Siria, l’ora di una svolta non-violenta
Caro direttore,
mi permetto di inoltrarle la lettera inviata al presidente del Consiglio, a quelli di Camera e Senato e al ministro degli Esteri, a nome del Consiglio Nazionale di Pax Christi, con una riflessione sulla Siria per l’urgente avvio della Conferenza di pace (Ginevra 2), che abbiamo intitolato "Siria, è l’ora di una svolta politica nonviolenta".
È tardi, certo, i problemi sono immensi e complicati, ma non vogliamo arrenderci all’immensa tragedia siriana nella quale il vuoto della politica è stato riempito dalla
logica della guerra. La repressione governativa di opposizioni sempre più armate e inaffidabili, così come la presenza di gruppi o Stati interessati a sostegno dell’uno o
dell’altro fronte, hanno prodotto una guerra di tutti contro tutti che sta producendo tensioni sempre più forti in una vasta area. Se è fallita l’iniziativa nonviolenta, ancor più fallimentare è stata l’azione armata.
Oggi, ogni forma di intervento armato a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento, sarebbe non solo strumentale ma porterebbe alla catastrofe totale, renderebbe
esplosiva un’ampia area fino a rischi di una guerra di portata mondiale.
Pax Christi Italia, assieme a Pax Christi international, vuole farsi portavoce dell’appello di papa Francesco e della Santa Sede per una soluzione negoziale del conflitto siriano e per un aiuto umanitario urgente e massiccio. La strada da
seguire è la «riconciliazione nella verità e nella giustizia» che può trovare attuazione nella progettata Conferenza di pace di Ginevra. Un cessate il fuoco immediato potrà
fermare lo spargimento di sangue e avviare percorsi di vita. Accanto all’aiuto umanitario, occorre attuare la svolta politica nonviolenta. Al nostro ultimo Congresso abbiamo affermato che la nonviolenza non è mai un lasciar fare, tanto meno un
lasciar uccidere, ma la pienezza di una politica attiva, determinata e costante. È l’ora di una politica di pace con mezzi di pace. È l’ora di una soluzione negoziale robusta,
paziente e articolata. È l’ora di ridare centralità all’Onu, spesso incerta e inefficace perché ancora sprovvista dei poteri previsti dalla sua Carta di fondazione, e di attivare l’Europa della pace.
Tra gli strumenti (non armati) di diritto internazionale rivolto alla «responsabilità di proteggere» i deboli è possibile indicare: il cessate il fuoco, il blocco del mercato delle
armi, la salvaguardia dei diritti della persona, il rilascio dei prigionieri politici e dei sequestrati (tra i quali giornalisti come Domenico Quirico), la cooperazione economica, l’avvio di negoziati coinvolgenti le forze siriane (come il movimento
Mussalaha) da tempo impegnate in iniziative politiche alternative alle armi, garanti di una convivenza pacifica che solo i siriani uniti potranno realizzare con modalità
riconciliative da loro scelte.
Chiediamo al governo italiano e alle Nazioni Unite, all’Unione europea e alla Lega Araba di attivarsi per un immediato cessate il fuoco, per l’urgente avvio di un processo negoziale finalizzato verso la Conferenza internazionale. Non si
può aspettare. Il nostro governo deve svolgere la sua parte.
Accompagniamo gli sforzi diplomatici con un’informazione mobilitante e momenti di preghiera e di digiuno, in rete con tanti cittadini pronti a celebrare degnamente il 50° anniversario della "Pacem in terris" di Giovanni XXIII, enciclica della famiglia umana. Un fraterno saluto.
Shalom