Uno sguardo oltrefrontiera
In Germania ci sono circa cento cappellani militari protestanti e cento cattolici. Questi sono distaccati dalle loro chiese per sei o sette anni. Loro fanno il giuramento in qualità di dipendenti del sistema militare e lo diventano per quegli anni. Durante questo periodo, sono sottoposti all’organizzazione del ministero della Difesa. Ricevono un ufficio in una caserma e si servono di mezzi di trasporto militari. Sono pagati dal sistema militare e ricevono un soldato come assistente. All’esterno indossano una divisa militare, che portano anche sulle navi da guerra.
I cappellani militari tedeschi sono orgogliosi di non essere parte della gerarchia militare perché non hanno nessun grado di servizio, anche se sono pagati come i generali superiori e trattati nel medesimo modo. Il compenso dei cappellani che lavorano presso il sistema militare è, quindi, maggiore rispetto a quello di un parroco. I cappellani militari tedeschi sono fieri della loro indipendenza dal sistema militare. Vogliono solo accompagnare, benedire e consolare i soldati. Spesso, però, diventano velocemente parte del sistema. Parlano e pensano ben presto come ufficiali.
Parlano di interventi umanitari, di responsabilità, di protezione e di impegno di alleanze. Con questi argomenti giustificano gli interventi di guerra. In questo modo i cappellani militari legittimano e consolidano il sistema militare e insieme la guerra. Così, facilmente, un soldato pensa: “Se un cappellano ci accompagna, può essere che quello che noi compiamo qui all’estero non sia poi così grave”.
E così i cappellani militari si trovano dinanzi a un dilemma: in che modo si diventa colpevoli, se si interviene o se non si interviene? Eppure Gesù non ha mai posto alcun dilemma simile. Gesù ha predicato forme di resistenza nonviolenta. Lui è stato la vittima della politica di potenza dei romani. Dei soldati, che l’hanno legato sulla croce. E i cristiani dei primi secoli ne erano coscienti. Hanno rifiutato il sistema militare. Così come hanno fatto i Padri della Chiesa. Solo a partire dall’Imperatore Costantino (IV sec.) sistema militare e Chiesa collaborano.
Questa “prigione costan-tiniana”deve avere una fine! La Chiesa deve ritornare alla nonviolenza dei primi secoli!
Dal 2012, in Germania, esiste l’“iniziativa ecumenica per l’abolizione della cura d’anime nel sistema militare”. L’associazionismo per la pace tedesco, il movimento per la riconciliazione e altre iniziative seguono attentamente questa proposta.
Noi chiediamo una cura d’anime dei soldati pagata e organizzata dalla Chiesa. Una cura d’anime dei soldati che si orienta al discorso della Montagna e che fa appello all’obiezione al servizio di guerra.
Viene versato tanto denaro per sostenere il sistema militare. Questo denaro dovrebbe essere investito in modo che abbia più senso. Dovrebbe essere destinato a organizzazioni che prevengono i conflitti internazionali e li affrontano in modo nonviolento.
In tutto il mondo ci sono 35 ordinariati militari cattolici. Questi hanno la funzione di direzione della cura d’anime dei militari. Una lista dei responsabili protestanti e ortodossi per i militari è in preparazione. Sicuramente in tutto il mondo avviene più o meno la stessa cosa: i cappellani militari sono assunti dal sistema militare e lavorano per questo. In tal modo, la Chiesa consolida e legittima il sistema militare e nel contempo la guerra.
Nel mese di agosto 2014 sarà fondata, a Costanza, la Rete ecumenica mondiale per l’abolizione della cura d’anime militare. L’incontro previsto per questa fondazione avrà luogo a margine del giubileo “100 anni dell’associazione internazionale per la Riconciliazione”. E credo che bisognerebbe discutere il problema “Cura d’anime militare” anche nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC).