La rivoluzione delle utopie concrete
Territorio zero. Ecco un programma che rilancia alternative possibili energetiche ed ecologiche.
Leggendo il libro “Territorio Zero” ti trovi di fronte a un programma già pronto per fare il sindaco. Il libro, scritto da Livio de Santoli e Angelo Consoli e pubblicato da Minimum Fax, prefigura una “società a emissioni zero, rifiuti zero e chilometri zero”, secondo le idee di Jeremy Rifkin, Paul Connet, Carlo Petrini e altri sostenitori della riconversione ecologica dell’economia.
Un sindaco che legga “Territorio Zero” ha molto da studiare e da approfondire.
Il programma di “Territorio Zero” si ispira alle alternative energetiche basate sul solare e sull’idrogeno (quindi senza emissioni inquinanti); punta alla riprogettazione degli oggetti di uso quotidiano allungandone il ciclo di vita e favorendone il riuso; ambisce a creare comunità capaci di autoalimentarsi e autoprodurre le proprie risorse vitali, a partire dalle cose che mangiamo; progetta di trasformare le abitazioni da unità di solo consumo a unità di produzione dell’energia. In generale, richiede un’accresciuta capacità di controllo dei cittadini sulle risorse locali, una competenza diffusa e una formazione tecnico-scientifica completamente rinnovata basata su una scuola ovviamente rivoluzionata.
Le idee di “Territorio Zero” sono tante e qui vorrei suggerire dei siti web per approfondirle. Partiamo dalla strategia Rifiuti Zero. Su Wikipedia è spiegata la strada per “riprogettare della vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente un processo di incenerimento o discarica”. La pagina web è: http://it.wikipedia.org/wiki/Rifiuti_Zero. Ma sul web troviamo tanti altri siti interessati che descrivono esperienze in atto, come queste: il Centro di Ricerca di Capannori (Lucca) www.rifiutizerocapannori.it; il sito di riferimento dei Comitati Rifiuti Zero della Sicilia www.rifiutizerosicilia.it; quello del Lazio www.coordinamentorifiutizeroperillazio.it.
Con un po’ di pazienza si trovano altri siti simili.
Passiamo alla strategia Impatto Zero. Qui si può trovare qualcosa di molto operativo: www.impattozero.it.
Su Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Impatto_zero) questa strategia è illustrata facendo riferimento a stili di vita di individui che riducono a zero il bilancio complessivo dell’anidride carbonica (che altera il clima), acquistando macchine meno inquinanti e più efficienti, utilizzando elettrodomestici a basso consumo, installando in luoghi appropriati sistemi fotovoltaici ed eolici, piantando alberi che assorbono l’anidride carbonica. Questa strategia punta alla “filiera corta” che riduce le distanze fra produttore e consumatore, riducendo i trasporti inquinanti. Qui arriviamo all’altro concetto della strategia Territorio Zero: quello di Chilometro Zero. Spiega Carlo Petrini: “Per questa rivoluzione sarà necessario che le persone inizino – il più possibile e nei limiti di ciò che gli consentono i territori in cui vivono – a ‘mangiare locale’ e a costruire sistemi di economia locale”.
A questo proposito troviamo su internet delle piattaforme per mettere in rete i produttori a Chilometro Zero, ad esempio: www.prodotti-a-km-zero.it.
È ovviamente molto importante la certificazione dei prodotti perché non tutti i prodotti locali sono buoni.
Ci sono purtroppo siti inquinati che richiedono bonifiche dei terreni e della falda. A questo proposito mi piace concludere facendo l’esempio di Hammarby Sjostad. Era il quartiere brutto e malfamato di Stoccolma, contaminato da siti industriali inquinanti ora dismessi. Adesso l’acqua del lago è potabile grazie alla bonifica. Con un intervento di riqualificazione è diventato posto più bello di Stoccolma ed è addirittura catalogato come il quartiere più ecologico del mondo. Hammarby Sjostad è la dimostrazione che Territorio Zero dà risultati tangibili. La rivoluzione delle utopie concrete ci aspetta.