Una sola famiglia umana
Il nome dell’islam
Prima di tutto che cosa è l’islam? Si potrebbe rispondere con una parola sola: la preghiera, purché la si intenda in quanto designa, al di là della responsabilità culturale, l’impegno dell’uomo nella sua totalità. Ed è proprio questo il significato del termine islam, che deriva dal verbo aslam: “Consegnarsi, abbandonarsi a Dio”.
L’etimologia si ricollega altresì alla pace (salam). Così si salutano i musulmani tra loro “la pace sia con te”; questo consegnarsi carico di fiducia emana dalla Pace e ad Essa conduce.
Mentre le grandi religioni del mondo recano il nome dei loro fondatori – cristianesimo, buddhismo, zoroastrismo – o quello del Paese in cui sono nate – giudaismo, induismo – l’islam si definisce essenzialmente come un atteggiamento nei confronti del Creatore, e di conseguenza, delle creature (cfr. E. Meyerovitch, La preghiera nell’Islam, La parola, 2006, Roma).
Il nome di Dio del Corano
Il Dio coranico non si limita specificamente a un’unica definizione e non si può contenere in una presentazione esclusiva, limitata in un solo nome. La tradizione islamica spiega questa logica coranica attraverso il simbolismo del numero 99, per indicare una rivelazione infinita. In effetti i nomi di Dio riportati nel Corano superano 99 definizioni: Luce, Creatore, Vita, Verità, Via, Sostenitore, Santo, Puro, Onnisciente, Onnipotente, Perdonatore, Sostenitore, Guida, Purissimo, Vicino, Amico, Clemente ecc.. Si legge nell’ultimo versetto del capitolo 59: “Egli è Dio, il Creatore, Colui che dà inizio a ogni cosa, Colui che modella. I suoi sono i Nomi più belli. Ciò che è nei cieli e sulla terra celebra le sue lodi”.
Tutti i Suoi nomi hanno un senso proprio tranne Allah che si traduce semplicemente Dio. In effetti i cristiani arabi, i Shik, gli hindu usano lo stesso termine Allah, in diverse parti del mondo, per le loro liturgie. Ma il nome scelto dal Corano per iniziare ogni capitolo del Testo Sacro esprime essenzialmente l’aspetto necessario di Dio: Rahman e Rahim.
La traduzione più fedele è: Amore e pienezza di misericordia, ed è l’unico aspetto necessario che il Dio coranico prescrive a se stesso: kataba ‘ala nafsehi arrahma: ha prescritto a se stesso Amore (Corano:6,12).
I pilastri dell’Islam e la fratellanza
Come già visto, la preghiera salat è la linfa dell’islam, e come dice il profeta Mohammad: “La preghiera è l’asse della tenda della religione”. La preghiera dovrebbe legare l’individuo al Suo Signore, ma viene consigliato ripetutamente dalla shari’a di compiere la preghiera insieme agli altri fratelli e sorelle in modo collettivo, finché salat, oltre alla guida dell’individuo verso il Suo Signore, sia anche una porta e una istruzione alla fratellanza.
Il digiuno sawm, prescritto per l’intero nono mese lunare del calendario islamico, è raccomandato per ogni credente giunto all’età della pubertà. Nel libro “la lettera dei diritti” del santo Zain al ‘abedin’, il nipote del profeta Mohammad, il digiuno viene descritto come un velo che protegge: “Il diritto del digiuno è che tu sappia che esso è un velo che Dio ha fatto scendere sulla tua lingua, sul tuo udito, sulla tua vista, sulle tue parti intime e sul tuo ventre, affinché esso ti protegga… Il digiuno è uno scudo”(La lettera dei diritti, Imam Zeyn al ‘abedin,ansarian publications, 2006, Qom). Questa pratica religiosa, oltre a essere uno sforzo personale di richiamo all’apertura verso il prossimo e alla fratellanza, si evidenzia nell’invito insistente della shari’a a condividere ogni giorno il pasto serale con i propri prossimi, durante la rottura del digiuno iftar.
Zakat: purificazione dei beni
La terza pratica religiosa non è né l’elemosina, né la carità, né la tassa. Si tratta della consegna (obbligatoria) ai poveri della comunità di una parte degli introiti, superflua rispetto ai bisogni immediati ed essenziali, visto che l’usura e la tesaurizzazione sono interdette. Il Corano parla esplicitamente della celebrazione liturgica e del pagamento della zakat. Dando ai propri fratelli una parte di ciò che si riceve, si sacralizza la vita nel suo aspetto economico. È un dovere verso Dio e verso gli altri e, nello stesso tempo, una forma di preghiera, espressione concreta della fratellanza. In effetti, nel Corano quasi sempre le due parole zakat e salat, offerta dei beni e preghiera, sono messe insieme: “…abbiamo fatto un patto con i figli di Israele: adorerete solo Dio, vi comporterete bene col padre e con la madre, i parenti, gli orfani, i poveri. Avrete buone parole con il prossimo, reciterete le preghiere, pagherete la zakat” (Corano: 2, 83). In più di trenta passi vediamo ripetersi la stessa richiesta. Ciò significa che la preghiera autentica è accompagnata all’opera concreta buona verso i prossimi.
L’altro pilastro è il pellegrinaggio alla Mecca, al hajj, manifestazione solenne di fratellanza. Il diritto islamico, la shari’a, prescrive l’obbligo per ogni individuo credente, almeno una volta nella vita, di uscire dal proprio confine e di andare lontano, in un luogo importante per l’Islam: la Mecca (nominata nel Corano Ummal qura:la madre delle città), per trovare la casa di Dio, bait allah. Il mistero di questo atto solenne è che nella casa di Dio, la ka’ba, letteralmente non c’è nulla. E praticamente i fedeli, provenienti da tutti gli angoli della terra, donne, uomini, giovani, vecchi, ricchi, poveri, padroni e sudditi nella vita, tutti si dovrebbero vestire allo stesso modo con una tunica di cotone semplice e bianca ripetendo insieme la parola labbaik allahumma: eccomi Signore.
Praticamente in questo movimento circolare intorno alla ka’ba ogni individuo trova di fronte a sé il suo prossimo, visto che la casa di Dio è vuota. Scopre che milioni di persone apparentemente diverse da sé nel colore della pelle, della lingua, della cultura locale e nei costumi, in fondo sono fratelli e si fanno visita nella casa di Dio.
Una festa della fratellanza insegnata dal profeta Mohammad 14 secoli fa.
L’identità umana
Qual è la vera identità dell’essere umano? Secondo la logica coranica le diversità delle lingue delle nazioni, delle tribù e la diversità di genere, sono tutti segni del creatore saggio e sapiente. E anche in queste forme variegate dell’essere umano vige la meta della creazione stessa: l’amore di Dio. Dice il Corano: “Tranne quelli cui il Signore ha accordato l’Amore e li ha creati per questo” (Corano: 11, 119). In fondo tutti gli esseri umani sono figli di una sola coppia, Adamo ed Eva, e le loro diversità entrano nel progetto della creazione e dovrebbero essere motivo di conoscenza reciproca: “O gente! Vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina. Vi abbiamo costituiti in popoli e in tribù perché vi conosciate a vicenda. Il più nobile di voi presso Dio è colui che custodisce meglio (la sua vera natura filtra)” (Corano:49,13).
Le varie differenze non possono alterare la vera identità, unica, dell’essere umano, che rende tutti uguali. È il primo versetto del capitolo intitolato alle donne, che spiega, appunto, l’unica vera identità dell’essere umano: “Genti, temete il Signore che vi ha creato da una sola nafs persona e da essa ha creato la coppia, e dai due ha fatto sorgere molti uomini e donne”(Corano:4,1).
Il Corano spiega che ogni individuo vive con un corpo vivificato dallo spirito di Dio che ha dentro di sé, lo stesso Spirito divino in ogni essere umano: “Dio, è Lui che ha creato in sei periodi i cieli e la terra e ciò che è fra i due… è Lui che ha fatto bella ogni cosa che ha creato, e ha iniziato la creazione dell’uomo dall’argilla; poi da un poco di liquido spregevole, gli ha assegnato la discendenza; lo ha plasmato e gli ha insufflato del Suo Spirito”(Corano 32,7-9). La vera e unica identità dei figli di Adamo ed Eva è l’identità umana. Perciò ogni singolo individuo ha un valore immenso e infinito! Come ci spiega ancora il Corano: “E fu cosi che Noi abbiamo prescritto per i figli di Israele che chiunque ucciderà una persona non colpevole d’assassinio o di una corruzione sulla terra,è come se avesse ucciso tutta l’umanità. E chiunque fa rivivere qualcuno è come se avesse fatto rivivere tutta l’umanità” (Corano: 5, 32).
Le religioni, le filosofie e la scienza confermano l’esistenza di una sola razza umana, una sola reale famiglia umana, tutti fratelli e sorelle. Sta a noi studiare e uscire dal razzismo nelle sue svariate forme, per il bene dell’unica famiglia umana alla quale apparteniamo in modo uguale e con la quale condividiamo la stessa casa - pianeta Terra. Che l’homo sapiens sapiens usi la sua sapienza per vivere meglio la vita.