Tra fede e politica
Tra due autorevoli contributi, la prefazione del vescovo di Castellaneta Fragnelli e la postfazione del vice postulatore per la causa di beatificazione di don Tonino, Domenico Amato, è offerta al lettore la “testimonianza della politica” e “l’evangelizzazione del sociale” del vescovo Bello, grazie al lavoro di Cesare Paradiso. Un testo scorrevole e semplice che, senza pretese, rilegge la pastorale di don Tonino, innervata di dimensione politica.
Don Tonino, da ottimo ministro del Concilio, ha incarnato il rinnovamento ecclesiale del Vaticano II nelle sue scelte audaci e anche rischiose in tempi molti delicati, quali la fine dei grandi partiti di massa (dopo il muro di Berlino) e la crisi della Democrazia Cristiana e del PSI con lo scandalo di Tangentopoli. Ma già prima, quando la Chiesa ha dovuto fare i conti con la perdita di un ‘potere’ politico e con l’avvento di uno scenario totalmente nuovo, essa – grazie ai suoi vescovi più profetici – con il Convegno di Loreto (1985) ha saputo imboccare la via della pluralità di opzioni politiche e della laicità dello Stato. Tra questi un eminente sostenitore del dialogo tra fede e politica è stato mons. Bello.
Anche nella realtà diocesana non ha cessato di tendere una mano solidale e impegnata verso i fratelli politici, con la scelta di dedicare loro un messaggio di augurio e una riflessione in occasione del Natale. Col passare degli anni, gli incontri si facevano sempre più scarni, ma questo – nonostante la sofferenza – non ha fatto desistere il vescovo di Pax Christi dall’intento di “interessarsi” del bene comune, con un fine unico: amare il mondo, servire la gente, accostarsi al passo lento degli ultimi.
Verso la fine l’autore ci regala una serie di brani antologici del magistero belliano. Qui si apprezzano la grandezza morale, lo spessore umano, la tenacia e il gusto della politica di un uomo della Chiesa che non ha mai voluto acquistare un consenso servendosi della fede, ma che ha voluto ostinatamente servire la società da pastore per la promozione del bene comune, nella linea dell’opzione preferenziale del povero.