Merveille

15 ottobre 2012 - Mauro Armanino

È il nome della figlia primogenita di Leopold appena tornato dall'Algeria. Dice che è a causa di Merveille e della sorellina Melissa che trovatosi solo ha deciso di partire per l'Europa. Dice che nel vicino Benin non riusciva a mantenerle e a pagare la loro scuola. La madre delle bimbe l'ha lasciato a causa della povertà. Dice che non l'ha mai battuta o maltrattata. Lei non resisteva la povertà ed è andata via. Anche Leopold è fuggito lontano da lei o da se stesso. Partito con 150 000 franchi è potuto arrivare fino in Algeria e sopravvivere per quattro mesi. Stanco dalle umiliazioni subite e dall'incertezza lavorativa ha scelto di tornare al paese. Nel Benin come attività gestiva un piccolo punto di ristorazione ambulante di caffelatte e té. Le cose non andavano bene e allora è tornato per ricominciare un'altra volta. Vedeva l'Europa negli occhi di coloro che gli raccontavano meraviglie.

Merveille è il nome di Meraviglia. Quella che non si finisce di provare transitando la vita. Issa, il padre di Rania nata da poco, ha mandato un paio di messaggi. In uno chiede una televisione perché la sua è rotta e nell'altro chiede un lavoro. Quello che ha perso in Libia e che da allora non ha ancora trovato. Gli dicono di tornare la settimana dopo e di presentare la domanda corredata da una foto. Lo stesso che gli chiedevano quando la borsa caricata in aereo in Tunisia non arrivava. I poveri devono sempre tornare il giorno dopo o la settimana successiva. Ha conoscenze inutili e abita in una casa di terra seduta su un tappeto di plastica. I regali di nozze hanno arredato la casa con un armadio ai bicchieri di cristallo finto che mai userà. Il suo letto invece è principesco e diventa il pretesto per inventare altri sogni dopo che quello della Libia è stato bombardato.

Grande è stata la meraviglia di Freeman, liberiano scampato dalla guerra nel Darfur che ha portato la foto di un suo amico liberiano torturato e bruciato. La meraviglia di essere ancora in grado di raccontarlo e di voler finalmente tornare a casa. Ha potuto chiamare la sua famiglia in Liberia per chiedere un aiuto nel viaggio di ritorno. La meraviglia che prova Edwin quando dice come ha potuto lasciare il campo di detenzione di Sebha in Libia. Dolo alcuni mesi di prigionia è stato libero di partire in Niger. Ha lavorato alcuni mesi come muratore a Dirkou prima di imbarcarsi per Agadez per poi trovare un camion fino a Niamey. Edwin è originario di Monrovia Old Road ed è partito dalla capitale nel 2003. Aveva paura della pace appena firmata nella capitale del Ghana perché la sua famiglia era col regime perdente. Il camion gli ha trattenuto i bagagli finché non rimborserà la somma che avrebbe dovuto versare per viaggiare. Chiede una camicia e paio di pantaloni da indossare per lavare quelli che lo hanno portato a Niamey.

Mathieu era meravigliato di tutto perché era partito da Gbarnga in Liberia nel 2002. Attraversata la Guinea e il Mali era approdato in Libia. Solo un esiguo braccio di mare lo separava dall'Italia dopo aver transitato a Tripoli. Non ce l'ha fatto e la guerra ha completato la disfatta. La consueta detenzione per nove mesi filati e la provvisoria liberazione nel deserto libico. Sua figlia è rimasta al paese con la mamma e lui conta rivederla perché non ricorda bene il suo volto talmente sarà cresciuta. Sarà meravigliato di vederla e anche lei, chiamata Watta, non sarà di meno. Il ritorno del padre somiglia a quello del figlio minore partito lontano dopo aver dilapidato l'eredità. La vita è l'incontro dello stupore e della meraviglia. A volte sono i padri a tornare per farsi perdonare.

Il figlio di Clark si chiama invece Emmanuel. Era partito nel 2004 passando dalla Costa d'Avorio. Poi la geografia politica l'aveva guidato nel Burkina Faso, il Niger e come spesso accade fino a Tripoli in Libia. Alcuni anni tranquilli come manovale e condizioni di vita difficili. Alcuni mesi in prigione con maltrattamenti costanti e puntuali. Pure lui è riuscito a contattare la sua famiglia e aspetta solo la somma necessaria per il viaggio di ritorno passando dalla Guinea. Con tutto ciò è meravigliato di avere solo trent'anni con un figlio da accudire chiamato Emmanuel. E diceva che Dio era con lui.

Niamey, Ottobre 2012

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