TESTIMONI

Un amore adulto

Pier Giorgio Frassati, tra servizio e ricerca di Assoluto. Ogni paura può essere sconfitta guardando mete alte.
Ferruccio Ferrante (Caritas Italiana)

“Noi non dobbiamo mai vivacchiare ma vivere perché anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordarci che abbiamo una Fede da sostenere, una Speranza da raggiungere. E perciò bando ad ogni malinconia”… Così scriveva Pier Giorgio Frassati a cui è dedicato il decimo audiolibro della collana PhonoStorie,“Mille colpi di cannone”, realizzato da Caritas Italiana e da Rete Europea Risorse Umane, in collaborazione con Azione Cattolica Italiana. L’audiolibro, pubblicato da Multimedia San Paolo, fa parte del Progetto Culturale ed Educativo dedicato ad alcuni personaggi del XX secolo.
Nel giovane Frassati la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, in quella “straordinaria normalità” che diventa attenzione ai poveri e ai bisognosi, senso profondo dell’amicizia, ma anche passione per lo sport, gusto del bello e dell’arte, in un costante rapporto con l’Assoluto sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte.
“Mille colpi di cannone” ha visto la partecipazione di esponenti della cultura e della comunicazione, noti artisti e campioni dello sport, che hanno voluto testimoniare con grande amicizia l’adesione ai valori trasmessi dalla vita di Frassati, scrivendo di lui o leggendo alcune sue lettere. Tra gli artisti: Giorgio Marchesi, Simonetta Solder, Luciana Littizzetto, Francesco Martino. Campioni dal mondo dello Sport: Carolina Kostner, Nicola Legrottaglie, Laura Giombini, Ciro Capuano. Mons.Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano e Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica Italiana hanno curato le prefazioni.

Verso l’alto
Giovanni Paolo II l’ha definito “il ragazzo delle otto beatitudini” e lo ha proclamato beato il 20 maggio 1990. Ma la testimonianza di Frassati si sposa perfettamente anche con le parole di Benedetto XVI che, nell’“Intima Ecclesiae Natura”, raccomanda di avere “una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno e svolgere, altresì, una preziosa funzione pedagogica nella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione, al rispetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Cristo”. Così come si coniuga con la pressante esortazione per il 40° di Caritas Italiana: “Non desistete mai da questo compito educativo, anche quando la strada si fa dura e lo sforzo sembra non dare risultati. Vivetelo nella fedeltà alla Chiesa e nel rispetto dell’identità delle vostre istituzioni, utilizzando gli strumenti che la storia vi ha consegnato e quelli che la «fantasia della carità» … vi suggerirà per l’avvenire”.
San Paolo nella 1° lettera ai Corinti, parlando della carità, fornisce, elencandole, le caratteristiche di un amore adulto, per cui si può dire che chi ama è paziente e generoso, non è invidioso, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, è rispettoso, non cerca il proprio interesse, non cede alla collera, dimentica i torti, non gode dell’ingiustizia; la verità è la sua gioia, è sempre comprensivo, sempre fiducioso, sempre paziente, sempre aperto alla speranza.
Questa carità è stata impulso costante nella vita di Pier Giorgio. Lui aveva un “cuore che vede”, capace di far sentire ai più emarginati, nelle periferie dell’esistenza, quella carità che papa Francesco ha definito “la carezza della Chiesa al suo popolo; la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli; la tenerezza, la vicinanza.”. Conoscerlo attraverso i suoi scritti è un modo per aiutare i giovani e i meno giovani, a dare un senso fondato alla vita, un senso fondato sulla fede in Dio che ama, e sulla carità verso i fratelli da amare. La paura, l’insicurezza, la sfiducia e l’abbandono – che soprattutto in questo periodo di crisi economica, sociale e valoriale rischiano di prendere il sopravvento – si possono vincere solo guardando a mete grandi, ardue ma possibili. Occorrono testimoni di dono e speranza come Pier Giorgio, uomini e donne capaci di pensare in grande e di agire nel piccolo della ferialità, di osare per una meta bella e alta, di pagare il prezzo anche a livello personale per il conseguimento di un fine che valga la pena: “Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Spe salvi, Benedetto XVI).

Il servizio
Ma per Pier Giorgio – come ricorda Miano nella prefazione – la logica di servizio era il modo di vivere tutti gli impegni, anche quello sociale e politico: “La carità non basta, servono le riforme sociali”, ripeteva impegnandosi in tutt’e due. Pier Giorgio era convinto che fosse possibile edificare una società più giusta. Si arriva così a una carità ragionata, coniugata con i problemi e le situazioni, abbinata al dovere della giustizia, agganciata alle scelte sociali e politiche. Una carità sempre molto più ampia che spinge a risalire alle cause delle disuguaglianze, delle ingiustizie e delle discriminazioni che mortificano la dignità umana. Una carità intelligente, che non si limita al solo raccogliere sulla via di Gerico le vittime di mali sociali, ma cerca di guarire in qualche modo da questi mali, di prevenirli o almeno di avvertire che questi mali esistono e sono gravi. Una carità che è anche in grado di indignarsi e alzare la voce.
Infatti, il servizio alla singola persona sofferente esige, per essere veramente efficace, un servizio più generale a tutta comunità affinché cresca; perché escluda e bandisca quei meccanismi perversi che provocano emarginazioni, frustrazioni, violenze, perché non deleghi ai professionisti dell’assistenza o ai volontari della carità funzioni di solidarietà che, invece, competono a tutti. Si supera così il concetto di carità come mero concetto di condivisione per aprirsi a un concetto di carità più vasto e autentico che si preoccupi, nel contempo, di cambiare l’assetto della società. Una carità matura, frutto di un percorso di vita che nasce dall’amore e ad esso resta orientato.
Pier Giorgio Frassati sia dunque – come ha sottolineato mons. Viganò – “invito a farsi, nelle strade della storia, parabola della grammatica dell’amore del Padre per ciascun uomo e ciascuna donna. Sia testimonianza del fatto che, ristorati dal balsamo della misericordia del Padre, anche noi possiamo farci storia di carità con i fratelli”.

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