IMMIGRATI

Le strade dell’integrazione

Il Dossier 2003 curato da Caritas e Migrantes.
Vittorio Nozza

Centinaia di tabelle, 496 pagine, 57 capitoli. Sono alcuni numeri del XIII Rapporto curato da Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Caritas di Roma, in collaborazione con prestigiose strutture internazionali, nazionali e territoriali. Presentato a fine ottobre in contemporanea in 11 città italiane, è uno strumento per favorire il dibattito culturale in tema di migrazioni, con cifre, tendenze e prospettive del fenomeno. Sullo sfondo quest’anno, in sede politica e nella pubblica opinione, ci sono stati fatti e dichiarazioni che reclamano l’attenzione di chi, come a noi accade, non svolge soltanto un compito di registrazione dei fenomeni sociali, ma opera all’interno di essi con un impulso di umanizzazione e di solidarietà.
Innanzi tutto i fatti. Le bare delle vittime dei viaggi della speranza che continuano ad allinearsi sulle nostre banchine sono segni drammatici di una mortale odissea che inizia dai luoghi del maggior dissesto mondiale e si consuma con vere e proprie decimazioni nella traversata dei deserti e dei mari. È una sfida per la politica e anche per la mentalità e i costumi dei popoli europei. Se si vuole, come si afferma, stagnare l’emorragia non basterà rafforzare la vigilanza e bloccare i mercanti dei nuovi schiavi, ma occorreranno accordi con i Paesi di provenienza, interventi organici e strutturali a livello europeo e internazionale e, soprattutto, bisognerà destinare ai Paesi del Sud del mondo le risorse necessarie per un tempo adeguato. Ricordiamo infatti che ben 2,4 miliardi di persone sopravvivono con appena 6 dollari al giorno e la metà con meno di 1 dollaro.
In secondo luogo le dichiarazioni. Crediamo che nessuno oggi sia in grado di prefigurare i tempi e i modi di approdo della proposta dal Vice Presidente del Consiglio, divenuta poi disegno di legge, a proposito dell’introduzione in Italia del voto amministrativo per gli immigrati regolari. Ma intanto è doveroso prendere atto che un dibattito si è aperto su un versante fin qui poco esplorato. Infatti non ci si può accostare all’idea del voto agli immigrati, o comunque a un loro coinvolgimento partecipativo nella vita delle comunità, se prima non si è presa confidenza con il concetto di integrazione delle persone, delle famiglie, dei gruppi nelle società di arrivo, cioè con uno scenario d’immigrazione non più basato sulla precarietà ma sulla relativa stabilità.
Dal Dossier arriva proprio questa conferma: l’immigrazione non va più considerata un fenomeno emergenziale, bensì una dimensione strutturale della società. Molti gli aspetti presi in esame: il contesto europeo e internazionale; gli stranieri soggiornanti in Italia; l’inserimento socioculturale; il mondo del lavoro; i contesti regionali.
C’è anche un inserto speciale dedicato ai rifugiati, la cui accoglienza e tutela meritano la massima attenzione. Secondo il Ministero dell’Interno i permessi di soggiorno in vigore alla fine del 2002 erano in Italia 1.512.324, con un aumento delle presenze regolari pari al 10,8%. In base alle stime, aggiungendo 600.000 presenze per effetto della regolarizzazione, i minori nati in Italia e quelli annotati sui passaporti dei genitori, e i permessi non ancora registrati si arriva a un totale di 2.469.324 immigrati, cioè il 4,2% della popolazione residente. La nazionalità più numerosa è ancora quella marocchina (con 172.834 soggiornanti, pari all’11,4% del totale), e precede ormai di poco quella albanese (168.963 e 11,2%).
A livello di provenienze continentali sono invece gli europei extracomunitari (32,3%) a prevalere di gran lunga sugli africani (26,5%), mentre gli asiatici (18,5%), terzi, superano a loro volta americani (11,8%) ed europei comunitari (10,2%). Interessanti anche i dati relativi alla religione e alla scuola. Il 45,7% degli immigrati sono cristiani, il 36,6% musulmani. Gli alunni stranieri durante gli ultimi 5 anni sono più che triplicati divenendo 191.767 pari al 2,3% della popolazione scolastica.

Al di là dei numeri, pure significativi, siamo convinti che la vera integrazione passi attraverso il rispetto e la valorizzazione reciproca: è rispettando le culture di origine degli immigrati che non si ostacola ma si facilita, in essi, la conoscenza e il rispetto per la cultura e le regole della nostra società.

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