Caro candidato...

Jacopo Venier (Partito dei Comunisti Italiani - Responsabile Dipartimento Politiche Internazionali) risponde a Zanotelli


Caro Zanotelli,
ti scrivo a nome del Partito dei Comunisti Italiani di cui dirigo il Dipartimento Politiche Internazionali.

La tua lettera ai candidati infatti non interroga solo coloro che avranno l’onore e l’onere di presentarsi di fronte all’elettorato ma prima di tutto le forze politiche che questi candidati presenteranno nelle loro liste.
Le considerazioni che tu avanzi infatti interrogano i singoli ma prima di tutto le realtà collettive che si organizzano per proporre, attraverso le varie forme di partecipazione politica, un loro programma, una loro idea di cambiamento dello stato di cose presenti.
E’ quindi importante che, oltre ai singoli candidati, ci sia un impegno delle forze politiche in quanto tali sulle tematiche che tu (ed attraverso di te una grande parte del mondo della Pace) proponi.

Il Partito dei Comunisti Italiani si è schierato sin dall’inizio con il movimento della Pace e ne ha assunto la piattaforma più radicale.
Quando abbiamo detto tutti insieme “senza se e senza ma” abbiamo infatti stretto un patto tra di noi che è cementato dentro la comune fatica di far vivere nel nostro paese una posizione di reale alternativa allo schema guerra-terrorismo a cui vorrebbero costringerci.
Senza se e senza ma significa che la guerra va ripudiata come strumento di risoluzione delle controversie internazionali anche in presenza di un avvallo a questo tipo di operazioni da parte di organismi sopranazionali che rispondono sempre più alle esigenze dei potenti e sempre meno al loro mandato di pace.
Senza se e senza ma significa anche che la guerra non risolve alcuna delle crisi aperte ma anzi alimenta la spirale dell’odio da cui trae sostentamento il terrorismo.

Hai ragione nel denunciare come “il movimento” abbia in qualche modo trascurato in questi anni il tema dell’Europa ed in particolare i caratteri che andava concretamente ad assumere l’Unione Europea. Io credo che avremmo tutti dovuto essere molto più attivi nella fase in cui, nella Convenzione per il futuro dell’Europa, si stavano scrivendo i testi base della Costituzione.
Abbiamo sottovalutato la possibilità di incidere su quell’organismo, certo non completamente democratico, dove però comunque si potevano aprire contraddizioni ed equilibri più avanzati di quelli raggiungibili in sede di Conferenza Inter Governativa.
La richiesta che insieme abbiamo portato (Cossutta ne ha fatto un emendamento votato da quasi 1/3 del Parlamento Europeo) di inserire l’art.11 della Costituzione italiana come art.1 di quella europea, non è divenuta ancora richiesta di massa, cardine di un movimento che sfida l’Europa sui fondamenti della propria costruzione.

Oggi ci troviamo di fronte ad un testo che contiene elementi estremamente preoccupanti ed insieme è però anche una opportunità per impedire che il processo di costruzione di una Europa autonoma, indipendente dagli USA, portatrice di un progetto di pace nel mondo, non si areni definitivamente.
Respingere l’idea di Europa come fortezza, di Europa come potenza armata imperiale e colonialista, di una Europa egoista e rapace non significa non vedere come contro l’Europa si è scatenata una offensiva gigantesca che ha visto protagoniste le nuove destre neoconservatrici USA e le loro propaggini europee.
Per questo noi riteniamo che sia necessario ridare impulso alla costruzione appunto, come dici tu, di una Europa vincolata ad un modello sociale basato sui diritti, una Europa di pace che lavora per un diverso modello di sviluppo e quindi è disposta a modificare le proprie relazioni (anche economiche e commerciali) con il resto del pianeta.

Guerra non è solo bombardamenti e mine, guerra è anche dazi commerciali che impongono la povertà; è il debito che strozza lo sviluppo; sono privatizzazioni che consentono il profitto sulla malattia, sulla morte, sono politiche economiche che condannano popoli interi alla disperazione. L’Europa che vogliamo non è quella che abbiamo visto a Cancun a fianco degli USA ma al contrario una Europa che sappia fare da sponda a chi a queste logiche si contrappone siano essi movimenti o stati.

Noi pensiamo che per raggiungere un nuovo equilibrio internazionale che sconfigga per sempre la teoria della guerra permanente e preventiva (che significa nuovo colonialismo per il saccheggio delle risorse della maggioranza dell’umanità) passi, non attraverso un nuovo antagonismo USA/UE, ma da un multilateralismo dove l’Europa deve svolgere una funzione di aiuto nell’affrancamento di grandi paesi e continenti. L’Africa, l’America Latina, l’India e l’Asia hanno bisogno di poter contare su una Europa indipendente capace di progettare insieme a questi popoli e stati un nuovo equilibrio, un nuovo modello di sviluppo.
Condivido pienamente quanto tu dici sulla questione delle armi e sul ruolo della NATO. Tutto si tiene e quindi il progetto di allargamento della NATO ha, tra gli altri, anche lo scopo di imporre standar militari che costringano tutti a comperare armi con il copyright USA. E’ un altro modo per renderci subalterni, colonie di un impero della guerra che prima o poi ci schiaccerà.
Tutto questo con la subalternità di una classe politica europea che non si è distinta nel difendere i gli stessi interessi dei propri cittadini e ci ha portato ad un passo dalla catastrofe.

Per fortuna i popoli tornano in campo ed è possibile, come è successo in Spagna, che diano un colpo importantissimo a chi vuole imporci lo scontro di civiltà.
L’Europa che vogliamo ha bisogno degli europei, di un popolo europeo che gridi con tutta la forza necessaria che guerra e terrorismo si alimentano a vicenda, che bisogna spezzare la catena dell’odio e della ritorsione, che bisogna far tornare in campo il diritto, la politica.

Per questo, come partito, non possiamo che sentirci dalla stessa parte di persone come te che hanno dedicato la vita alla Pace. Il vincolo che ci lega va ben oltre il momento elettorale e per questo non possiamo che accogliere, tutti insieme, il senso profondo dell’appello che tu hai lanciato.

Un caro saluto

Jacopo Venier
Segreteria Nazionale PdCI
Responsabile Dipartimento Politiche Internazionali

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