CULTURA

Integrità umana

Prosegue la nostra riflessione aperta sulla bellezza.
È possibile riscoprire la capacità di cogliere ciò che abbiamo di bello? L’essere umano è impastato di creatività.
María Luisa Berzosa (Suora Figlia di Gesù, coordinatrice della Scuola di "Fede e Allegria")

Parlare oggi di bellezza sembra quasi una provocazione. Nel nostro mondo si parla soprattutto delle cose negative; le cose buone non sono notizie… anche la realtà sembra negativa, proprio per questo abbiamo bisogno di riscoprire non soltanto notizie, ma soprattutto valori che ci danno coraggio per andare avanti e per vivere con senso pieno la nostra vita.
Abbiamo bisogno di scoprire la bellezza, si trova ovunque ma non sappiamo scoprirla; abbiamo bisogno di aprire i nostri occhi, del volto e del cuore. È adesso, in questo momento storico, che dobbiamo lasciarci sorprendere dal bello che ci circonda.
Sappiamo che la parola bellezza non ha un senso univoco, è la qualità di ciò che è bello, capace di suscitare nell’osservatore un senso di godimento estetico, di stupore e di ammirazione per le sue caratteristiche di armonia, grazia e perfezione: la bellezza di un’opera d’arte, della natura… anche il riferimento a qualità spirituali: la bellezza della virtù.

La bellezza travolge la nostra vita, la nostra realtà, anche se gli occhi e le orecchie fisiche non sono sufficienti a coglierla perchè abbiamo bisogno di “mettere a punto” il nostro cuore. Ricordiamo a tal riguardo le parole del Piccolo Principe: “Si vede bene solo con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Da questo punto di vista, la bellezza è in rapporto più direttamente con la nostra affettività, con la nostra sensibilità, con il saper cogliere i tanti dettagli della vita, delle persone e delle relazioni. Il campo di osservazione, a tal riguardo, è molto ampio e si parte dal racconto della creazione che possiamo leggere nel libro della Genesi (1,1-31) dove si fa una descrizione dettagliata giorno per giorno: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno”.
La bellezza della creazione è un “crescendo” nel racconto della Genesi: ogni giorno appaiono elementi nuovi, più belli, stelle, uccelli, pesci, sole, luna …finché il sesto giorno Dio crea il culmine della creazione: l’uomo e la donna, come simboli di una moltitudine umana. E da qui la frase: Dio vide che era buono, era bello ciò che aveva fatto: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 27; 31).

La bellezza dell’educazione
E se ci meravigliamo della creazione, come non stupirci della meraviglia degli esseri umani, delle loro possibilità, dei rapporti interpersonali, della comunicazione, del dialogo, dell’amicizia, dell’amore, della fecondità?
Dalla nascita, quando siamo piccolissimi, indifesi e dipendenti, fino all’età adulta, si apre un percorso bello in se stesso, meraviglioso, sorprendente perché, anche se conosciamo le leggi della genetica, della medicina, della biologia, c’e qualcosa di misterioso in questa crescita, nel divenire e farsi persona.
Imparare a parlare, camminare, mangiare, conoscere …la crescita e lo sviluppo umano sono un percorso bello perché va oltre i nostri ragionamenti; è come guardare un piccolo seme che pian piano diventa un grande albero con il fiore e i frutti.
L’essere umano diventa tale nel rapporto con gli altri, non è un’isola; questi rapporti si creano nella famiglia e in tanti altri momenti di spazio e tempo; oggi la formazione e l’educazione arrivano da molte parti; senza dubbio l’ambiente affettivo che trova il bimbo o la bimba che nasce è già qualcosa di importante, ma non basta.
Vorrei riferirmi alla bellezza dell’educazione in senso ampio: imparare scienze varie, valori umani e cristiani che formano la nostra personalità. Come educatrice per vocazione e professione, mi meraviglio ogni volta del percorso fantastico di chi arriva come immigrato/a nel nostro Paese da un altro continente con tutta la diversità che questo comporta: lingua, cultura, abitudini…però desideroso/a di crescere e maturare come persona umana nella sua dignità, nei suoi valori e di maturare la propria personalità in autonomia.
Soprattutto sono donne che lavorano come badanti e colf, ma che, allo stesso tempo, studiano, vogliono prepararsi per avere voce, parola in questa società, essere soggetti di diritti e doveri.

Migranti
E quando arrivano al Centro Educativo per migranti del Movimento Educativo Popolare e di Promozione Sociale “Fede e Allegria”, presente oggi in 18 Paesi dell’America Latina e dell’Europa, lo fanno con timore, con molte insicurezze nelle loro capacità, con tante domande in testa, con tanti fantasmi soprattutto derivanti dalla paura; ma allo stesso tempo, sentono una forte intuizione nei loro cuore: “ce la farai, sei capace, è possibile, devi provare”… e quando ascoltano i loro educatori, queste intuizioni si alimentano e man mano che vanno avanti il loro sorriso diventa più espansivo, il corpo si mette diritto, i loro occhi diventano più aperti per la ricerca costante e i loro orecchi rimangono avidi di ascolto per imparare…
E quando finisce l’anno scolastico, sono persone diverse; tante volte vedo il riflesso del testo evangelico: “una donna era curva e non riusciva a stare diritta; Gesù impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzió e glorificava Dio” (Lc 13,10).
Cosí nella donna migrante si allontana la sottomissione, la schiavitù, l’abuso, l’ignoranza e si apre un orizzonte nuovo da scoprire, nuove strade da percorrere… l’autonomia si fa dono di autoconquista e la vita si va tingendo di altri colori belli prima ignoti.
L’educazione è integrale, cioè non lascia fuori nessuna delle dimensioni umane: intellettuale, affettiva, spirituale… vorremmo imparare la ricchezza del donarci agli altri, dare e ricevere, e non rimanere tranquilli finché non ci sia educazione per tutti e tutte, perché insieme possiamo perseguire una società più giusta.
Il percorso di crescita e di autonomia non si può fare senza dolore, la donna quando deve partorire ha dolori, però non se ne accorge perché da’ al mondo una nuova creatura, una persona nuova; la bellezza di essere educatori/trici ci rende donne feconde con la capacità di essere co-creatori con Dio perché esiste una paternità/maternità che permette questa realizzazione al di là della maternità biologica. Tante volte troviamo persone piegate dalle ferite del cuore, così essere educatrice comporterebbe essere come Gesù nel Vangelo: guarire, consolare, toccare, sanare… fare da consolatrice per l’enorme mancanza di amore e per la sofferenza che troviamo sul nostro cammino.

La bellezza della natura
La bellezza della natura è fatta anche dalle spine nei fiori; scoprire la bellezza non vuol dire nascondere le cose negative, bisogna penetrare la realtà con altri occhi e saper includere tutto quello che, a prima vista, appare come qualcosa che non ci piace. La bellezza è tutto un insieme. Gesù nel Vangelo accoglie le persone in tutta la loro realtá, non fa discriminazioni, guarda il cuore di ciascuno con amore e propone a tutti di vivere in un altro modo: più felice, più umano. Essere educatori/trici del perdono e dell’accoglienza oggi è una sfida grande che fa il mondo più bello. Sono convinta che dedicare il meglio delle nostre forze a questo impegno merita davvero la pena.

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