CHIAVE D'ACCESSO

I segreti dell'informazione

Bradley Manning, il militare americano che dobbiamo sostenere.
Alessandro Marescotti (a.marescotti@peacelink.it)

Bradley Manning ha 25 anni ed è in carcere negli Stati Uniti dal maggio 2010. È un militare americano accusato di aver passato al sito Wikileaks dei files coperti da segreto militare, come il video “Collateral Murder”, in cui due elicotteri Apache americani attaccavano in Iraq dei civili disarmati, uccidendone dodici. Manning faceva l’analista informatico e aveva accesso a dati riservati.
Se il 2012 è stato l’anno di preparazione del suo processo, il 2013 sarà l’anno in cui il militare Usa dovrà difendersi di fronte alla Corte marziale. È molto probabile che venga condannato all’ergastolo o a una pena molto prolungata, tale da rovinargli l’esistenza. La pena prevede fino all’esecuzione capitale. Se per il governo americano Manning è un traditore da punire, per altri, invece, è un eroe che – al prezzo della propria libertà – ha rivelato al mondo la cruda realtà della guerra americana.
Manning ha già passato vari mesi di isolamento nel carcere militare di Quantico, in Virginia, in condizioni che Amnesty International ha definito tali da apparire in violazione della “Convenzione internazionale sui diritti civili e politici”.
Nel marzo 2012, il Relatore speciale dell’ONU sulla tortura Juan Mendez ha formalmente accusato gli Stati Uniti di “trattamento crudele, disumano e degradante” per la forma di detenzione inflitta a Manning. Il militare Usa è diventato catatonico, ossia fatica a reagire agli stimoli e la sua salute psichica è stata danneggiata dai mesi di prigionia in cui doveva rispondere agli appelli delle guardie ogni cinque minuti, durante tutto il giorno. Per non farlo dormire, durante la notte, gli tenevano anche le luci accese. Non è, inoltre, potuto mai uscire all’aperto e vedere la luce del sole. Solo luce artificiale. L’unica forma di esercizio fisico concessa era camminare in circolo in una stanza per un’ora al giorno. Durante le rare visite veniva incatenato. Dopo una serie di pressioni internazionali. le sue condizioni di detenzione sono state rese meno degradanti.
Nel 2011 e nel 2012 Manning è stato candidato al Premio Nobel per la Pace.
Persino il portavoce del Dipartimento di Stato americano Crowley ha dovuto ammettere che il trattamento di Bradley Manning era “ridicolo, controproducente e stupido”, ma si è dovuto dimettere dopo tale dichiarazione.
Tra il febbraio e il marzo del 2013 il processo a Manning entrerà nel vivo e dovremo sostenerlo, assieme a tutti coloro che stanno disertando e opponendosi alla guerra con forme estreme di testimonianza nonviolenta. Girando su internet non si parla molto di Manning sui siti pacifisti italiani. Purtroppo questo silenzio è sintomo di una drammatica caduta di attenzione. Ma non per questo i guasti della guerra diminuiscono. Semplicemente scompaiono nel silenzio dell’informazione.
Manning è stato costretto a stare sull’attenti completamente nudo di fronte ai controlli delle guardie. Per il giudice Lind tali trattamenti non servivano a demolire psicologicamente e a piegare la resistenza del prigioniero, ma solo a salvaguardarne l’integrità fisica.
Mentre Bradley Manning ha rischiato di impazzire per il trattamento riservato in carcere, nel 2012 vi sono stati 349 suicidi nelle forze armate Usa, un numero superiore rispetto ai 295 soldati americani uccisi in Afghanistan. Lo riferisce il Washington Post. I suicidi si verificano soprattutto fra i veterani dell’Iraq e dell’Afghanistan. Il trend segna un aumento del 15% rispetto al 2011. Il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, parla di “un’epidemia” nell’esercito americano. Ma di tutto questo in Italia si racconta poco o nulla.

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