Rete Disarmo: la Difesa e le spese militari siano controllate dal Parlamento
Il Consiglio Supremo di Difesa dice che è solo il Governo a dover provvedere all’ammodernamento delle Forze Armate e all’acquisto di nuovi armamenti: il Parlamento abbia un sussulto di e dimostri la sua centralità su un tema fondamentale come quello della Difesa della Patria.
Il Parlamento ribadisca la sua funzione e si opponga alla presa di posizione odierna del Consiglio Supremo di Difesa, cioè che le Camere non hanno nessun diritto di veto o di decisione finale sui programmi di acquisto di armamento.
È questa la posizione espressa dalla Rete Italiana per il Disarmo un network di oltre trenta organizzazioni che da diversi anni si batte per la costruzione nel nostro Paese di una politica di controllo delle spese militari verso disarmo e Pace. Il tutto proprio a pochi giorni da una prima, seppur timida, decisione dell’Aula della Camera che ribadisce la centralità parlamentare sulle decisioni aggiungere di controllo ed eventuale cancellazione relative ai programmi di acquisizione d’armamento, in particolare per quanto riguarda il problematico e costoso progetto dei cacciabombardieri F-35. Il Consiglio Supremo di Difesa presieduto dal Presidente Napolitano e al quale hanno partecipato i principali Ministri oltre che il Presidente del Consiglio Letta con le sue dichiarazioni odierne si mette di traverso in maniera problematica rispetto a quelle che dovrebbero essere le prerogative parlamentari in ogni democrazia.
“Non si capisce – afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo – come mai il Senato e la Camera possano definire il livello delle tasse per ciascun contribuente, abbiano il potere di decidere tagli alla Sanità e al sostegno per anziani e disabili, possano definire le decisioni riguardanti le politiche del lavoro e per i giovani, ma non possano dire nulla di definitivo sull'acquisto di armamenti, in particolare sulla loro cancellazione”. Il dovere che la Costituzione assegna ad ogni cittadino è quello della difesa della Patria: da nessuna parte c’è però scritto che questo debba essere fatto obbligatoriamente con l'acquisto di armi e con la continua salvaguardia (se non aumento) delle spese militari
Rete Italiana per il Disarmo chiede perciò ai costituzionalisti di esaminare attentamente e di esprimersi con chiarezza riguardo alle affermazioni riportate nel comunicato del Consiglio di Difesa odierno secondo cui sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, “la facoltà del Parlamento non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo”.
Rete italiana per il Disarmo chiede inoltre al Governo Letta di esplicitare con chiarezza quali siano le priorità delle sue politiche anche riguardo alle spese militari e per la difesa. Secondo la Rete Italiana per il Disarmo i cittadini e cittadine italiani vengono difesi più efficacemente con l’incremento ed il sostegno alle politiche di welfare, di sanità ed istruzione e non certo da cacciabombardieri, da fregate militari, o da qualsiasi altra arma.
È una questione di efficienza e di sensatezza, oltre che di necessità democratica poiché in una Repubblica Parlamentare come la nostra è il Parlamento, su mandato dei cittadini, a scegliere gli indirizzi della politica nazionale e della spesa pubblica.