CAMPAGNE

Si scrive acqua

Una ricerca su attori, pratiche e discorsi nel movimento italiano per l’acqua bene comune.
Emanuele Fantini

“Si scrive acqua, si legge democrazia”: è il motto del movimento vivace e plurale che da ormai più di dieci anni in Italia – analogamente a quanto succede in altri Paesi del mondo – si batte contro la privatizzazione dei servizi idrici in nome dell’“acqua bene comune”. Si tratta di una realtà carsica, che, a dispetto di una notevole azione sul territorio a livello locale, è emersa agli onori delle cronache nazionali soltanto in occasione della vittoria referendaria di giugno 2011.
La nostra ricerca muove dall’idea che il successo referendario, almeno per quanto riguarda i due quesiti sull’acqua, possa essere pienamente compreso soltanto alla luce del percorso ormai più che decennale del movimento italiano per l’acqua.
“Nel contesto politico italiano, caratterizzato dalla personalizzazione, dalle logiche di breve periodo, dalla sfiducia nelle istituzioni, da sentimenti di antipolitica, la mobilitazione per l’acqua pubblica presenta chiari elementi di originalità. Senza inseguire leadership carismatiche, ignorato dall’establishment politico e mediatico, questo movimento ha saputo coinvolgere e tenere insieme una coalizione vasta e plurale, riferendosi a principi morali e diritti fondamentali, assumere un’ottica non solo locale ma anche globale, e portare avanti una battaglia paradigmatica per la democrazia e il bene comune” (cfr. quarta di copertina del libro “Si scrive acqua… Attori, pratiche e discorsi nel movimento italiano per l’acqua bene comune”, a cura di E. Fantini e C. Carrozza).
La ricerca ricostruisce, dunque, il percorso storico del movimento italiano per l’acqua, descrivendo gli attori che lo hanno animato e le loro pratiche e analizzando come essi siano riusciti a imporre, nel dibattito pubblico, il tema dell’acqua in termini di “questione di democrazia”. Capitoli specifici sono, inoltre, dedicati alle strategie di comunicazione del movimento, descrivendo l’interazione tra modalità classiche di mobilitazione e partecipazione online attraverso internet e i social network, nonché all’importanza della dimensione morale della protesta, analizzando come la percezione della violazione del diritto all’acqua abbia favorito la mobilitazione e l’identificazione con il movimento. I capitoli conclusivi propongono, infine, una riflessione critica sull’epica e sulla pratica dei beni comuni. Da un lato, sono ricostruite le pluralità di declinazioni che l’idea di bene comune ha ricevuto all’interno del movimento per l’acqua: acqua bene comune dell’umanità, acqua bene comune del territorio locale, e acqua bene comune “oltre il pubblico e il privato”. Dall’altro, si riflette sul significato della declinazione in termini di bene comune, sull’onda del successo della mobilitazione per l’acqua, di tutta una serie di temi e problematiche: il lavoro, la scuola, internet, il paesaggio… A nostro avviso, questo processo riflette una triplice richiesta da parte della cittadinanza: la critica dell’estensione delle logiche di tipo economicistico a un’area sempre più vasta della vita umana; la richiesta di una riassunzione di responsabilità da parte delle istituzioni dello Stato, contro la delega a terzi e privati delle principali funzioni pubbliche; la richiesta di nuovi canali di partecipazione attiva dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
La ricerca è stata per noi occasione particolarmente piacevole di incontro e di dialogo con una pluralità di soggetti: ricercatori provenienti da diverse discipline, rappresentanti del movimento per l’acqua e delle istituzioni. E, dal momento che il dialogo è più ricco quanto è più aperto, abbiamo scelto di pubblicare il libro non solo in edizione cartacea, ma anche in formato open access, da sfogliare, scaricare e diffondere attraverso internet sul sito: http://www.aaccademia.it/siscriveacqua.

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