Quale riforma?
Chi se non lo Spirito di Cristo, che procede dal Padre nostro, ha potuto convertire i cristiani e far intraprendere loro la via dell’unità; e a far sì che 50 anni fa la Chiesa cattolica con il Concilio iniziasse il cammino ecumenico? Basti pensare che a una sola generazione di distanza nel 1928 Pio XI con l’enciclica Mortalium animos condannava il movimento ecumenico, nato qualche anno prima in campo anglicano e poi evangelico; e ancora nel 1949 – dopo l’assemblea di Amsterdam dell’anno precedente che chiamava le Chiese alla penitenza per le divisioni, ma all’unità in Cristo – il S. Uffizio metteva in guardia i cattolici affermando che essi potevano avere avuto dei difetti, ma le colpe della divisione erano dei riformati, invitati a tornare all’unico ovile.
La stessa parola riforma era osteggiata: i cattolici potevano solo pregare e far penitenza, ma certi che la Chiesa cattolica non doveva convertirsi. Tale situazione fu ribaltata dal Concilio.
Lo prova in modo persuasivo e avvincente il libro di Giovanni Cereti che, con l’editore Gabrielli, ripropone la pubblicazione della sua tesi di dottorato in teologia dogmatica del 1981: esso non ha assolutamente perso di attualità. L’autore, infatti, ormai noto per le sue ricerche in ambito ecumenico, basti pensare al libro Molte Chiese cristiane, un’unica Chiesa di Cristo; e per la sua prassi di pace, quale fondatore della Fraternità degli Anawim e poi della sezione italiana della World Conference of Religions for Peace, ha iniziato ad approfondire il tema dell’ecumenismo studiando il decreto conciliare sull’ecumenismo. Pur analizzandone solamente due capitoli, il 6° e il 7°, ha allargato la visuale su tutta la problematica storica e teologica implicata dalla divisione e quindi dalla ricerca dell’unità delle Chiese. Centrale il problema della riforma, finalmente accettata anche dalla Chiesa cattolica con il Concilio. “Il Vaticano II – egli afferma – appare sempre più come un autentico Concilio di riforma… non per nulla l’aggiornamento, il rinnovamento e la riforma erano stati indicati da Giovanni XXIII e ribaditi da Pao-lo VI, come scopi essenziali del Concilio”. Anche se oggi si assiste a “un ripiegamento sul passato, che ha riportato la Chiesa cattolica su posizioni largamente preconciliari” si deve però aggiungere che il Concilio “è stato in piena continuità e fedeltà con gli insegnamenti del Vangelo e con la grande Tradizione, anche se non si può negare una svolta radicale rispetto alle tradizioni ecclesiastiche.
La riconciliazione delle Chiese esige pertanto che esse tornino a ravvicinarsi tra di loro confrontandosi insieme con il Vangelo e con i segni dei tempi” (dalla premessa dell’11/10/2012).
Un libro, dunque, importante per spronare ogni credente e tutta la Chiesa cattolica a percorrere la via della conversione a Cristo, fonte di unità e pace per le Chiese e per tutta l’umanità.