a passare alcuni mesi in un campo di detenzione assieme ad altre decine di africani.
Erano almeno una quarantina di liberiani detenuti ad essere lasciati liberi. Sembra che uno dei comandanti del campo avesse combattuto con il defunto presidente Doe in Liberia. Junior attraversa il deserto in nove mesi.Il tempo di nascere di nuovo per continuare il viaggio di ritorno fino ad Agadez.Passa tre settimane nel ‘ghetto’ anglofono e poi decide che è tempo di migrare e arriva a Niamey.Non ha documenti da raccontare se non la storia che che lo fa nascere più volte e in luoghi diversi.Ha perso i contatti telefonici con la famiglia che non vede da anni e spera ancora di poter giocare un giorno in una squadra importante. A ventisei anni dice che la carriera non si è chiusa e che è sicuro di tornare a giocare da qualche parte nel mondo.
Come la Sarah di Abramo Natacha ascolta sorridendo dietro la tenda il giorno che nascerà madre.

Note

L’autore
Mauro Armanino, figlio di un partigiano, è giunto al sacerdozio dopo essere stato operaio e sindacalista negli anni Settanta, poi volontario e missionario della SMA (Società Missioni Africane) in Costa d’Avorio, in Argentina e in Liberia, dove ha vissuto durante la guerra civile. Ora vive a Genova e si occupa di migranti.

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