Lettera aperta
Il Vescovo di Nola, Mons. Beniamino Depalma, la Commissione Diocesana problemi sociali e lavoro, Giustizia e Pace, Salvaguardia del Creato, l’Osservatorio sociale della città di Nola, ancora una volta per la loro sollecitudine pastorale, sentono il bisogno di intervenire sulla questione ambientale delle nostre zone e in un. momento in cui, ancora una volta, scelte sciagurate, piovono dall’alto, mortificheranno certamente e ulteriormente il nostro popolo.
Il territorio di Nola confina a sud-est con Tufino e a nord-ovest con Acerra. Rappresenta, quindi, il baricentro di una striscia di terra, larga due o tre chilometri e lungo da “Tufino fino ad Acerra” diventata, ormai, la pattumiera ufficiale della Campania e la discarica abusiva dell’Italia ricca e industrializzata.
Il territorio in questione è diventato lo sversatoio privato delle ecomafie nazionali: una camorra feroce e senza scrupoli ha pilotato indisturbata un mostruoso traffico di rifiuti tossici dal Nord al Sud. Questo è un fatto illegale contro cui magistratura e forze dell’ordine stanno indagando e continueranno a indagare. Riteniamo intollerabile e immorale, noi che abitiamo questo territorio, che le autorità regionali si ostinino a perseguitarci e a umiliarci con scelte politiche che rendono ancora più drammatica una situazione ambientale già altamente compromessa. Una limitata porzione di territorio, con il silenzio di alcune autorità locali e con la scandalosa complicità di qualche altra, continua ad essere destinataria delle attività di raccolta, di trattamento, di incenerimento e di stoccaggio di ogni sorta di rifiuto. Le conseguenze di questa politica contro l’ambiente sono sotto gli occhi di tutti: le patologie tumorali e delle vie respiratorie sono in costante crescita come ‘è evidenziato dalle indagini epidemiologiehe dell’A.S.L. Napoli 4, e da quelle ambientali della SOGIN e dell’ARPAC nel corso della primavera e inverno 2003. Come cristiani ci cittadini ci chiediamo se sia giusto che i poteri eccezionali del commissariato durino da dieci anni e oltre.
L’emergenza è tale solo se è limitata nel tempo!
È oltremodo immorale, infatti, che le autorità regionali a colpi di “ordinanze”, impongono alle popolazioni locali sacrifici che hanno notevolmente deteriorato la qualità della vita. A nulla sono valse le proteste, le manifestazioni popolari e le denunce della stessa Chiesa locale.
La lista dei sacrifici è lunga.
- Il CDR di Tufino, di fatto diventato la “terza discarica” ( con Paenzano i e Paenzano 2) per il suo cattivo funzionamento, continua a produrre cattivo odore, emissione di percolato con conseguente inquinamento delle falde idriche. È da denunciare che la “messa in sicurezza”, attuata con la captazione del bio-gas, viene contrabbandata per bonifica del territorio. A completare l’opera, inquieta non poco la paventata possibilità di depositare i ranghi provenienti dalla bonifica del fiume Sarno nel territorio di Tufino.
- A proposito di “Piano regionale Cave” in discussione presso le referenti commissioni regionali, vi è la concreta possibilità di incrementare le attività estrattive a Comiziano, Casamarciano, Visciano e Tufmo. Qualcosa pari a cinquanta milioni di metri cubi di pietra calcarea da estrarre. Questo progetto sciagurato e irrazionale incrementerebbe la devastazione ambientale in aggiunta a quella già molto precaria di Polvica. Nello stesso territorio sono attive: nove cave in tre chilometri quadrati; i Regi Lagni, autentica clonca a cielo aperto; un Depuratore che opera al di fuori dei. parametri imposti dalla legge; valori di diossina altissimi e in crescita, che hanno portato, al momento, all’abbattimento di settemila capi di bestiame contaminati e al sequestro cautelativo di settemila ettari di campagna coltivata. Anche a Polvica preoccupa non poco la prevista costruzione della centrale elettrica, destinata, probabilmente, a diventare un piccolo termodistuttore.
- Per quanto riguarda Acerra è da rimarcare che accanto al previsto termovalorizzatore più grande d’Europa, ne dovrà sorgere un altro in località Santa Maria la Fossa i cui effetti si sommeranno anche in considerazione della prossimità degli stessi.
Il Papa Giovanni Paolo II, nell’incontrare i lavoratori della terra riuniti per il Giubileo disse loro: “Se il mondo della tecnica più raffinata non si riconcilia con il linguaggio semplice della natura in un salutare equilibrio, la vita dell’uomo correrà rischi sempre maggiori di cui già ora vediamo avvisaglie preoccupanti”.
Dobbiamo chiederci: è proprio necessario inseguire profitti sempre più alti, spesso perseguiti da gente e aziende senza scrupoli, se poi alla fine dovremo spendere questi profitti per salvarci dal pericolo della mucca pazza, delle pecore alla diossina, dai danni provocati dalle alluvioni sempre più catastrofiche, dall’inquinamento delle falde acquifere, dall’aumento dei pericoli per la salute di bambini, anziani e persone malate?
Dobbiamo convincerci che non vi sarà soluzione del problema ambientale se non s realizzerà una profonda e reale conversione di mentalità e stile di vita e se all’introduzione di nuove e più efficienti tecnologie non si accompagnerà lo sviluppo di un’autentica coscienza ecologica.
La fiducia cieca nel progresso tecnologico e l’affermarsi di una mentalità volta al solo profitto e ai consumo, hanno portato l’uomo, in molte occasioni, a causare dissesti e squilibri nella natura e nella stessa terra che coltiva, inquinandola o esaurendone la fecondità. In nome del dio-denaro con molta facilità ci si dimentica che la terra è un dono ricevuto da rispettare.
“La terra è Dio! È, dunque, secondo la sua legge che deve essere trattata. Se, rispetto alle risorse naturali, si è affermata, specie sotto spinta dell’industrializzazione, un’irresponsabile cultura del ‘dominio’ con conseguenze ecologiche devastanti, questo non risponde certo al disegno dl Dio ‘Riempite la terra, soggiogatala e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo’” (Gn 1. 28). Queste note parole della Genesi consegnano la terra all’uso, non all’abuso dell’uomo. Esse fanno dell’uomo non l’arbitro assoluto del governo della terra, ma il “collaboratore” dei Creatore: missione stupenda, ma anche segnata da precisi confini, che non possono essere impunemente valicati”.
Con queste parole profetiche il Papa si rivolgeva, ancora, ai lavoratori della terra.
Oggi rivolge a noi quelle stesse parole: nel nostro territorio questi confini sono stati ampiamente e impunemente valicati.
Come Chiesa locale, esercitando la nostra parresìa (il parlar franco) e la nostra
profezia diciamo e gridiamo, ancora una volta, BASTA!!!
BASTA ai progetti di morte che il nostro territorio sta subendo ormai da dieci e più anni.
Come comunità ecclesiale ci impegniamo a far crescere il senso di appartenenza e il senso di responsabilità ambientale, così come la consapevolezza dei rischi del vivere nel nostro territorio. I processi decisionali dovrebbero comprendere oltre alle necessarie valutazioni tecnico-politiche anche un maggiore coinvolgimento responsabilizzante delle comunità locali nella gestione e nella difesa del territorio. È importante assegnare la responsabilità per la tutela dell’ambiente a quei livelli amministrativi capaci di ottemperarvi nel modo più efficace, promuovere la partecipazione significativa di tutti gli individui e di tutte le organizzazioni interessate nel processo decisionale, a li vello locale, regionale e nazionale.
È importante rafforzare le comunità locali permettendo loro di prendersi cura dell’ambiente cominciando col fornire a tutti, specialmente ai bambini e ai giovani. Opportunità educative tali da favorire un cambiamento di mentalità e una crescita di sensibilità per la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di atteggiamenti positivi, attraverso azioni di carattere pedagogico.
Il tutto ricondotto a una visione planetaria di sviluppo sostenibile.
Tutti, credenti e non credenti, uomini politici e cittadini, siamo chiamati a una responsabilità e vigilanza, nella prospettiva di applicazioni concrete di una “educazione alla legalità” che non può restare solo slogan. Il nostro territorio non è una semplice realtà geografica (come pensa chi decide per noi!), ma comprende lo spazio vissuto, i luoghi dell’infanzia, le viuzze del villaggio, il quartiere; siamo intimamente legati ad esso. anche ai nostri giorni in cui lo sviluppo dei sistemi e dei mezzi di comunicazione ha reso così facili gli spostamenti di flussi di persone e d’informazioni.
Per quanto è accaduto su questo territorio, è doveroso da parta di tutti un meditato esame di coscienza. Come comunità locale abbiamo troppo delegato al potere politico scelte sulle quali è mancato il necessario controllo e la condivisione di tutti.
In virtù di questa ritrovata consapevolezza invitiamo tutti a riscoprire una cittadinanza attiva, a partecipare. manifestando a poteri forti ha decisa opposizione a tutte quelle scelte tese ad aggravare la situazione ambientale del nostro territorio.
Solo così potremo assicurare ai nostri figli un futuro di speranza e una “terra” dove essi potranno giocare, respirare, crescere, volersi bene, realizzarsi.
Vivere, in fondo, una vita “normale” e “in grazia di Dio”.