Follow the women
Ti si rivolge con estrema affabilità, pronta a raccontare la sua impresa, a spiegarne l’ispirazione, a trascinarti col suo entusiasmo, mentre l’azzurro degli occhi continua a sorridere e il caschetto biondo asseconda i movimenti del viso: è Detta Regan. Vive in Gran Bretagna ed è una signora inglese che nella vita si occupa di scambi interculturali per il mondo giovanile. La sua attività l’ha portata molte volte nei Territori palestinesi e nei Paesi circostanti. Ha così potuto constatare come quella parte del Medio Oriente comprendente, oltre ai Territori Palestinesi, anche Libano, Siria e Giordania, mostri nei suoi abitanti evidenti segni di sofferenza. La tormentata storia di questa parte del mondo vi ha lasciato problematiche gravi, prevalentemente connesse alla mancata risoluzione della “questione palestinese”. Angosciata dal pensiero di quanto poco si faccia per affrontare quest’ultima e soprattutto di quanto poco se ne sappia “al di fuori”, Detta si è sentita ispirata ad agire perché, almeno, se ne parli. Conscia, inoltre, che la mancanza di relazioni e di comportamenti pacifici in quei luoghi riguardi anche il nostro mondo (il famoso battito d’ali di una farfalla in Brasile capace di scatenare un uragano molto lontano), nel 2004, contro ogni pronostico, ha realizzato, proprio in quei luoghi, un evento di forte impatto visivo, capace di attirare l’attenzione dei media e di indurre a riflessione.
Segui le donne
Si tratta del primo “Follow the women”, in italiano “Segui le donne”. È un invito a seguire chi, per tradizione parte debole della società, nelle avversità diventa più facilmente vittima e, proprio per questo, è più naturalmente portato a invocare pace e ad adoperarsi in suo nome.
Ma come seguire le donne? In bicicletta! Così, Detta Regan, assecondando anche la sua passione per la bici, nel 2004 convoca donne da tutto il mondo, che si danno appuntamento in Medio Oriente, pronte a snodarsi in un lungo serpentone colorato, pedalando per le strade del Libano, della Siria, della Giordania e dei Territori palestinesi. L’effetto visivo è quello di una variopinta land art dinamica, l’effetto emotivo è di forte impatto e spinge prima alla meraviglia (le donne non si muovono in bici in quei luoghi) e poi a porsi delle domande.
Le risposte si trovano negli scopi che l’evento si prefigge:
- attirare visibilità mediatica affinché le problematiche umanitarie della Regione vengano evidenziate al maggior numero di persone;
- offrire una visione diretta della reale situazione dei luoghi;
- permettere la conoscenza reciproca tra le donne mediorientali e quelle del resto del mondo per una proficua cooperazione in nome della pace;
- diffondere le conoscenze acquisite durante la pedalata.
Dopo il grande successo del primo, vengono organizzati altri 4 FTW, e precisamente negli anni 2005, 2007, 2008, 2009, che vedono impegnate, ogni volta, circa 250 cicliste tra locali e internazionali.
L’evento richiede una lunga preparazione che si esplica nella ricerca di sponsor, affinché la spesa di partecipazione sia largamente accessibile; di protezione politica, per rendere sicuri gli spostamenti, e di organizzazione logistica (alloggiamenti, noleggio-trasporto bici, autobus).
Le 13 giornate sono faticose ed entusiasmanti. Le lunghe pedalate conducono attraverso un paesaggio collinare fatto di campagne, riviere marine, paesi, città. Le soste sono frequenti, perché costituiscono l’occasione per incontrare la popolazione e le autorità locali. Queste, in un’atmosfera di festosa accoglienza, manifestano il loro apprezzamento per l’evento e il loro accoramento per le oggettive condizioni di precarietà e di costante minaccia alla pacifica e dignitosa convivenza in cui versano. Le autorità sono le più disparate: sindaci, rappresentanti dell’Unesco, first ladies, ministri, parlamentari, professori universitari, rappresentanti di associazioni femminili che operano nel sociale. Il loro grido di allarme è comune, come anche l’impegno a operare perché la speranza in un futuro migliore venga alimentata. Sono così mostrate molte sfaccettature della vita e delle problematiche locali. Inoltre, il continuo contatto con le donne del Medio Oriente crea un ponte con loro e permette di sfatare stereotipi culturali, soprattutto riguardo alla visione omologata di un mondo che, in realtà, è molto vario per condizioni politiche, sociali, economiche, culturali. Così, per esempio, l’adesione alla religione musulmana si trova declinata in una serie di appartenenze (musulmane sunnite e sciite e, tra queste, le druse, le alawite,ecc. ) che determinano diversi mondi mentali e comportamentali. Vedi l’uso del velo, che comporta scelte differenti addirittura tra componenti della stessa famiglia. Si scopre anche che non sono poche le cristiane e anche queste appartenenti a varie confessioni del cristianesimo. È la rivelazione di questa varietà-complessità che diventa patrimonio intimo delle partecipanti e che, inevitabilmente, sarà comunicato in patria. Infatti, la testimonianza, al ritorno, è uno dei cardini del FTW e viene realizzata attraverso mostre fotografiche, filmati, conferenze supportate da immagini.
Il 2011 prevedeva la sesta edizione del FTW, ma la “primavera araba”, con le implicazioni che conosciamo, giunte sino alla guerra civile in atto in Siria, non solo ha impedito l’evento, ma ha tragicamente soffocato quelle speranze che lo animano. Inaspettatamente, uno spiraglio si è aperto recentemente, quando Detta Regan è stata richiesta di organizzare il FTW 2013 negli Emirati Arabi per il mese di febbraio. L’organizzazione è in atto. Ci sarà il vantaggio di potersi incontrare con un maggior numero di donne mediorientali, dato che i loro visti, lì, non saranno di ostacolo alla loro circolazione, come succedeva in vari casi nei percorsi precedenti (altro grande insegnamento di FTW alle occidentali). Si sentiranno le loro voci sui cambiamenti determinati dagli eventi in atto in Medio Oriente e sui propositi di intervento sulla situazione. Ancora una volta la conoscenza reciproca porterà ad apprezzare le differenze e a sostenersi nel comune impegno ad agire per la pace.
Dopo il 2009 il colorato impatto visivo delle donne in bici ha avuto una battuta d’arresto, ma sul territorio palestinese, nel frattempo, sono fioriti altri colori: quelli di due campi-gioco per bambini realizzati coi fondi raccolti da FTW, utilizzati anche per un campo di calcio costruito a Gaza.
Le iscrizioni per il prossimo FTW sono aperte: segui le donne!