Viaggio della memoria per i 70 anni della morte di Franz Jaegerstaetter
La chiesetta del piccolo paese di St. Radegund, al confine tra Austria e Germania, da anni il 9 agosto accoglie qualche centinaio di persone di ogni età che vengono a celebrare la memoria di un martire, Franz Jaegerstaetter, giovane contadino, sagrestano, padre di famiglia, condannato a morte e ghigliottinato a Berlino il 9 agosto 1943, per aver rifiutato ogni collaborazione al sistema nazista ed essersi rifiutato di arruolarsi, dichiarando che, secondo la sua coscienza religiosa e secondo il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, era sua intenzione rifiutare l’arma perchè un cristiano deve obbedire più a Dio che agli uomini.
Il suo martirio è stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa a Linz, con la sua beatificazione il 26 ottobre 2007.
Una vita, una testimonianza, quella di Franz, che ha molto in comune con quella del nostro concittadino Josef Mayr Nusser, di cui pure viene portata avanti la causa di beatificazione. Anche quest’anno, nel settantesimo anniversario del martirio di Franz Jaegerstaetter è stata apprezzata la presenza di alcuni italiani, fra cui un gruppetto dalla nostra regione, il dott. Giampiero Girardi, di Trento ne cura da anni la memoria attraverso pubblicazioni in italiano, che meriterebbero diffusione, perchè sia valorizzata la conoscenza e il patrimonio di riflessione su questa testimonianza che può essere un faro di luce per la coscienza di molti, oggi.
Riporto qui sotto solo qualche stralcio dal piccolo e prezioso testo tascabile “Franz Jaegerstaetter, Il contadino contro Hitler, una testimonianza per l’oggi” (ed. Berti), con diversi contributi, fra i quali quello del nostro concittadino Francesco Comina, uscito in occasione della beatificazione: “Il processo fu rapido (un giorno) ma non sbrigativo. I giudici vollero capire il perchè del suo atteggiamento, lo lasciarono parlare, forse cercarono di farlo recedere. Ma lo condannarono a morte per renitenza alla leva… Nella cella d’isolamento in attesa dell’esecuzione la lettura della Bibbia fu il suo unico sostegno. Le sue annotazioni segnano lo sforzo di attualizzare il Nuovo Testamento alla propria situazione e si chiudono con alcuni passaggi della prima lettera di S.Giovanni, quasi a testimoniare la pace interiore con la quale attendeva il cielo… Dalla sentenza in poi, Franz Jaegerstaetter, come tutti i condannati a morte, è incatenato notte e giorno. Il 12 luglio dice alla moglie di essere “ molto felice”. Gli scritti degli ultimi giorni descrivono questa sua felicità.
Da essi traspare forza e libertà interiore: “Anche se scrivo con le mani incatenate, ciò è sempre preferibile a una volontà incatenata. Dio talvolta ci mostra apertamente la sua forza, che egli dona agli uomini che lo amano... Né il carcere, né le catene e neppure la morte possono separare un uomo dall’amore di Dio e rubargli la volontà… C’é chi tenta di opprimerti la coscienza ricordandoti la sposa e i figli. Forse le azioni che si compiono diventano giuste solo perchè si é sposati e si hanno figli? O forse l’azione é migliore o peggiore solo perché la compiono altre migliaia di cattolici?...”.
Venne ghigliottinato il 9 agosto 1943.
Il cappellano che lo accompagnò disse quella sera stessa ad alcune suore austriache che quel loro conterraneo era l’unico vero santo che egli avesse mai incontrato in vita sua.
agosto 2013