Pregiudizi
Brutta cosa il pregiudizio. Perfino io, che traducevo a scuola sublimi versi greci di amanti inequivocabilmente omosessuali, mi sono resa conto che l'eterosessualità può impedire di cogliere l'autentico valore dell'uguaglianza nei diritti di libertà. Forse troppi si commuovono leggendo il De Profundis di Oscar Wilde, ma provano solo compassione: è come la tolleranza, che si sente buona, ma non legittima. Le parole giuste per la sentenza della Corte suprema che accoglie la diversità nel matrimonio e nella genitorialità le ha detta Obama: love is love, l'amore è l'amore.
Anche il sindaco Merola ritiene l'amore principio fondante delle relazioni interpersonali. Sembra che i cattolici si scandalizzino, ma bisognerà vedere quali. Perché almeno i cattolici LGTB - lesbiche, gay, transgender, bisessuali - o i loro genitori non saranno così unilaterali. Anche le chiese sanno quanto sia pressante la richiesta di riconoscimento dei gay cristiani organizzati: non sembra più una battuta dire che bisogna farci attenzione perché ormai sono i soli che si vogliono sposare in chiesa. Al funerale di don Gallo il cardinal Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria: è il sacramento più grande, superiore al matrimonio, che, in sé, è invenzione umana che la chiesa innalza a sacramento, lasciando che non il prete, ma gli sposi siano ministri responsabili del rito. Sarebbe bene riflettere sulla cultura più umana che si viene esprimendo nel nostro tempo e interrogarsi se abbiamo ben compreso l'innovazione del Concilio Vaticano II che ha posto - per la prima volta nella tradizione cristiana (a me sembra ancora incredibile) - l'amore a principio fondante del matrimonio. Non altrettanto "fondanti", infatti, appaiono finalmente la procreazione, il mutuo aiuto e il rimedio all'istintività sessuale (che Luz Maria Longoria, una delle "madri del Concilio", denunciò ai padri conciliari: "con tutto il rispetto, le vostre madri vi hanno concepito non per la concupiscenza, ma nell'amore"). La richiesta dei fratelli "diversi" (ma noi siamo diversi ai loro occhi) ci dicono che senza amore non si dà relazione, che i figli, naturali o adottivi, debbono essere voluti responsabilmente, che il rapporto umano supera il livello biologico degli istinti animali.
Se Giovanardi menziona la Costituzione e la laicità, sarebbe bene che leggesse l'art. 29. Certo il matrimonio gay era ben lontano dall'immaginazione dei costituenti, ma oggettivamente scrissero che la famiglia è fondata sul matrimonio e non dissero quale (consapevolmente, invece, esclusero, dopo essersi guardati in faccia, il termine "indissolubile"). Quanto alla laicità sarebbe meglio che commentasse il card. Betori che, pensando in largo anticipo ad una mancata riconferma di Renzi, chiede garanzie cielline per il futuro sindaco.
Sui diritti civili - e morali - legati alla "naturalità" umana, l'attualità delle differenze (un tempo "devianze") sessuali evoca l'altro problema, quello razziale, che persiste anche se la scienza ha dimostrato che la "razza" non esiste e nessuno si sogna di chiedere il colore di una trasfusione.
Lunedì è stata a Bologna la ministra Cecile Kienge, per riferire le proposte parlamentari e di governo sullo ius soli. Anche in questo caso il pregiudizio confonde le menti e discrimina: i bimbi nati a Bologna, che parlano con il nostro accento e sono amici dei nostri figli, non sono stranieri, sono italiani. Nello ius sanguinis il sangue del diritto romano, a giudizio di noi moderni, potrebbe essere, semmai, quello della donna, mentre - sia per gli individui, sia per i popoli - il sangue che caratterizza presunte identità e pretende diritti nazionalistici è quello del patriarcato proprietario inventore dell'onore. Papa Francesco ha lavato i piedi a una donna "di colore" e islamica (a cui nessuno ha chiesto se "etero" o no) e vola a Lampedusa a incontrare da cristiano l'uguaglianza umana e il diritto civile.