Il ripudio della guerra nella città di Gioacchino Da Fiore

22 agosto 2013 - Raffaello Saffioti (Centro Gandhi)

UN URLO: LA GUERRA È FOLLIA
RICORDANDO LA LEZIONE DI HIROSHIMA E NAGASACHI

“Le più grandi risorse, erano la speranza e la dignità.
Chi si rassegna, muore prima.
Non so se i giovani hanno appreso.
…Molti ancora non sanno:
il lager è tra noi, è in noi,
…Non so se i giovani sanno
in ogni parte del mondo:
non c’è rivoluzione se si trattano gli uomini come sassi.
Ma sapere solo Auschwitz o il Sudafrica, intossica:
ai giovani occorre, anche,
l’esperienza di un mondo nuovo davvero”.
…Puoi chiedere alla voce della terra
il canto senza gemito?
Auschwitz e Hiroshima stanno figliando nel mondo -
non senti l’odore del fumo?
DANILO DOLCI, Non sentite l’odore del fumo?, 1971

Le città devono trasformarsi in laboratori di cultura di pace.
Esse devono sorpassare la corazza delle sovranità statali,
che ancora sono segnate dall’arcaico antagonismo tra città e stato,
per restaurare la solidarietà in una dimensione planetaria.
Le città sono chiamate a questa grande, pacifica rivoluzione.
ERNESTO BALDUCCI

NAGASAKI: 9 AGOSTO 1945
SAN GIOVANNI IN FIORE: 9 AGOSTO 2013
A San Giovanni in Fiore, in Calabria, il 9 agosto scorso, si è svolta la “Giornata della Pace”, col titolo “Il ripudio della guerra dalla scuola alla città”, ricordando l’esplosione atomica su Nagasaki, avvenuta il 9 agosto1945.
La Giornata, divisa in due parti, ha avuto luogo in un ambiente di incantevole bellezza per il suo valore paesaggistico, carico di grande suggestione per la sua storia, essendo vicino all’Abbazia Florense, antico archicenobio, con la sua vita di circa otto secoli.
È stata una giornata veramente felice per tutti quelli che l’hanno vissuta. Essa è destinata, probabilmente, ad essere considerata come un evento nella storia della città, e non solo, se si considera il suo svolgimento e il suo esito felice.
L’immagine che figura nella locandina e nel manifesto della Giornata, scelta per il messaggio che esprime, è quella che figurava nella locandina della manifestazione del 22 maggio 2013, nel giardino della Scuola Media “Gioacchino da Fiore”, “La scuola ripudia la guerra”. È la famosa immagine della scultura “Non violence”, dell’artista svedese Carl Fredrik Reutersward. La scultura rappresenta una Magnum, pistola in bronzo con la canna annodata. Venne installata davanti alla sede centrale dell’ONU a New York, nel 1988, ed esprime il messaggio della nonviolenza.
Nella prima parte della Giornata, nella mattinata, ha avuto luogo un incontro-dibattito per la presentazione del Manifesto “La Scuola ripudia la guerra”, per la Campagna “Scuole smilitarizzate”, del movimento “Pax Christi”.
Nella seconda parte, nella serata, si è svolta l’iniziativa ludico-culturale, “Il paese dove i bambini sorridono”.

SEMI CHE GERMOGLIANO E FIORI CHE SBOCCIANO
NELLA TERRA DI GIOACCHINO ANCORA FECONDA
La terra dell’Abate Gioacchino si rivela ancora feconda, dopo otto secoli.
Il 9 agosto ha visto germogliare, quasi per miracolo, semi sparsi la mattina del 22 maggio nel giardino della Scuola Media “Gioacchino da Fiore”. Ha sparso altri semi ed ha visto lo sbocciare di nuovi fiori come annuncio di futuro.
Un profondo significato simbolico si nasconde nel nome “FIORE”.
Nel sigillo dell’Ordine Florense si legge il suo motto: “In flora iudicia tua cognoscuntur” (I tuoi intendimenti, i tuoi propositi, si riconoscono, sono svelati nel fiore).

Il 9 agosto ha coniugato il pensiero profetico dell’Abate Gioacchino con la lezione di Hiroshima, dando il senso all’intera Giornata.

Armi cambiate in falci e aratri
… un grande ideale o sogno di Gioacchino:
la cessazione delle guerre,
la trasformazione delle armi in strumenti di lavoro
e di benessere, la conversione dei popoli
con il trionfo della pace.
(FRANCESCO D’ELIA, Gioacchino da Fiore, Rubbettino, 1999, p. 72)
È riecheggiata la voce del profeta ISAIA (2,4):
“Forgeranno le loro spade in vomeri, / le loro lance in falci; / un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, / non si eserciteranno più nell’arte della guerra”.

PRIMA PARTE DELLA “GIORNATA”
L’INCONTRO NELLA SALA-CONVEGNI DELLO “JURE CAFE’”
Le immagini della Sala-Convegni dello “Jure Cafè”, preparata per l’incontro della mattina del 9, mostrano un ambiente addobbato con cura e sono un documento visivo ma eloquente: dimostrano come la Sala volesse offrire le condizioni favorevoli all’ascolto, all’espressione individuale e di gruppo, al dialogo nel rispetto reciproco.
Vi figurano esposte le due bandiere, della pace e della nonviolenza, e un gran numero di cartelloni che davano già, di per sé, ai partecipanti il senso dell’incontro.
I cartelloni erano per la maggior parte quelli esposti nel giardino della Scuola Media il 22 maggio.Le sedie erano disposte quasi a semicerchio, davanti al tavolo dei relatori, come a invitare i partecipanti ad un grande abbraccio.
Era un adattamento della struttura maieutica dolciana.

All’incontro, aperto da FRANCO FRAGALE col ruolo di coordinatore, hanno partecipato il SINDACO ANTONIO BARILE e l’ASSESSORE GIOVANNI IAQUINTA.
MARIA SMERIGLIO, rivelatasi illuminata insegnante di religione, inventrice della manifestazione del 22 maggio, ha introdotto l’incontro, da considerare come il naturale sviluppo di quella manifestazione, alla quale aveva partecipato l’assessore Giovanni Iaquinta.
Ha ricordato che in quell’occasione era stata consegnata all’assessore, in modo solenne, la proposta scritta di un articolo per lo Statuto Comunale: esso stabiliva il compito del Comune di promuovere la cultura della pace, della nonviolenza e dei diritti umani, secondo il principio di sussidiarietà, codificato nell’articolo 118 della Costituzione.
In occasione di quella manifestazione è nata l’ “associazione florense per lo Sviluppo Creativo” che ha proposto all’Amministrazione Comunale l’iniziativa del 9 agosto, inserita nel Programma dell’”Estate in Fiore” e organizzata con la collaborazione dell’associazione stessa. Nell’organizzazione della Giornata si è distinta, tra gli altri componenti dell’associazione, per l’impegno appassionato, l’insegnante GIULIA GUZZO.
Con l’insegnante Maria Smeriglio hanno collaborato con serietà ed entusiasmo molti ragazzi delle tre classi della Terza Media che erano stati protagonisti della manifestazione del 22 maggio. Questi ragazzi hanno collaborato anche con la creazione di un gruppo su Facebook, denominato “classi che ripudiano la guerra”.
Potranno proseguire il loro impegno nelle scuole superiori?
Può essere questo un altro segno di speranza per il futuro?

IL SINDACO ANTONIO BARILE – L’ASSESSORE GIOVANNI IAQUINTA
Hanno espresso l’apprezzamento per l’Associazione e per la specifica iniziativa da essa proposta sul ripudio della guerra.
In generale, è necessaria la collaborazione delle Associazioni per lo svolgimento dell’attività amministrativa, secondo il principio di sussidiarietà.
Hanno dichiarato solennemente il loro impegno per l’inserimento nello Statuto Comunale dell’articolo proposto dall’associazione, articolo che pone al Comune il compito della promozione della cultura della pace, della nonviolenza e dei diritti umani, seguendo l’iter previsto dalla legge.
La loro autorevole presenza, per tutta la durata dell’incontro, è valsa a convalidarlo, conferendo allo stesso maggiore importanza.

INCONTRO INTERROGATIVO
È seguita la relazione a me affidata per la presentazione del Progetto di Pax Christi, “La scuola ripudia la guerra”, obiettivo principale dell’incontro, con la domanda di adesione al Progetto, rivolta agli Insegnanti e ai Dirigenti scolastici.
MARIKA CAMMERATA, ragazza delle “Classi che ripudiano la guerra”, ha letto il “Manifesto”, “La scuola ripudia la guerra”, in 10 punti, della “campagna scuole smilitarizzate”.
Alcuni punti qualificanti del “Manifesto”:
“2. Sottolineare e valorizzare l’educazione alla pace tra le finalità educative dei POF, nelle discipline educative e didattiche e nella programmazione”.
“5. Escludere dalla propria proposta formativa le attività proposte dalle Forze Armate, in contrasto con gli orientamenti fondamentali educativi e didattici della scuola”.
“6. Non esporre manifesti pubblicitari delle FFAA né accogliere iniziative finalizzate a propagandare l’arruolamento e a far sperimentare la vita militare”.
“7. Non organizzare visite che comportino l’accesso degli alunni a caserme, poligoni di tiro, portaerei e ogni altra struttura riferibile all’attività di guerra, anche nei casi in cui questa attività venga presentata con l’ambigua espressione di ‘missione di pace’”.
La relazione ha proposto alcune domande, come per una ricerca di gruppo della identità a San Giovanni in Fiore:
- della scuola
- della città
- della chiesa.
Due domande erano implicite:
Cosa significa “pace”?
Cosa significa “promuovere la cultura della pace”?
Questi i temi, queste le domande che hanno animato il dibattito con i vari interventi.

RICORDANDO LA LEZIONE DI HIROSHIMA
LA GUERRA È FOLLIA
È stata ricordata l’esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, il 6 e il 9 agosto del 1945, per la lezione che viene da quell’avvenimento.
Esso ha segnato un discrimine nella storia dell’umanità.
Nell’era atomica, inaugurata da quell’avvenimento, il genere umano ha ormai un unico destino di vita o di morte e la guerra è uscita dalla sfera della razionalità.

È necessario cambiare il modo di pensare, come ha insegnato Albert Einstein.
La guerra e la pace non possono essere più concepite come in passato.
“LA GUERRA È FOLLIA”: questa la scritta che campeggiava in uno dei cartelli esposti nella Sala dell’incontro.
“Bellum alienum a ratione” ha scritto Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris, dell’11 aprile 1963.
Questa espressione è esplosa come un urlo nell’incontro del 9 agosto.
Forse è da considerare il momento culminante dell’incontro stesso, caratterizzato dal clima di intensa partecipazione e di forte tensione ideale.
In questo clima si sono così succeduti vari interventi, molto qualificati ed efficaci.

GIUSEPPE TRICOCI
È un giovane sangiovannese, neolaureato, con una Tesi sperimentale dal titolo “La pedagogia di Danilo Dolci. Un metodo al servizio della Calabria”.
Tricoci ha avuto il merito di scoprire le tracce dell’attività svolta da Dolci in Calabria, anche nella città di San Giovanni in Fiore, nei primi anni Novanta. Ha considerato Dolci “un maieuta planetario” e “una delle figure più significative del movimento pacifista internazionale”.
Tricoci ha proiettato delle slide per presentare la sua Tesi, come contributo all’incontro, per la parte riguardante San Giovanni in Fiore. Ha collegato il mio rapporto personale con Dolci con l’attività educativa e sociale da me svolta nella prima metà degli anni Settanta nella stessa città.
Interessante la sua testimonianza sull’incontro:
“Esporre il mio lavoro nella mia città è stato come riportare Danilo Dolci tra la mia gente (…). Ho cercato di far comprendere alla mia gente ciò che non fu compresero a tempo debito (…). Sono giunto fin qui, ponendo il mio lavoro come dono per il futuro alla mia città (…). Oggi la nostra Associazione per lo Sviluppo Creativo sforna giorno dopo giorno esempi di maieutica, dove s’impara a collaborare rispettando l’altro, sviluppando autonomia e autostima, portando alla luce l’autentico sé (…). Esco arricchito da questa esperienza e dai contributi che ne sono emersi, reso più consapevole che i semi lasciati da Dolci sono tanti e ti accorgi (…) che si respira un’aria di rivoluzione nonviolenta”.
EUGENIO (GEGE’) SCARDACCIONE (Dirigente scolastico di scuola superiore, co-fondatore del Gruppo Educhiamoci alla Pace, GEP, da Bari)

Ama definirsi “appassionato tifoso delle relazioni umane”, “crede”, come dice, “nel legame tra sogni e realtà, colora e regala mandala”. Con un intervento di eccezionale efficacia, venendo da Bari ha dato all’incontro un importante contributo.
Riprendendo alcuni temi del suo intervento ha scritto: “Desidero partire dal titolo del laboratorio maieutico circolare che abbiamo vissuto. Perché credo che dal Sud, spesso dilaniato da degrado e rassegnazione, è possibile ri-lanciare un invito/appello etico-estetico forte, imprescindibile, all’educazione alla pace, nonviolenza, giustizia, salvaguardia del creato, il tutto collegato e sottinteso da un fecondo dialogo/confronto maieutico di ispirazione dolciana e gandhiana. E faccio due sole brevi considerazioni riferite all’azzeccato, provocatorio, impegnativo titolo dell’iniziativa. La prima relativa al verbo “ripudiare”, tratto dall’art. 11 della Carta Costituzionale e ripreso opportunamente dai ragazzi della Scuola di Barbiana e da don Lorenzo Milani, significa molto di più di un vago, freddo “rifiutare”.
La seconda, direttamente collegata ad un rifiuto netto di tutte le guerre e violenze, ovunque esse si annidino, è rappresentata dalla consapevole volontà di considerare la particella “da” che richiama un movimento, una sorta di indignazione inquieta, un dinamismo coinvolgente, che implica un impegnativo ed avvincente percorso di cambiamento di tutti gli operatori scolastici, docenti, studenti, genitori oltre che cittadini ed Enti Locali come i Comuni, cercando poi di rendere al “plurale” quelle parole piene che sono le scuole, le famiglie, le città, le istituzioni.
Insomma, dalla Calabria si ripropone un’alleanza virtuosa e contagiosa tra Comuni, Scuole, Associazioni territoriali, per rendere attuale quella “convivialità delle differenze” del vescovo Tonino Bello. Un invito a fare ognuno la propria parte, non da piagnoni e parolai, e giocare un ruolo specifico nello stesso palcoscenico della vita delle scuole, delle città, delle famiglie e delle comunità ecclesiali, per diventare “spetta/ttori” attivi e consapevoli”.
SALVATORE OLIVERIO
Ha sostenuto l’importanza dell’inserimento nello Statuto Comunale dell’articolo proposto dall’Associazione. Ha sottolineato, con parole espressive di forte rigore morale, il dovere della coerenza, per il ripudio della guerra, sia dei cittadini che delle istituzioni.
La Festa della Repubblica del 2 giugno, per esempio, non può essere celebrata facendo sfilare le Forze Armate, per la contraddizione che non lo consente.
DON BATTISTA CIMINO, missionario in Kenia.
Ha partecipato al dibattito portando la testimonianza della sua vita di missionario, spesa a favore degli ultimi. È una testimonianza di eccezionale valore, che ha contribuito a dare il segno all’intera Giornata.
Don Battista iniziò l’attività di missionario nel 1995, recandosi nel Burundi, dove rimase per parecchi anni, lavorando a fianco delle persone povere e dei bambini malati. Subì un attentato che gli ha fatto perdere un dito della mano sinistra.
Si trasferì in Kenia, a Nairobi, dove vive tuttora, in una baraccopoli. Sta realizzando vari progetti. Uno di questi è per portare l’acqua nelle case. Un altro progetto è a favore dei disabili.

Sta costruendo il Santuario della Divina Misericordia, con una casa per l’accoglienza dei pellegrini e dei senza tetto. L’ultimo progetto è per le donne in difficoltà, non solo economica, ma anche psicologica.
Fa parte di un’associazione, chiamata “Stella Cometa”, che opera a San Giovanni in Fiore e a Cosenza, con la guida spirituale di don Pietro Paletta, con lo scopo, tra l’altro, di raccogliere aiuti per i paesi poveri. A Cosenza opera come coordinatrice del gruppo sua sorella Suor Angela.
PADRE FELICE SCALIA, S.J.
Ha parlato della Pacem in terrris, definendola l’enciclica dei diritti umani.
Il suo intervento è stato uno dei momenti più preziosi dell’incontro e dell’intera Giornata.
Dal suo breve ma denso intervento sono emersi temi di fondo delle sue opere.
Per dire dell’incontro ha scritto: “La pace è un argomento che dovrebbe interessare ogni uomo ‘non-folle’, ma continua ad essere il più grande affare dell’attuale sistema. Ed è necessario vaccinare ogni giorno le nuove generazioni. Cammino arduo.
La Chiesa non ha più toccato nei suoi vertici la meta indicata da Giovanni XXIII. Se non si sgancia dal ‘sistema’ non ha le carte in regola per condannare la guerra e, tanto meno, per parlare di nonviolenza.
Aspettiamo. Le ‘utopie’ hanno dura vita.
Tristemente dobbiamo ammettere che siamo ben lontano dall’accostarsi, da parte della cultura corrente, al problema della pace. C’è ancora troppa gente che crede di vivere nella figura servo-padrone, superiore-inferiore, democratico-canaglia.
Il test della pace indica quanto siamo lontani dall’essere cristiani, pur dicendoci tali, quanto vicini alla belluinità”. “Abbiamo molto da camminare controcorrente, dato che la storia umana è fatta di violenza. Non si vedono ‘dall’alto’ segni di conversione, se appena si sentono i discorsi che fanno certi generali-vescovi. La nuova bestemmia: ‘Armare la pace’”.
MATTIA CUSANI, studente neodiplomato.
Ha partecipato all’incontro con la proiezione di alcune slaide con immagini tratte dal filmato col titolo “Diritti o diritto?”, presentato agli esami di maturità classica, conseguita brillantemente.
È stato posto il tema impegnativo dei diritti umani, interpretando il contrasto tra i termini DIRITTI-DIRITTO, con il richiamo alla storia della filosofia e della civiltà. Il video è una continua associazione di opposti. Il diritto può rappresentare lo Stato che si eleva al di sopra del singolo, imponendo guerre, decidendo della vita e della morte del cittadino, facendo gli interessi dello Stato a discapito del singolo (il fine giustifica i mezzi).

L’opera teatrale “Antigone” rappresenta la tragedia che già nell’antichità ha trattato lo scontro fra i diritti naturali (oggi diremmo “umani”) e il diritto sancito dallo Stato: in questo caso specifico, il diritto naturale alla sepoltura, invocato da Antigone per il fratello morto in guerra, contro la legge scritta da Creonte che aveva deciso di punire il nipote per aver provocato una guerra civile.
Proprio in questa tragedia emerge la necessità di diritti inalienabili che neanche i re o i governi possono violare o ignorare.
UNA MOSTRA BIBLIOGRAFICA
La Sala dell’incontro era arricchita da una mostra bibliografica con riviste e libri di maestri della pace e della nonviolenza.
Erano esposti testi di: Lev Tolstoj, M.K. Gandhi, Martin Luther King, Don Lorenzo Milani, Aldo Capitini, Danilo Dolci, di vari altri autori e delle Edizioni Cultura della Pace.
Le riviste: Quaderni Satyagraha, Mosaico di pace, Azione nonviolenta, Qualevita, Testimonianze.

SECONDA PARTE DELLA GIORNATA
IL PAESE DOVE I BAMBINI SORRIDONO
La seconda parte della Giornata si è svolta nell’area del Teatro all’aperto, presso l’Abbazia Florense, col titolo “Il paese dove i bambini sorridono”.
Ha avuto luogo una iniziativa ludico-culturale con esibizioni di giocolieri, trampolieri, baby-dance, trucca-bambini e teatro dei burattini.
Diverso il carattere di festa di questa parte della Giornata, che ha avuto i bambini come protagonisti, in un clima di grande animazione, con i familiari dei bambini, tra agli altri, come spettatori.
Il motivo ispiratore era stato il testo “Il bambino, maestro della pace”, di Maria Montessori .
Nel corso dello spettacolo c’è stato un momento teatrale con la partecipazione dell’artista MARIA TERESA GUZZO.
Sono stati recitati vari testi col sottofondo musicale di Giovanni Allevi.
Tra gli altri, quelli risultati più efficaci:
- “Uomo del mio tempo”, di Salvatore Quasimodo
- “La guerra che verrà”, di Bertolt Brecht
- “Parliamo come membri della razza umana”, di Albert Einstein
- “Se il fine è la pace, i mezzi devono essere pacifici”, di Martin Luther King.

IL PERCORSO DEL “MANIFESTO”: SCUOLA-CITTA’ E RITORNO
Il “Manifesto” della “Campagna scuole smilitarizzate” ritornerà a settembre nelle scuole di San Giovanni in Fiore.
Padre ERNESTO BALDUCCI, nel primo convegno della rivista “Testimonianze”, a Firenze, nel 1982, col titolo “Se vuoi la pace prepara la pace”, disse: “Se ne accorga o meno, la scuola è ancora un organo di diffusione della cultura padronale che è, per forza di cose, cultura di guerra (…). Tocca alla scuola provvedere alla riforma di se stessa facendo spazio, naturalmente nei modi suoi propri, ai processi di cambiamento che preparano e prefigurano la cultura della pace.
Uno dei modi con cui la scuola può inserirsi, con efficacia decisiva, in quei processi è la costruzione, nelle nuove generazioni, di una memoria storica diversa da quella codificata nel sapere dominante. Ed è un compito che comporta la rilettura critica del patrimonio letterario e filosofico che abbiamo ricevuto in eredità. Tutto ciò che, in questo patrimonio, era riconducibile alla sfera dell’utopia veniva, mediante opportuni trattamenti critici, puntualmente sigillato nella dimenticanza o relegato come ingenuo o poeticamente evasivo. È razionale solo ciò che è reale: ecco il dogma implicito o esplicito che ha presieduto alla codificazione del sapere. La parola pace, nei libri di scuola, serve normalmente per indicare i trattati conclusivi di guerre, i quali appaiono poco più che interpunzioni nel ‘continuo’ del divenire bellicoso della civiltà”.
È cambiata la scuola dopo il 1982?
Quelle parole sono ancora attuali.
“Abbiamo inaugurato un percorso pacifista”, ha scritto L’Assessore Iaquinta.
“Cammino arduo”. “Abbiamo molto da camminare contro corrente”, ha detto Padre Scalia.
Notevole è stata l’assenza la mattina del 9 del mondo della scuola e della Chiesa locale.
Ci ritorna in mente la parabola evangelica del seminatore: ci dice dei semi, alcuni caduti lungo la strada, altri in luoghi rocciosi, altri tra le spine, altri in buon terreno e fruttarono.

Conclusione aperta al futuro.
Durante la Giornata del 9 abbiamo rivolto il nostro sguardo preferenziale ai protagonisti principali, i piccoli e i giovani che crescono, per guardare al futuro.

Ritornato a San Giovanni in Fiore dopo quarant’anni, nella casa di nuovi amici, ho visto sbocciare un fiore: il piccolo Pier Giorgio Fragale, di sette anni, promosso alla terza elementare, sta scrivendo nelle vacanze, come un diario, il suo “Quaderno della pace”.
In questo Quaderno ha inserito la poesia-canzone di Francesco Guccini, “Il vecchio e il bambino”.
“… I vecchi subiscono le ingiurie degli anni
non sanno distinguere il vero dai sogni
i vecchi non sanno nel loro pensiero
distinguere nei sogni il falso dal vero.
Il vecchio diceva guardando lontano
immagina questo coperto di grano
immagina i frutti, immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori.
In questa pianura fin dove si perde
crescevano gli alberi e tutto era verde
cadeva la pioggia segnavano i soli
il ritmo dell’uomo e delle stagioni.
Il bimbo ristette lo sguardo era triste
i suoi occhi guardavano cose mai viste
mi piaccion le fiabe raccontane altre”.
Mi piace sognare a occhi aperti.
Sogno che un giorno anch’io possa, arrivando a San Giovanni in Fiore, leggere il cartello stradale con su scritto CITTA’ PER LA PACE.

Palmi, 20 agosto 2013

Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
raffaello.saffioti@gmail.com

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