Lettera aperta: "Apolidi nell'ordine cinico del mondo"
Sentiamo il bisogno di misurarci con le questioni che ogni giorno ci impone l’ordine cinico del mondo. Sentiamo la necessità di ricominciare a tessere il faticoso percorso della prevenzione e risoluzione dei conflitti che, a ogni latitudine, tante donne cercano di costruire.
Da vittime a protagoniste dirette di prove concrete di negoziati, di processi di pace. Sempre a partire da sé, dall’alveo diretto della vita quotidiana.Anche nella guerra le donne trovano strade vitali, apparentemente inimmaginabili, per non smettere di credere nella possibilità di alternative alle “soluzioni” militari, che soluzioni non sono mai veramente.
La strada della ricerca e della pratica degli strumenti di prevenzione civile, di strumenti e forze di interposizione, come il raccomandato percorso dalla Risoluzione del CS-ONU 1325 che deve essere sistematicamente implementata e rafforzata per riprendere lo slancio necessario a rendere concrete le alternative alla guerra.
Sono percorsi che devono essere esercitati da istituzioni super partes radicate nel diritto internazionale e che godano della fiducia universale come le Nazioni Unite, ma che per essere efficaci devono essere accompagnate strettamente da un processo partecipativo delle realtà della società civile e fatte proprie dalle istanze politiche delle Nazioni che le rappresenteranno nelle Organizzazioni Internazionali. Invitiamo la società civile, le elette e le istituzioni a farsi protagoniste di un impegno reale per imprimere una forte accelerazione a dare risposte concrete a quanti vivono nei conflitti e non possono attendere oltre, schiacciati tra le scorciatoie violente degli interventi militari e l’ impotenza di chi non vuole stare a guardare e vorrebbe avere strumenti per fare la propria parte nella promozione e nel consolidamento della Pace. Questo è quello che vogliamo affrontare, non sfuggendo alla nostra responsabilità.
Ce lo impone il bisogno di rispondere all’ impellente e sofferta domanda delle donne che vivono sulla propria pelle la violenza dei conflitti. Crediamo che sia necessario, oggi più che mai, riaprire una fase di confronto ed elaborazione per arrivare a proposte legislative, per dotare le istituzioni degli strumenti necessari ad affrontare in modo efficace le situazioni di crisi, mettendo al riparo i civili e le donne in particolare dalle violenze che vengono perpetrate da uomini di ogni parte coinvolta nel conflitto. La storia dell'umanità è segnata da questa tragica coazione a ripetere scenari in cui i corpi delle donne diventano terreni di battaglia, e noi vogliamo fare la nostra parte per interromperla. Prima di tutto dando visibilità e voce a chi ogni giorno si trova, suo malgrado, a vivere sul terreno dei conflitti e prova - ognuno nel suo campo, dalla società civile al mondo accademico dei paesi coinvolti negli interventi armati - ad agire con pratiche alternative di costruzione della pace. Perciò chiediamo alle candidate e ai candidati, qualora elette o eletti, e a quanti ricopriranno incarichi di governo, di affrontare queste tematiche, assumendosi l'impegno di partecipare al percorso di confronto che intendiamo promuovere tra realtà della società civile che da tempo si misurano sulle questioni del ruolo delle donne nella Prevenzione dei Conflitti e Promozione della Pace e le istituzioni a livello governativo e parlamentare.
Non possiamo più permettere di rinviare una discussione all'altezza della serietà e della drammatica urgenza imposte dalla’agenda delle crisi che quotidianamente vive il nostro tempo. Partiamo da noi, partiamo da qui, partiamo ora per non essere complici o apolidi e provare a invertire la storia cinica del mondo.
Roma, 21 febbraio 2013
Rete Internazionale delle Donne per la Pace.
Irene Agnello Augusta Angelucci Raffaella Chiodo Luisa Del Turco, Francesca Kock Patrizia Luzzatto Paola Montecorboli Maria Pia Morgillo Patrizia Politelli Patrizia Salierno Patrizia Sentinelli Maria Vittoria Tessitore