Operazioni di volo
“Tutte le operazioni di volo degli F-35 sono state sospese”. No, purtroppo questa non è una decisione del Governo italiano in merito al tanto discusso programma JSF, più conosciuto come F35. È invece scritto nel comunicato del Joint Program Office che gestisce il programma F-35. “Il 19 febbraio, un’ispezione di routine ha rivelato una frattura alla lama di una turbina a bassa pressione del motore montato su un velivolo F-35 da test.. . È troppo presto per accertare l’impatto della scoperta sull’intera flotta, tuttavia, come misura di precauzione, tutte le operazioni di volo degli F-35 sono state sospese”.
In queste ultime settimane, anche a motivo della campagna elettorale, il tema delle spese militari e in particolare degli aerei da guerra F35 è ritornato al centro del dibattito. Se non proprio “al centro”, almeno un po’ se n’è parlato anche sui grandi mezzi di informazione. Se alcuni anni fa, eravamo nel 2006, dalle pagine di Mosaico di pace e di poche altre riviste, si cercava di denunciare questo progetto (cfr. Mosaico di pace, dicembre 2006: Il mostro JSF 35. Eccolo, arriva il nuovo aereo da guerra dai costi esorbitanti e dalla potenza mostruosa, diabolica...) oggi si può sicuramente affermare che gran parte dell’opinione pubblica sa di questo progetto. E non è poco. Vuol dire che è stato fatto un lavoro capillare d’informazione e sensibilizzazione, con documentazione approfondita e inattaccabile. Questo grazie anche alla nascita della Campagna ‘Taglia le ali alle armi’ .
I partner
Il Joint Strike Fighter F35 è un cacciabombardiere di quinta generazione con capacità di trasporto di ordigni nucleari ed ottimizzato per il ruolo aria terra. È un aereo con caratteristiche stealth, cioè bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar. Il progetto è realizzato dagli Stati Uniti in collaborazione con altri 8 Paesi partner (cfr. box allegato). È significativo, ad esempio, che proprio il Canada che aveva accolto come “santo” questo progetto F35, ora abbia sospeso la gara per l’acquisizione del nuovo caccia. Infatti, i costi previsti in 40 anni sono oltre 45 miliardi di dollari, tre volte le previsioni del governo canadese.
“Adesso basta, ora pretendiamo di non essere più presi in giro con false promesse e con giustificazioni insensate: l’Italia deve uscire dal programma JSF per i caccia F- 35 immediatamente”. È quanto affermato dagli esponenti di Rete Disarmo attivi nella Campagna “Taglia le ali alle armi!” (www.disarmo.org/nof35) che dal 2009 chiede di dimenticarci dei cacciabombardieri F-35 e utilizzare le enormi risorse che dovrebbero servire per il loro acquisto verso investimenti più utili e sensati per la popolazione italiana. “Va ricordato infatti – sottolinea Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo – come le recenti stime della nostra Campagna, che sui dati non è mai stata smentita da nessuno, indicano in circa 52 miliardi di euro il totale dei fondi che l’Italia arriverebbe a destinare all’F35 nel corso di tutto il suo ciclo di vita, con un costo iniziale di solo acquisto e sviluppo che arriva ai 14 miliardi di euro per i 90 esemplari previsti”.
La speranza di “Taglia le ali alle armi” è, invece, quella di un radicale ripensamento dei nostri acquisti di cacciabombardieri F-35 da parte del Governo che si insedierà a breve. Qualcuno ha detto che l’F-35 è diventato un’icona della lotta contro le spese militari – commenta Gianni Alioti di FimCisl che da tempo sottolinea lo scarso ritorno occupazionale del programma – Si lo è, lo possiamo dire. Perché incarna il paradigma della follia e dello spreco immenso di risorse economiche che ogni giorno vengono sacrificate sull’altare degli interessi del complesso militare-industriale, anche nel nostro Paese”.
Le maggiori critiche del programma sono da tempo evidenziate dal Government Accountability Office (GAO) e dallo stesso Pentagono. Si tratta principalmente dell’inarrestabile lievitare dei costi degli aerei, il ritardo nell’avanzamento del programma e di molti problemi tecnici riscontrati. Anche altri Paesi hanno avviato loro controlli sul progetto, principalmente per monitorare i costi.
L’Italia no! All’aumentare dei problemi da risolvere ne deriva specularmene un lievitare dei tempi, che per la prima volta hanno portato a sanzioni e multe verso Lockheed Martin (prime contractor del JSF) da parte del Pentagono.
Partecipazione italiana
Le Forze Armate affermano che il progetto è indispensabile perché andrebbe a sostituire tre linee di velivoli: i Tornado, gli AMX e gli AV-8 B per un totale di 160 velivoli che nell’arco dei prossimi 15 anni usciranno dal servizio. Quello che la nostra Difesa non è mai stata in grado di giustificare (se non con un tautologico “indispensabili”) è perché si sia scelto proprio l’F35 e non è mai stata chiarita la relazione con i 90 caccia intercettori Eurofighter che già possiediamo.
Per giustificare l’acquisto dei caccia F-35, di fronte alla critica della Campagna ‘Taglia le ali alle armi’ la Difesa e chi ha voluto il programma ha da sempre portato avanti giustificazioni date da ritorni economici ed occupazionali. Sostenute però con dati imprecisi se non falsi e mai entrando nel merito della scelta. La nostra richiesta è che si torni a parlare del caccia F- 35 (o della sua cancellazione) a partire da un ripensamento del Modello di Difesa.
Ritorno occupazionale
Si è sempre favoleggiato di un ritorno occupazionale (in particolare sull’area novarese, dove appunto c’è la base di Cameri) di 10.000 posti di lavoro: da principio dovevano essere “nuovi” e da subito per il programma, poi si è colto che sarebbero stati comprensivi di indotto e probabilmente derivanti dallo spostamento degli occupati Eurofighter. Alla fine 2012 gli occupati a Cameri erano di poche centinaia confermando il sottoutilizzo di una struttura pensata per ben altri ritmi di produzione che non si raggiungeranno mai.
La Difesa continua a rilanciare i 10.000 posti di lavoro non considerando che la stessa industria (Finmeccanica) è passata da una stima di 3000/4000 addetti a una più realistica di circa 2000 (vicina a stime sindacali che si attestano su poco sopra le mille unità e a precedenti comunicazioni del sottosegretario Crosetto). Tutto questo dimostra come non ci possa essere alcun essere pensante che possa sostenere in Italia o altrove che gli F-35 vadano comprati per ragioni occupazionali. Come è possibile sostenere che si raggiungeranno le 10.000 unità occupate con l’indotto?
Continuare a riproporre la “storiella” dei 10.000 occupati a questo punto non configura più solamente una mancanza di prudenza nelle stime, ma un vero e proprio tentativo di depistaggio che invece il prossimo Governo dovrebbe rifiutare facendo partire una valutazione indipendente anche a questo riguardo, al di là delle valutazioni del Pentagono. Dovrà essere un impegno prioritario.